Durante l’inaugurazione del nuovo ponte di Genova, avvenuta il giorno 3 agosto scorso, a un certo punto ha preso la parola l’architetto Renzo Piano, 82 anni, che del ponte è stato mente, cuore, anima.
E quello che ne è uscito fuori è uno dei discorsi più belli e toccanti mai pronunciati sulla vita, sulla morte, sull’elaborazione di un lutto, sulla bellezza, sul motivo profondo per cui gli esseri umani si affannano a costruire ponti e, in fondo, la ragione stessa per cui viviamo.
“È un ponte frutto di un lutto – ha detto. – Il lutto non si dimentica, il lutto si elabora. Qui ci siamo smarriti e qui ci ritroviamo per ringraziare chi ha costruito il ponte con rapidità. Mi auguro che il ponte sia amato. Essere amati nella tragedia non è facile, ma credo che sarà amato perché è semplice e forte come Genova.
È stato il più bel cantiere che abbiamo avuto in vita mia, anche se siamo sospesi tra il cordoglio della tragedia e l'orgoglio di aver ricostruito il ponte.
Si è parlato di miracolo, ma non c'è stato nessun miracolo. Semplicemente il Paese ha mostrato la sua parte buona.
È un ponte di luce, da qui chi viene dal Nord vede la luce che arriva dal mare. Penso al poeta Giorgio Caproni che definisce, Genova di ferro e di vento.
Vorrei che questo ponte venisse visto così, forgiato nel vento.
(...) Dobbiamo riconoscenza per tutti coloro che hanno lavorato al ponte e chi lavora alla fine della fatica si aspetta una perla: la perla è la riconoscenza.
Qui siamo sospesi tra tragedia e orgoglio e riconoscenza, ma non parliamo di miracolo, qui è successa una cosa bella per il Paese. Costruire è una magia, i muri non vanno costruiti, i ponti sì. E farlo è bellissimo, è un gesto di pace. Anche questo cantiere è magia, un cantiere in cui su tutto prevalgono solidarietà, passione, amore. Ora il ponte è vostro, lunga vita al ponte”.
Esistono anche uomini grandi, di una grandezza che non dipende da potere, ricchezze, ma da un animo nobile. Questo è Renzo Piano...
Altri invece continuano a mostrare la loro piccolezza e miseria umana attribuendo a se stessi meriti che non hanno e difendendo coloro che hanno provocato la morte di 43 persone.
I due volti dell’Italia. (g.r.)