“Cambiare” mette in mostra questo movimento che riguarda il cosmo e le specie e le coscienze, mettendoci in ascolto della mente e del cuore di grandi artisti che hanno imparato cosa significhi cambiare nella carne viva delle loro storie personali, piene di conquiste e di ferite, e facendoci riscoprire le storie narrate dalle più belle pagine della nostra civiltà: la mitologia classica, la Sacra Scrittura, la letteratura e il teatro, la storia della rivoluzione e delle trasformazioni dell’Occidente. È anche il diario della nostra vita, fosse pur scritto solamente sui fogli impalpabili della memoria segreta, conserva pagine simili: visitare la mostra di Illegio (a cura di don Alessio Geretti, fino al 17 ottobre 2021) è un modo di ritrovare qualcosa di noi stessi, sfogliando l'anima, ed è come guardarci allo specchio dopo una vita che ci ha lasciato sul volto le rughe di certi momenti e quel taglio dello sguardo, inconfondibile, ereditato da qualcuno che ci voleva bene con tutta la sua forza.
Come lungo il sentiero che s’inerpica verso una cima tra panorami incantevoli, visitare la mostra è come salire quattro tornanti, corrispondenti alle quattro sezioni del percorso.
La prima è dedicata all’impulso di cambiare il mondo attorno a noi, con piglio rivoluzionario, o quello di reagire ai cambiamenti del mondo, ad esempio quando gli sconvolgimenti della natura e della storia travolgono e sfidano l’uomo nella capacità di reagire e di ricominciare.
La seconda è centrata sui più affascinanti racconti di metamorfosi, dalla mitologia alle favole, che attraverso simboli e drammi colgono nel cambiamento l’essenza meravigliosa e tormentata del nostro vivere.
La terza parte della mostra ricorda storie di cambiamento interiore, morale e spirituale, di ascesa e di caduta, di smarrimento e di ritorno, fino alla misteriosa mutazione che attende ogni vivente sulla soglia dell’eternità. È insomma una meditazione sulle forze che cambiano l’uomo.
Nella quarta sezione della mostra s’apre il panorama del cambiamento dell’arte e del suo sguardo rivolto alla scena di questo mondo dalla prospettiva dei maestri antichi fino alle percezioni dell’Impressionismo e alla ricerca di una nuova profondità e di nuovi linguaggi dal Novecento in poi. Scegliendo alcuni esempi eminenti, la mostra tenta non semplicemente di indicare che l’arte cambia, ma perché essa cambia!
Amori fatali, misteriose grazie, sparizioni improvvise, trasformazioni mostruose, scelte drammatiche, dolori laceranti, cataclismi improvvisi, scoperte esaltanti, non avvengono nel regno della fantasia di quei racconti e di quei dipinti: essi sono una spiegazione generale della vita.
Non l’eternamente immobile, né l’aurea e perduta spensieratezza del passato, ma il domani è il luogo della pienezza. Dal riscatto degli oppressi, che deve avvenire nel tempo, fino al superamento del tempo che attendiamo nell’avvenire, la stessa fede biblica spinge con forza l’uomo a vivere guardando avanti. Mai come in questo momento storico abbiamo bisogno di imparare a farlo con nuova passione. E questa mostra tenta di suggerire la via, rammentandoci che si dipingono racconti di cambiamenti per non lasciarci cambiare in peggio l’anima dalle brutte storie che abbiamo passato, o dalla rassegnazione, o dalla superficialità.
Un itinerario, insomma, pieno di colpi di scena, che consente di vivere la mostra di Illegio (UD) anche come un viaggio nella storia dell’arte, grazie alla narrazione dell’itinerario che fa riscoprire i segreti simbolici racchiusi in ciascun dipinto insieme a tutto ciò che quel dipinto rivela sull’idea di bellezza e sul contenuto storico, sociologico, filosofico e spirituale che ha generato attraverso quelle opere e lo stile dei loro autori. Nella mostra di Illegio si vive un’esperienza “dentro i capolavori”, che permette al visitatore una comprensione entusiasmante delle opere, con l’appassionante percezione di aver visto due volte tanto quei dipinti e, per mezzo di essi di aver visto in profondità qualcosa di sé.
Al tempo stesso, l’itinerario della mostra, dalla raffinatezza delle figure di Antoon Van Dyck fino alla domanda spiazzante che si intravvede dentro il taglio con cui Lucio Fontana incide una sua tela, ripercorrendo i messaggi insiti nei soggetti stessi delle opere e riconducendo le vicissitudini e l’atmosfera da cui presero forma, diventa per i visitatori un viaggio dell’essere umano, osservando le prove della sua grandezza e delle sue crisi e contraddizioni, le sue aspirazioni, i suoi timori, le aspettative del suo cuore.
M.P.F.