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Anna Lanzetta. I ragazzi delle “baby gang”
16 Febbraio 2018
 

È così bella la nostra Napoli, è come una donna dai mille volti che ad ogni angolo ne svela uno. Città di storia, di cultura, di tradizioni, una città dal cuore grande ma che purtroppo ha anche le sue negatività. Mai come in questo periodo, stiamo assistendo ad una escalation di violenza che investe anche i ragazzi, le così dette “baby gang”, i cui componenti assaltano, rubano, feriscono e si rendono protagonisti di atti efferati.

Questo clima di violenza offusca le bellezze della città e provoca dolore e paura; dolore per ciò che siamo diventati, paura perché artefici sono essenzialmente i ragazzi. Basta guardarsi intorno per rendersi conto che la violenza ci sovrasta, una violenza sia fisica che verbale che si acuisce di giorno in giorno e che sembra non avere argini. Le baby gang che infieriscono e feriscono la città, sono un duro colpo per l’intera società che non riesce a contrapporsi con strumenti adeguati. Non c’è nulla di più raccapricciante che vedere questi ragazzi avulsi dal contesto sociale e immersi in un mondo a parte, che emergono alla cronaca quando una ferita da coltello o l’aggressione a un coetaneo ne tracciano il comportamento malsano. Atteggiamenti che mettono in luce le loro fragilità e il bisogno di rendersi protagonisti. Pensano che la violenza sia il loro riscatto, che solo attraverso la violenza possano diventare qualcuno e imporsi all’attenzione senza capire che sono soltanto vittime e facili prede. Tale fenomeno che sta assumendo contorni inquietanti è indice di un disagio esistenziale che investe ragazzi e adulti nei quali appare nullo il rapporto di identità, di responsabilità, di dignità, di autostima, di rispetto verso gli altri ma essenzialmente verso se stessi.

È mutato il clima del nostro Paese che appare sempre più diviso tra chi ha e chi non ha e Napoli paga un prezzo troppo alto con un degrado che investe le fasce più deboli. I ragazzi scelgono l’illegalità per avere tutto e in fretta e allontanandosi sempre più dalla scuola, privano se stessi degli strumenti educativi e formativi e di una prospettiva di vita sana e consapevole. La dispersione scolastica è un problema molto grave che rende questi ragazzi prede del guadagno facile, di false illusioni e li deruba dei tempi della propria crescita, del gioco, della creatività, del senso più sano della vita e dei suoi valori. Questi ragazzi, nella difficile fase dell’adolescenza che ne acuisce i pericoli, sono facili prede di gente senza scrupoli, specialmente quando non hanno alle spalle chi li sostiene e insegni loro i valori della vita. Essi nascondono dietro la loro apparente spavalderia il desiderio di amore e di affettività da parte degli adulti, che nei diversi settori della vita sociale si prendano cura di loro, capaci di ascoltare, di dialogare, di capire e di aggregare i gruppi contro la solitudine.

Le baby gang sono una sfida alla società e alla legalità.

L’attenzione e l’inserimento devono diventare deterrenti contro la ghettizzazione e l’abbandono.

Bisogna affrontare il problema alla radice, aprendoci alle famiglie di questi ragazzi e attraverso la comunicazione e l’informazione far capire loro che c’è la possibilità di una prospettiva di vita diversa per sé e per i propri figli. Nessun ragazzo nasce cattivo e violento, sono le circostanze a renderlo tale. Se abbandonati nel proprio entourage, questi ragazzi conosceranno solo la devianza e mai la possibilità di programmare la propria vita con regole e obiettivi. Elogiabili tutte le iniziative e le Associazioni che operano sul territorio ma è molto importante che la scuola, la famiglia, gli oratori, le strutture sociali operino strettamente uniti specialmente sul piano dell’inserimento. Compito non facile ma possibile se saremo animati tutti da spirito di volontà. È necessario l’apporto delle Istituzioni che devono farsi carico di tale problematica e affrontarla a largo raggio con un sostegno economico continuo. Di fronte a un problema di tale gravità dobbiamo capire che i soldi spesi per i ragazzi sono il nostro migliore investimento per definirci poi paese civile. È dovere di tutti adoprarci per sottrarre questi ragazzi ai malavitosi e incominciarne il recupero che si prospetta lento e faticoso ma non impossibile. Questi ragazzi non sono diversi dagli altri, sono soltanto nati in contesti caratterizzati da varie problematiche e da comportamenti poco consoni alla loro crescita. Eppure se ascoltati e guidati, si scopre facilmente che posseggono al pari degli altri coetanei un mondo fatto di creatività, di curiosità, di bellezza e di estro che aspetta solo la nostra cura.

Siamo stati ciechi per molto tempo e i problemi si sono ingigantiti, ma questi ragazzi hanno diritto a un’opportunità di vita. Non potremo chiamarci civili fino a quando ci saranno in molti quartieri e in molti luoghi del nostro paese: miseria, abbandono, speculazione e facili profitti di chi opera senza scrupoli; facciamo in modo che la solidarietà agisca in sintonia col cuore.

Qualcuno ha dimostrato che con la cultura si può vincere e sconfiggere carcere e devianze. Ogni ragazzo recuperato sarà una vittoria di tutti e una ferita in meno per il nostro paese.

 

Anna Lanzetta


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