Verità è “carattere di ciò che è vero, conformità o coerenza a principi dati o a una realtà obiettiva”.
Spesso in Politica, la verità è una verità apodittica (cioè non motivata), quindi assoluta, indiscutibile, incontestabile. In Politica, la verità non va intesa come sinonimo di dimostrabilità: tant’è che la verità non è “una”, ma ciascun soggetto che si muove nella competizione politica è depositario di una “sua” verità. A maggior ragione questa riflessione trova fondamento negli schemi della corrente vita politica. Cadute le così tanto biasimate “ideologie” (e quindi la spinta ideale e propulsiva che ne derivava), ciascun soggetto della vita politica (singolo, movimento, partito), ha le sue certezze. C’è chi si professa “europeista”, chi è “sovranista”, chi in parte è stato “sovranista”, ora invece ha scoperto la sua vocazione “saldamente europeista” (il Capo del Governo). Chi è liberale e riformista, chi è democratico (siamo tutti “democratici”), chi è conservatore, chi esprime un qualunquismo radicale, che “non è né di destra, né di sinistra” (Cinquestelle), chi è “Responsabile – Costruttore”. Quest’ultima è, come è noto, una categoria recente dello spirito, a testimonianza che le certezze nella “verità” professata (e non praticata) non impediscono il passaggio di campo, spesso c’è una verità “doppia” che ha eguale dignità. Anche chi ha (aveva) fatto dell’etica pubblica una “bandiera”, ora sostiene che “uno vale uno”.
Noi osservatori esterni qualche punto fermo e conclusivo nell’attuale “passaggio” dell’attualità politica però lo tiriamo.
Il Capo del Governo, a maggior ragione perché non è stato eletto dal popolo, ma è frutto di una “nomina” (rectius, indicazione) di una parte politica, non può essere elemento di stallo nella situazione politica attuale, perché in una democrazia parlamentare è del tutto legittimo sostituire le maggioranze di governo e chi le guida. Chi impone un nome alla guida del Governo, a pena di nuove elezioni, non fa esercizio e uso del “principio di non violenza” (Pannella evidentemente non ha lasciato traccia).
A parte, ogni considerazione sulla visione politica dell’attuale Capo del Governo il quale devo dire che, almeno sino a qualche tempo fa, non aveva chiarito se era aderente alle tesi dei Cinquestelle (pur non facendone parte), se era su posizioni cd. conservatrici o cd. progressiste. La circostanza di fatto che abbia guidato prima un esecutivo Cinquestelle – Lega, poi a ruota un esecutivo Cinquestelle – PD è sintomatico di una inamovibilità da un lato e di un mutamento di opinione dall’altro (quantomeno parziale).
Tutto è legittimo in politica, però l’osservatore esterno non deve esimersi da un giudizio e da una valutazione.
Anche al tempo di Craxi e De Mita, c’era un’alternanza nella guida del Governo, che era considerata fisiologica, e pur nella contrapposizione tra Partito Socialista e Democrazia Cristiana, questi due partiti non hanno mai fatto questioni “personali”. C’era sì una diversa visione dello Stato, della società, dei valori, dell’economia, ma queste erano contrapposizioni tra partiti che alle spalle avevano una storia e un percorso (stessa considerazione vale per il Partito Comunista di Berlinguer).
Ora, par di capire, che i Costruttori – Responsabili siano le avvisaglie della nascita di un nuovo partito a vocazione “centrista” guidato dall’attuale Presidente del Consiglio. La curiosità è che questo nuovo agglomerato sembrerebbe nei sondaggi attingere ai consensi del Partito Democratico (che evidentemente è diventato, a dispetto delle origini, prevalentemente forza di Centro).
Ripeto, è tutto legittimo. Fermo restando che nella mia formazione culturale naturalmente non condivido i partiti “personali”, tantomeno i partiti “personali” che nascono in fretta e furia per diventare un neo Gruppo (con quale credibilità, mi chiedo).
La “verità” è che proprio non si capisce il comportamento del Partito Democratico e di Liberi e Uguali, che hanno fatto anche loro (e non si capisce il senso) un punto fermo della inamovibilità - insostituibilità dell’attuale Presidente del Consiglio (che politicamente non dovrebbe rappresentarli).
A me pare che Matteo Renzi abbia avuto il coraggio di porre questioni importanti nel metodo e nel merito. E sostenere che non abbia avuto senso dello Stato e Responsabilità mi pare erroneo e ingiusto. Perché il Governo, in questa fase, sta facendo ordinaria amministrazione, niente di più. Fra le cose (tante) che sarebbero state fuori dall’ordinaria amministrazione, sarebbe stata di certo imporre l’obbligatorietà del vaccino anti - coronavirus, quantomeno ai medici e al personale sanitario (niente). C’è la responsabilità importante di investire somme rilevanti che vengono dalla Comunità Europea, facciamolo coinvolgendo le forze politiche legittimate dal voto popolare, senza accentramenti “personali” di potere.
Il Presidente della Repubblica dia incarico (mi permetto di suggerire a bassa voce) ad una personalità di chiara fama di formare un nuovo Governo sul quale convergano la stessa maggioranza di Governo (con Renzi naturalmente, perché sono inammissibili veti e preclusioni personali) e organicamente eventualmente altre forze che sono in Parlamento. Non abbiamo bisogno di neo Gruppi o neo Partiti “personali”, né di Responsabili – Costruttori da inventare.
Giovanni Maria di Lieto