Sono pienamente d'accordo con quanto detto ieri dal presidente della Commissione Igiene e Sanità al Senato, Ignazio Marino (foto): È «impossibile definire per legge il concetto di accanimento terapeutico» in quanto solo grazie alla «profonda relazione tra medico e paziente si può stabilire ciò che è o meno “accanimento” in riferimento ad una particolare situazione».
L'impossibilità di stabilire delle regole precise su un argomento delicato e così attinente alla sfera personale di ognuno di noi, è emerso in questi ultimi mesi sia con il caso di Piergiorgio Welby sia con il caso Salvatore Crisafulli. Tanto l'uno ha voluto morire, non accettando più l'intromissione nel suo corpo di un respiratore artificiale, tanto l'altro desidera vivere, seppur in condizioni gravissime. Due sofferenze estreme vissute in due modi diversi che difficilmente potrebbero trovare una disciplina nella esatta definizione di accanimento terapeutico.
Aspettando di poter votare il testo sul testamento biologico alla Camera, mi auguro che la posizione del senatore Marino risulti quella vincente al Senato.
Donatella Poretti