Nei prossimi mesi avverrà, gradualmente, ciò che tutti auspichiamo da parecchio, ovvero l’emersione dalla pandemia. L’intera collettività dovrà allora, per così dire, rimettersi in piedi: rigenerarsi, ricentrarsi. Compito arduo, essendo la società composta di singoli individui, i quali portano dentro di sé, in questa fase, una vasta gamma di stati d’animo negativi, dalla frustrazione all’angoscia passando per la rassegnazione. Da qui l’importanza, per ciascuna persona, di compiere un lavoro di ascolto, di ricerca interiore che consenta di riappropriarsi delle energie positive e di esprimerle pienamente.
Come fare? Da dove iniziare? Ce lo suggerisce, in un articolo apparso alcune settimane fa, Erica Poli (foto), nota psichiatra e psicoterapeuta. Scrive l’autrice, nella parte centrale dell’articolo:
L’unico che può salvarci è l’inconscio, dove abita la forza interiore, dove si trova il piacere di piccole cose anche nel mezzo del dolore, dove si possono ribaltare i tempi e le regole.
Ognuno di noi ne è provvisto, basta ascoltarlo, magari stuzzicarlo con una semplice fantasia, un profumo, un colore, un sapore, un sogno. Nessuno deve rinunciare a questa ricchezza o permettere che gli venga sottratta, perché chi sogna è libero, chi sogna oltrepassa il limite, chi sogna vive.
E aggiunge, quasi per darci una spinta verso un futuro che non somigli ad alcun passato iniquo o effimero:
C’è una relazione profonda tra sogno, libertà e salute: antropologi e scienziati sono d’accordo sul fatto che il sogno e il sistema immunitario comunicano, perché entrambi preservano l’identità. Il sogno, oltre che essere gratuito, non cede alla globalizzazione: il tuo sogno non può essere quello di nessun altro. Per far uscire (trasformata) dalla crisi la nostra civiltà ci servono individui, capaci di sognare a modo proprio.
Dunque, sogniamo a modo nostro, ma poi mettiamo a disposizione il potenziale che ne deriva, principalmente in termini di serenità e rinnovato ottimismo, a tutta la società. Una società che dovrà rifiorire, ma non potrà farlo senza il nostro personalissimo contributo.
Michele Tarabini