È stato l’appassionato racconto di un viaggio, quello proposto nella serata di venerdì 12 ottobre scorso, presso la Sala Vitali del Credito Valtellinese di Sondrio, ad un’ampia platea, variegata e partecipe.
Il racconto ha restituito le tappe, non solo geografiche ma propriamente umane ed emozionali, dell’annuale viaggio in Brasile dei coniugi Racchetti, Maria e Francesco, accompagnati questa volta da Francesca Gugiatti, una studentessa universitaria sondriese, nello Stato dell’Espirito Santo, dove si trova São Mateus, città gemellata con Sondrio dal 2004. Come i cittadini del capoluogo ben sanno, il gemellaggio fra le due città è attuato attraverso l’Associazione onlus A dança da Vida (i cui primi fondatori furono, appunto Maria e Francesco), che si è sempre occupata della promozione di attività e progetti strutturati in Brasile, e con un ritorno costante anche qui in Valle, al fine di realizzare una partecipazione il più possibile autentica tra le cittadinanze delle due realtà. Sono così diventati appuntamenti fissi per i sondriesi la Giornata del Gemellaggio, la Castagnata solidale, la vendita dei Calendari, realizzati con foto-testimonianza della realtà brasiliana, e ancora, gli aperitivi solidali, gli incontri ideati nel corso dell’anno e, appunto, l’annuale viaggio di incontro dei rappresentanti dell’Associazione con gli operatori che collaborano a vario titolo a São Mateus e con chi lì vive la propria esistenza.
– Non c’è un solo Brasile, ma tanti Brasili diversi – esordisce Francesco, e questo dà subito la cifra della ricchezza e della varietà degli argomenti che verranno trattati, durante la serata. – La realtà che abbiamo incontrato nell’occasione di questo viaggio è caratterizzata da una grandissima crisi che investe tutti gli ambiti della società: quello economico, politico, sociale, culturale e morale.
Francesco espone agli spettatori la situazione che ben conosce, raccontando di un Brasile in cui l’impoverimento, negli ultimi anni, è aumentato, colpendo sempre più strati della popolazione. La recessione economica, unita al fallimento della politica, ha praticamente azzerato i finanziamenti destinati agli interventi sociali. Il risultato è la sempre maggiore emarginazione dei poveri, e un aumento della criminalità, in particolare fra i più giovani.
– La nostra associazione si occupa soprattutto di queste persone; si cerca di toglierle dalla strada, di sottrarle ad ogni tipo di sfruttamento, che ovviamente in situazioni sociali di questo genere imperversa.
Il Centro “Ricostruire la Vita”, sorto proprio all’interno della favela di São Mateus ad opera di A dança da Vida, è il punto di riferimento per tante famiglie che abitano questa zona poverissima della città. Lì i minori vengono avviati alla scuola, seguiti nello studio, coinvolti con le loro famiglie nei progetti artistici e culturali di animazione del quartiere. Bambini e bambine di strada qui trovano un ambiente che li accoglie per la prima volta, cercando di valorizzarne le identità, di far sì che possano riconoscersi e esprimere i propri talenti, anziché sentirsi perennemente abitati da un senso di vergogna per quello che credono di rappresentare agli occhi di tutti: degli emarginati, condannati ad esserlo per sempre, privi di possibilità di riscatto, timbrati dal colore della loro pelle, senza alcun denaro, senza lingua e abiti e scarpe adeguate, niente per poter vivere integrati con l’altra metà della città. La città di sopra, quella della media e ricca borghesia bianca, un vero e proprio mondo a parte, che in nulla si confronta col mondo delle favelas.
– A tal punto – continuano i relatori – che non esistono nemmeno delle vere e proprie strade che colleghino le due parti della città, ma solo un labirinto di discese sterrate e scalinate mal costruite per arrivare, infine, a questi agglomerati di baracche di lamiera, cartone e fango.
