Le donne non chiedono di essere festeggiate ma rispettate ogni giorno e ogni momento della propria vita.
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale / e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. / Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. / Il mio dura tuttora, né più mi occorrono / le coincidenze, le prenotazioni, / le trappole, gli scorni di chi crede / che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio / non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. / Con te le ho scese perché sapevo che di noi due / le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, / erano le tue. (Eugenio Montale, Satura)
“Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio”, dice Montale alla sua Drusilla, dopo la sua morte, nell’iter di una vita in cui il poeta riconosce che solo gli occhi dell’amata, sebbene offuscati, hanno saputo cogliere la realtà e lo hanno guidato. Scendere le scale, dandosi il braccio è simbolo di una vita vissuta a due e del sostegno reciproco che due persone si scambiano con rispetto e amore.
Poche parole, pochi versi fanno della poesia lo strumento migliore per esprimere il sentimento dell’“amore” che ogni uomo dovrebbe sentire nei confronti della donna, madre di vita dal primo all’ultimo respiro di cui l’uomo è debitore.
Dolcezza, amore e tenerezza si fondono nei versi dove la perdita della propria metà sconvolge la vita stessa del poeta, ma chiara è la loro concretezza vissuta in vita e lo scendere insieme i gradini si veste di quel desiderio di cui ogni donna vorrebbe sentirsi ammantata in vita, ma che viene troppo spesso soffocato da una crudeltà che non trova né logica, né giustificazione, né parole ma solo orrore per l’uomo che, privo di razionalità, si definisce tale.
Anna Lanzetta