La comunità musulmana a Milano, lo Ius Soli, la migrazione italiana all’estero, degli itinerari interculturali nei quartieri cittadini…
Serata molto intensa, quella che il 25 marzo si è tenuta - ovviamente a distanza - al CIA “A. Manzoni” del Comune di Milano in occasione dell’iniziativa “Siamo tutti Milanesi. Da migranti a cittadini”.
Ad aprire l’incontro, dopo i saluti della dott.ssa Giulia Tosoni, Preside della scuola, è stata Laura Galimberti, Assessora all’Educazione e Istruzione del Comune di Milano, che ha sottolineato la ricchezza multiculturale di una città dove è possibile “fare il giro del mondo”. Un’idea ribadita da Nicola Mogno della web radio Shareradio, molto attiva sul territorio milanese, che dà voce ad associazioni e scuole tra cui il CIA Manzoni, che ogni giovedì gestisce una trasmissione curata direttamente da studenti e insegnanti.
“Milano è di chi la fa e di chi ci vive…”: così ha cominciato il suo intervento Sumaya Abdel Qader, consigliera comunale di Milano. Intervistata da Lamya e Mahmoud, due alunni del CIA, Abdel Qader ha parlato del suo primo libro, Porto il velo, adoro i Queen, in cui narra con ironia della sua situazione di ragazza nata a Perugia ma di fede islamica. Ha poi analizzato la situazione della comunità musulmana in Italia, migliore rispetto a quella di altri paesi (come la Francia) in quanto il nostro Paese non ha imposto un modello di integrazione. Ciononostante, la consigliera comunale ha ricordato le aggressioni (poco conosciute) a musulmani e moschee, oltre a quelle nei suoi confronti durante la campagna elettorale del 2016, così gravi che si sta per celebrare un processo.
Lo Ius soli è un principio di civiltà giuridica e deve essere applicato in Italia in sostituzione del Ius sanguinis. Stefania Skonieczny, insegnante del CIA (e avvocato), con questa affermazione ha iniziato il suo intervento condotto insieme allo studente Arkadiusz, entrambi di origine polacche. “Sono la straniera nascosta”, ha detto sorridendo la professoressa, in quanto parlando perfettamente l’italiano a volte le persone si concedono commenti sui cittadini non italiani che altrimenti non farebbero.
L’uccisione degli italiani ad Aigues Mortes nel 1893, le tragedie minerarie di Monongah (nel 1907, in Virginia Occidentale) e di Marcinelle in Belgio sono state al centro dell’intervento del professor Luigi Cadelli, nato in Lussemburgo da una famiglia friulana, che ha illustrato il tema della migrazione italiana all’estero. Nell’excursus storico, oltre agli stereotipi (ladri, inclini alla rissa e all’uso del coltello…), agli insulti (dago) e alla tante Little Italy sparse per il mondo (pure a Dudelange, dove il docente è cresciuto), non sono mancate le storie di alcuni italiani all’estero, come quelle di Sacco e Vanzetti, Francesca Saverio Cabrini (prima cittadina statunitense a essere proclamata santa) o Rodolfo Valentino.
Emma Herrada e Dayana Miranda Contreras, guide di Migrantour, un progetto di Acra (iniziativa europea di turismo responsabile a km 0 che offre passeggiate multietniche in 17 città del continente), hanno poi illustrato due (dei tre) itinerari organizzati a Milano, quelli di Porta Venezia e di via Padova. Nel primo, la visita al Bazar di via Panfilo Castaldi offre un insieme di atmosfere e profumi che permette ai non italiani di sentirsi a casa e ai milanesi di assaporare mondi diversi. Il secondo, invece, si conclude in un magazzino che è stato trasformato in una moschea molto frequentata dalla comunità islamica della zona: nel 2018 ha anche ospitato gli allievi della scuola per un incontro.
La serata si è chiusa con una lettera scritta da uno studente del CIA che ha raggiunto l’Italia partendo dal Niger, attraversando il deserto, la Libia (dove è stato arrestato senza motivo) e il Mar Mediterraneo. Molto toccante nel suo realismo, ha rappresentato il degno finale di un incontro che vi invitiamo ad andare a vedere sul canale YouTube del CIA Manzoni.
Mauro Raimondi