Roma – “Il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, ci fa risparmiare 200 milioni l’anno, ma c’è l’effetto stigma”. Così la dichiarazione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
I milioni risparmiati non sono 200, ma 300 l’anno, che per 10 anni (tanto dura il Mes) fanno 3 miliardi di euro di risparmio.
Il presidente Conte parla di costo dello stigma. Cosa è lo stigma?
In finanza, lo stigma è quella condizione per cui uno Stato, che chiede prestiti, è considerato sull’orlo del fallimento, o in crisi, e quindi la sua richiesta di aiuto diventa un elemento di ulteriore segnale di debolezza.
In sintesi, se si chiede un prestito vuol dire che si è in difficoltà e questo metterebbe in allarme gli investitori internazionali che considererebbero l’Italia come Paese a rischio.
È così? No, è una bufala.
Vediamo.
Non si capisce perché ricorrere ai 36 miliardi del Mes, per spese sanitarie, dirette e indirette, sia pericoloso, mentre non lo è, se si ricorre allo Sure (fondi europei per la cassa integrazione), per 27 miliardi, che è anch’esso un prestito che va restituito.
Inoltre, sono proprio i mercati finanziari che vedono di buon occhio l’utilizzo di linee di credito, a basso tasso di interesse, o addirittura zero, come il Mes, che consente minor indebitamento statale e, quindi, maggiore stabilità economica. In sintesi, i mercati internazionali sono incoraggiati a investire se un Paese offre garanzie di politica economica stabile, attenta a evitare squilibri futuri.
Sulle posizioni “No Mes”, ci sono Di Maio (M5S), Salvini (Lega) e Meloni (FdI), tutti partiti che alle elezioni del 2018 si presentarono in veste antieuropea. Poi hanno cambiato idea.
E dei soldi del Mes da impiegare per la sanità e la salute dei cittadini? Sembra che sia l’ultimo pensiero del trio.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc