«Elsbeth lo guardava con occhi ammirati e stupiti: la stava affascinando, perché nessun uomo le aveva mai parlato in quel modo e con una voce tanto musicale.
Elsbeth lo guardava con meraviglia ed Elias pensò che in quel momento Elsbeth si fosse innamorata di lui. Solo chi ama davvero può sbagliarsi in modo così crudele».
Nel romanzo Le voci del mondo di Robert Schneider (Einaudi, 1992) è raccontata anche la piccola storia di Peter Elias innamorato di Johannes Elias, questo forse il vero protagonista della storia, dotato lui del dono della musica, del sentire le voci degli animali, di riprodurre le note dell'organo che sente in chiesa, di tradurre quelle dei suoi sentimenti per Elsbeth; di contro Peter è scostante, maltratta gli animali e il padre, ama in segreto Elias ed è geloso dei sentimenti dell’amico per la sorella «...non si accorsero che un demone in carne ed ossa li seguiva: Peter con i suoi passi vellutati... il suo volto miserevole mostrava segni di afflizione. Possibile che sua sorella si fosse innamorata del Piscio-di-Vacca? Tornò a squadrare la figura agile di Elias, ad accarezzare con lo sguardo i capelli che gli cadevano sulle spalle, ne spiò cupido i lombi...». Peter accompagnerà l’amico al concerto organistico dell’Isitituto musicale di Feldeberg, e gli rimarrà accanto nella lenta agonia del suicidio, in angoli fisici e dell’anima angusti tetri tristi e malvagi.
La loro storia. Elias viene al mondo con un parto difficile, «Sembrava che si impuntasse contro questo mondo in cui non voleva saperne di mettere piede... Quindi accadde il prodigio: quel pomeriggio del suo quinto anno di vita Elias udì il suono dell’universo... assunse un’espressione spaventosa, come se tutto lo strazio del mondo vi si fosse concentrato per lasciare la sua impronta... giallo spettrale delle pupille... Una voce così curiosa e indecente... che razza di voce! Come il grido di un cervo!». Peter nasce 5 giorni dopo Elias, gli terrà compagnia: «Immobile, sotto la finestra, era rimasto soltanto il cugino Peter Elias... In piedi, attratto verso quell’essere strano da una sorta di fascinazione fredda, lo sentiva piangere di sopra a calde lacrime: un pianto così straziante nella sera primaverile, che l’erba dei prati si piegava dalla tristezza e lo stormire del bosco vicino arrivava come un singhiozzo. Non era commozione quella di Peter: se ne stava lì con la bocca aperta e fissava in alto con uno sguardo freddo. E a partire da quel giorno Peter cercò di conquistarsi l’amicizia di Elias... Non aveva neppure bisogno di fischiare o di farsi riconoscere con il verso della civetta: Elias lo aspettava». Questo sancisce un’amicizia eterna, un vincolo di scambi. Ci sarà un incendio che devasterà la campagna, ucciderà animali e persone, Elias ricambierà col silenzio.
L’autore di questo libro di una poetica spietata sembra indeciso per un riscatto dell’umano. Ad un certo punto la madre sembra amare questo figlio Elias quando è insegnante a scuola, musicista in chiesa, innamorato di Elsebeth, e anche i compaesani per un breve periodo lo riconoscono come meritevole di rispetto: «...Ma, quel che è peggio, neppure quando il talento di quell’essere umano era ormai da tempo palese vi fu qualcuno disposto a capirlo...». Accanto ancora l’ombra di Peter, l’ambigua compagnia, lui il solo a comprendere fino in fondo il talento dell’amico, lo accompagnerà in chiesa la notte a suonare l’organo, lo vorrebbe famoso fino ad accompagnarlo contro la sua volontà all’audizione finale. Eppure Peter vive la propria di esistenza con crudeltà: «A un vitello tagliò la coda solo perché si era impuntato con troppa decisione, e a una scrofa arrivò a cavare gli occhi perché aveva morso due porcellini uccidendoli... Come uomo, Peter era decisamente poco virile. Il mento glabro, piccolo di statura, la faccia butterata e la corporatura filiforme. Ricciuto, e con il segno inconfondibile del braccio rattrappito. Aveva gli occhi castani, molto lucenti, e che sarebbero stati belli senza quel bagliore sotterraneo da cui erano misteriosamente animati».
Elias però non potrà fare a meno di essere amato perché amerà Elsbeth, e la musica e il dialogo con gli animali non gli basteranno più ad un certo punto, e in questo deciderà di morire infliggendosi pene che il lettore a fine libro dimentica. L’insoddisfazione affettiva di Elias è rielaborata dallo stesso senza vendicarsi sugli altri, vivendo e nuocendosi con il proprio tormento decide di infliggersi pene che manifestano le ferite di cui è vittima, rimanendo nascosto riservato drogato in questa crudeltà, che l’ha macerato nel suo animo. E quella stessa manifestata e testimoniata dal cugino svela allo stesso Peter una bellezza sepolta nelle pieghe del suo demonio interiore, quasi vi fosse uno spostamento, un travaso della bellezza di Elias, sciupata e maltrattata, sulla violenta cattiveria di Peter, scoperchiata e frantumata, e annientata. Un intento purificatore, un ponte di opposti, l’incontro e la svolta della vita.
«E se cominciassi di nuovo ad amare? Se mi opponessi davvero al piano di Dio? Anche la più disperata delle passioni è più sopportabile della mancanza di passione».
Barbarah Guglielmana