Fin da subito i membri dell’associazione hanno avuto l’intuizione che si è rivelata vincente: per realizzare qualsivoglia progetto per gli abitanti della favela era necessario muoversi all’interno di essa. Non richiedere alla gente di spostarsi, di avvicinarsi a… ma essere loro stessi, gli educatori del posto, gli animatori che hanno via via collaborato ai vari progetti ad entrare nella favela, a vivere la vita di chi la abita e la fa pulsare, capendo quali interventi fossero prioritari, agendo dall’interno e insieme.
Oggi il Centro segue una quarantina di bambini e bambine della scuola dell’obbligo, perseguendo come prima necessità quella di assicurare un’educazione a queste nuove generazioni, condizione indispensabile per tutto il resto.
Francesca è ancora commossa, quando prende la parola, al ricordo del mese trascorso con quei bambini: – Ho toccato con mano l’importanza di questi progetti. Questi bambini dipendono realmente da quello che riusciamo ad assicurare loro, con la promozione delle attività di A dança da Vida. Solo così possono studiare, fare attività ricreative, addirittura imparare a giocare… avendo una reale alternativa al vagare per le strade, dove troppi di loro sono ancora esposti alle cose più terribili. Il mio intervento è consistito nel seguire lo studio dei bimbi, insieme alle loro insegnanti, che ho trovato appassionate e motivate al proprio lavoro, nonostante sia retribuito davvero pochissimo in termini economici: ma quanto, in termini umani! Come donna in evoluzione, come amica, come aspirante insegnante (fermamente convinta di quanto, questa professione, sia una vera e propria vocazione) posso dire di aver vissuto un’esperienza meravigliosa, formativa a 360 gradi: indimenticabile!
Presso il Centro vengono individuati, inoltre, i ragazzi meritevoli di continuare lo studio; si tratta di giovani fortemente convinti a perseguire quella strada, a realizzarsi in una professione, con l’idea di potersi riscattare e di poter, quindi, essere di sostegno alla realtà da cui provengono, tornandoci e tornandoci ricchi dell’esperienza della conoscenza e di un mestiere.
– Abbiamo avuto, finora, più di trenta ragazzi e ragazze che si sono laureate e ne siamo veramente orgogliosi – racconta Maria. – Si tratta di giovani realmente speciali, con quel che si dice “una marcia in più”, credetemi. È così emozionante l’incontro annuale con loro, che di volta in volta arrivano alla nostra giornata di Festa con i fidanzati, i coniugi, i figli che nel frattempo hanno arricchito le loro vite, immensamente grati per quello che, loro sanno, è stato fatto per sostenerli. Fra mille difficoltà sono riusciti tutti a portare a termine gli studi professionali o universitari, faticando, lavorando la mattina per recarsi alle scuole serali. Li possiamo immaginare, mentre si dirigono ogni giorno nella città di sopra, normalmente inaccessibile per loro, col loro abito dignitoso, con l’emozione di entrare nelle aule, salutare ed essere salutati… cose apparentemente semplici e ovvie, ma non così per loro. E altrettanta l’emozione nel sentire dal Preside che, questi nostri ragazzi, sono spesso fra i migliori alunni dell’Università, nelle facoltà di Pedagogia, Comunicazione Sociale, Tecnica Agricola, Diritto ed altre ancora.
L’associazione A dança da Vida si prefigge di riuscire a raccogliere ogni anno i fondi necessari al prosieguo del progetto di Sostegno allo studio e finora questo è stato possibile. Il Preside, in occasione di quest’ultimo viaggio, ha fornito addirittura garanzia scritta che farà completare il ciclo di studi degli attuali dodici giovani che si trovano ad oggi in Università: è un miracolo di quelli che possono accadere solo in Brasile, ci dicono sorridendo i relatori.
Sono miracoli anche le realtà incontrate da Maria, Francesco e Francesca nel corso della prima parte del loro viaggio: nel nord-est del Brasile, dove vivono gli indios Potiguara, semi-urbanizzati. Si sono rivelati essere molto impegnati nella rivendicazione dei propri diritti e della propria identità, riuscendo ad ottenere una certa attenzione dalle amministrazioni dei tessuti urbani del circondario. Hanno, così, visto realizzate proprie scuole, con insegnanti indios, hanno potuto mantenere la propria lingua, studiare le proprie tradizioni… Un risultato incredibile e vincente.
