Dopo il coronavirus (passato-presente), dopo le migliaia di morti di o da coronavirus, dopo la lezione dei medici e degli infermieri (che andava còlta, non sprecata). Dopo tutto, ecco la Guerrilla delle vacanze forzate, dei bagni a mare, della movida, dello strùscio.
Non capisco. Si trattava di procedere, “comportarsi” con misurata cautela, che è anche rispetto per se stessi, ma sopratutto rispetto per quella parte della collettività (la più ampia e significativa) che ha rispettato e rispetta le regole, rispetta se stessa e il prossimo con cui convive nel mondo (siamo tutti un unico grande paese, siamo tutti un’unica grande umanità).
Ma - mi chiedo -, nella situazione attuale, erano così indispensabili e necessari la vacanza all’estero (magari nei paesi a rischio coronavirus), il super-affollamento nelle spiagge, lo sfrenato ballo serale in discoteca, la movida, lo strùscio e le passeggiate affollate per le vie dei centri turistici? Magari, e in aggiunta, con uso non congruo dei dispositivi di protezione? Erano davvero essenziali, fondamentali, imprescindibili?
È vero che io, per natura (lo riconosco), sono più incline ad una forma di solitudine attiva e alla riflessione, all’adempimento del dovere, alla cultura del lavoro, ma non per questo – posso assicurare – c’è in me una sorta di “giacobinismo” dell’impegno contro il “disimpegno” (sarebbe una impostazione “elitaria”, che sarebbe in contrasto con la mia storia personale).
Il punto non era rinunziare al gioco, al divertimento, allo svago, alle vacanze, al mare, alle passeggiate, al ballo: era farne un uso consapevole e misurato, non è stato fatto, ne è stato fatto un cattivo uso, v’è stato per così dire un “abuso” del diritto. Si trattava, all’attualità, di fare una motivata pausa di riflessione, in attesa di tempi migliori, che ci auguriamo possano arrivare.
Dall’altro lato, il potere pubblico (statale e locale), le autorità scientifiche. Che vigilano, ora (all’attualità) cautamente assenti.
Per mesi, abbiamo sentito della necessità delle regole e dei divieti, del senso di responsabilità che doveva prevalere nella popolazione, della situazione grave, dell’emergenza in corso, dei doveri del singolo, del sacrificio necessario.
La Scienza, da verità è diventata opinione. È caduto anche il dogma della certezza della Scienza. Da ultimo, il “manifesto” con cui professori di chiarissima fama hanno sostenuto che il virus fosse “indebolito”. Sarà verità o è opinione. L’attualità mi induce a riflettere (meditate gente, meditate).
Quanto alla Politica, ora vigila, cautamente silenziosa, senza i presenzialismi del recente passato.
Non capisco. Il punto non era vietare tout court, ma governare, con senso di responsabilità, il momento eccezionale per la salute pubblica. Se del caso imponendo seriamente e non tardivamente prescrizioni e motivati divieti (anche e a maggior ragione nella stagione estiva). Anche a tutela di quella parte della collettività (ripeto, la più ampia e significativa) che ha rispettato e rispetta le regole. La responsabilità politica è anche questo.
A me pare che le esigenze della salute pubblica (che resta bene primario) non possano essere sacrificate da un uso distorto, non controllato e prevalente delle esigenze dell’economia e del turismo, pur legittime. Non credo di sbagliare. E le recenti ordinanze del Ministro On. Speranza (che pure è galantuomo e persona dabbène) sono ingiustificatamente tardive.
E dire che io non sono contro il Governo, anzi avevo visto (e vedo) di buon grado l’alleanza tra Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle, Liberi e Uguali. Pur non condividendo un certo qualunquismo “giacobino”, spesso presente (nei Cinque Stelle). Che però condivido pienamente (i Cinque Stelle), quando sostengono che la moralità è un prerequisito di partecipazione alla vita pubblica. Pur non condividendo alcune “derive” della cd. Sinistra (o, più correttamente, cd. Centrosinistra) nel corso del tempo. Vedi ad es., a titolo esemplificativo, tutte quelle “incrostazioni” di potere, in particolare in ambito locale, che contrastano con il “merito” e confondono talvolta la Sinistra con conventicole chiuse, del tutto estranee ai valori e alla storia della Sinistra (vero è che il cattivo uso e l’eccesso di potere è spesso camuffato da un ingannevole e bulimico eccesso di attività e operosità amministrativa, che non fa vedere alla collettività le cose per quello che sono). Bisogna rassegnarsi, la spinta propulsiva e ideologica non c’è più (e Nenni, Lombardi, Lama, Berlinguer non tornano più). Comunque, sul punto, la penso come il giornalista e scrittore Andrea Scanzi, di meglio non c’è, non c’è alternativa, bisogna accontentarsi. E tentare di dare un contributo, attraverso le proprie idee. Chi anni addietro sembrava volere portare avanti l’idea di un cd. Centrodestra riformista, socialista e liberale ha deluso (all’inizio, nel progetto, c’erano Lucio Colletti e altri intellettuali delusi dalla Sinistra, da subito oscurati). La Lega e la Destra sono altra storia, che - pur rispettando - non appartiene alla mia formazione culturale. E quello dei migranti, poveri cristi che arrivano in Italia vittime di tragedie in corso nei paesi di provenienza, è un problema che va governato dal punto di vista sociale; è deviante farlo apparire come un problema esclusivamente di carattere sanitario.
A livello comunale, spesso assistiamo alla organizzazione di manifestazioni, finanche di iniziativa pubblica, che determinano e favoriscono la presenza di una moltitudine, quindi un probabile assembramento di persone, del tutto inappropriata e inopportuna di questi tempi (come dovrebbe essere evidente). Dove c’è turismo, evidentemente, la tutela della salute pubblica viene per così dire compressa per definizione. Mi permetto di non condividere.
Conclusione: il coronavirus non ci ha resi migliori. L’homo pre-coronavirus coincide con l’homo dopo-coronavirus, che fedelmente lo riproduce (più che “dopo”, bisogna dire che siamo purtroppo “in corso” di coronavirus e speriamo che il futuro, laicamente ci sorrida).
Una valutazione ulteriore da fare è che il coronavirus, anche sotto altro profilo, non sta incidendo per nulla sulla società e sui rapporti sociali esistenti. Chi deteneva capitale e rendita da capitale (il vero capitale è sempre finanziario) ha accresciuto o comunque non ha diminuito la sua ricchezza. I lavoratori (in questa categoria inserisco anche i liberi professionisti, i lavoratori autonomi, gli imprenditori) continuano a fatigare cioè, letteralmente, a profondere impegno fisico o intellettuale del quale si sente poi la stanchezza.
L’On. Minniti (ex Ministro dell’Interno), in una recente intervista con la giornalista e scrittrice Lucia Annunziata, ha detto: “Vede, io sono un riformista”. Questa dichiarazione mi ha sollecitato antichi entusiasmi. Mettiamo l’idea in pratica, rendiamo la Sinistra “riconoscibile”.
Occorrerebbe, nel segno dell’ottimismo della volontà e del cambiamento riformatore, un nuovo Umanesimo, che ponga al centro dell’attenzione le riforme (lavoro, sanità, scuola, giustizia in primis) e/o ancor prima le regole e i principi con i quali debba operare l’uomo nella vita civile, sociale e politica, un uomo - come io la intendo - che sia consapevole dei suoi diritti, ma soprattutto consapevole dei propri doveri.
Giovanni Maria di Lieto