Conosco Stefano da alcuni anni, da quando è entrato a far pare del Laboratorio Poetico di E’Valtellina. Insieme abbiamo partecipato a diverse iniziative sul territorio di musica e poesia ed è stato inserito nel video Voci dalla quarantena e nella pubblicazione Morbegno con lo sguardo della pittura e la voce della poesia, progetti sviluppati come Associazione nell’ottica dello scambio culturale con gli artisti maltesi. È fresca di stampe la sua raccolta di poesie, illustrate con immagini fotografiche, dal titolo Tensione e quindi ho voluto proporgli una breve intervista, per approfondire il suo percorso artistico e in particolare per presentare il suo libro.
– Come nasce la tua passione per la poesia?
Penso che ognuno di noi abbia dentro di sé uno stato d’animo poetico, è solo una porta che bisogna aprire, una possibilità come altre che abitano nel nostro essere per liberarci e farne dono e azione di vita.
– Da quanto tempo scrivi?
Quando ero ragazzo scrivevo poesie e le spedivo ad alcuni giornali per pubblicarle, ad esempio ho scritto all’Eco delle Valli e ad altri. Tenevo dei diari, ma col passare del tempo li eliminavo. Poi la vita ti travolge e scrivevo a tratti.
A volte la poesia si manifesta con gesti concreti nel quotidiano, come nell’ikebana (l’arte di disporre i fiori) o nell’atto contemplativo dell’universo…
Negli ultimi anni ho ripreso in mano la penna...
– Quali sono le tue fonti d’ispirazione?
La poesia nasce dal dentro, quando l’energia fredda della mente incontra quella calda del cuore. Allora tutto diventa fonte di ispirazione, appunto come un respiro. Parte principalmente dalla natura col suo mistero e i quesiti dell’esistenza che l’uomo si è perennemente posto.
– Hai qualche autore al quale ti senti particolarmente legato?
L’autore che più ho amato è Federico Garcia Lorca e in parte il nostro Guglielmo Felice Damiani a cui ho dedicato la poesia Morbegno. Purtroppo entrambi, mancando in giovane età, non hanno sicuramente potuto esprimere appieno la loro potenza.
– Parlaci della tua raccolta Tensione.
Parto dalla copertina del libro: di colore blu… la nobiltà della poesia. Un fulmine che ne scatena la forza liberatoria per poi tramutarsi in immagine di quiete, la montagna e il lago (retro di copertina). Perché “Tensione”?: poesia che tende verso… in un coesistere incessante e mutevole. In fondo ho voluto farmi un regalo per miei sessant’anni, tante delle mie poesie sul comodino aspettavano. Ho scelto le 29 che più mi rappresentano. È come fosse la mia carta d’identità, ho abbinato delle fotografie per dare colore e voilà!
– Vuoi aggiungere qualcosa?
“Cercando l’umano nell’uomo un vecchio monaco accende una candela”.
NEVITA
Si coprono le polarità
sotto il bianco silenzioso mantello
spariscono le discariche le rocce e le invidie.
Tacciono gli operi dentro il suo ingranaggio.
Non più campi elettrici, uno solo, muto.
Fiocchi d’amore puro fluttuano ipnotizzando l’anima.
Alcuni dicono che si è fermato anche il dolore.
Non c’è più la dualità una sola traccia.
La tua che non vorresti lasciare.
Si è aperto il sipario della magia.
Nelle tre cuspidi del mio cuore
sento un calore.
Stefano Ciapponi
(da Tensione, 2020)
Stefano Ciapponi nasce a Morbegno il 18 novembre 1960. Di professione giardiniere, ha sempre lavorato a contatto con la natura, per vent’anni con la “Forestale” come operaio. Fin da bambino ha frequentato l’ambiente del teatro se pur a livello locale: suo zio aveva una compagnia teatrale morbegnese, a sua madre piaceva recitare. Ha fatto poi parte, in età adulta, di svariati gruppi teatrali di vario genere, sempre a livello locale. Ha quindi realizzato da regista quattro spettacoli: I due principi, il maschile e il femminile, il secondo I poeti lavorano di notte, il terzo Déjà vu sull’amore e la morte!, infine il quarto Follia madre di tenerezza. Ha una vera passione per la poesia pur non essendo un letterato, bensì autodidatta. Viene spesso ispirato dalla natura, dall’animo umano e dai suoi autori prediletti. Le sue poesie le ha sempre scritte e regalate…