Significativo anche l’incontro con le comunità dei raccoglitori di cocco.
– Con Monsignor Edivalter, uno dei nostri primi referenti e fautori del gemellaggio fra Sondrio e São Mateus, che ci ha accompagnati nell’interno, abbiamo avuto modo di conoscere questa popolazione la cui vita è davvero semplice, ma dignitosa e serena. Loro, fondamentalmente, costruiscono ceste, lavorano la fibra della palma da cocco e preparano i frutti, spaccandone i gusci con colpi secchi di bastone. Si tratta di comunità che lottano per la propria affermazione, senza mai dimenticare un totale rispetto per la natura, quella natura dura, da cui intendono trarre solo lo stretto necessario per vivere e niente di più. La lotta è per mantenere il diritto alla raccolta, costantemente ostacolato dagli insediamenti di gruppi agro-industriali, da multinazionali dell’agricoltura che in tutti i modi cercano di accaparrarsi l’esclusiva per doni della natura che, invece, sono spontanei.
Una speranza sembra quindi venire da queste realtà in movimento, unite a quelle delle donne, sempre fra i gruppi di cittadini più attivi socialmente (in particolare, riunite nelle associazioni delle madri che hanno avuto i propri figli uccisi) e dei giovani. La Diocesi di São Mateus è molto attiva nell’aiuto e nel sostegno di tipo sociale; si interessa ai progetti solidali di A dança da Vida (in occasione dei viaggi dell’Associazione i rappresentanti vengono presentati alla comunità, e questo è assai importante affinché le notizie giungano anche ai ceti alti della società di São Mateus) e attiva progetti propri, con particolare riguardo all’istruzione dei più giovani.
In ultimo, di anno in anno si incrementa l’attenzione verso le attività del Centro e la presenza dei rappresentanti italiani del Gemellaggio in città non passa inosservata. I giornali locali, e non solo, parlano dei progetti sociali che legano ormai da quasi tre lustri le due città e, dall’amministrazione municipale di São Mateus, è stato conferito un Attestato di benemerenza a Maria e Francesco, primo passo verso il riconoscimento di bisogni cui si deve andare incontro, non solo tramite il volontariato, ma ovviamente anche attraverso politiche precise di chi governa e ancora non è pronto ad affrontare problemi tanto radicati e grandi, ma sa di dover viaggiare in tal senso.
– È un attestato che idealmente – precisano Maria e Francesco – deve arrivare a ciascuno dei sostenitori dell’associazione, a chi da tanti anni e in tanti modi condivide il percorso di quest’esperienza, e a chi lo vorrà fare da adesso!
È stata una serata ricca di emozioni, oltre che un dettagliato resoconto di quanto viene attuato e verificato di persona: tutto contribuisce a rendere la partecipazione solidale delle persone coinvolte più autentica che mai. Veramente ai presenti è stato portato un pezzetto di quel coração dei nostri fratelli brasiliani, come si augurava a inizio conferenza Manuel Marelli, attuale presidente dell’Associazione.
Annagloria Del Piano
francespiper@libero.it
Prossime Attività di sostegno ai Progetti di A dança da Vida:
> Castagnata solidale – Sabato 27 ottobre/ Sondrio nell’ambito di “Formaggi in Piazza”
> Calendario 2019: in realizzazione, con le foto di una giovane fotografa di São Mateus
I conti dell’Associazione Sondrio-São Mateus A dança da Vida onlus:
● Banca Popolare di Sondrio – Filiale di Sondrio
IBAN: IT84 K056 9611 0000 0004 0600 X54
● Credito Valtellinese – Sede di Sondrio
IBAN: IT14 K052 1611 0100 0000 0012 473
Per info: adancadavida@edpmail.it