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Federico De Boni. Veneto: emergenza idrica senza fine
Il torrente Timonchio ed il bacino di laminazione in fase di ultimazione a Nord di Vicenza
Il torrente Timonchio ed il bacino di laminazione in fase di ultimazione a Nord di Vicenza 
13 Maggio 2017
 

Per il Veneto gli ultimi mesi sono stati assai secchi: è piovuto poco o niente e soprattutto in montagna la neve non si è quasi fatta vedere. Secondo il Bollettino risorsa idrica pubblicato da Arpav (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto) il 15/03/2017, il “WSI - Water Scarcity Index”, un indicatore che rileva la criticità della situazione idrica, presenta il secondo peggior valore (0,24) degli ultimi 27 anni. A fare peggio è stato solo il 2002. Nell’ultimo inverno in montagna non c’è stato il consueto accumulo di neve, che sciogliendosi in primavera va a riempire i bacini idrici e soprattutto alimenta la ricarica delle falde acquifere. Il deficit di precipitazione nevosa è di circa -50% nelle Dolomiti e -70% nelle Prealpi (ne è caduta solo mezzo metro circa tra Alpi e Prealpi). Il risultato sono pozzi in secca, acquedotti in difficoltà, laghi, fiumi e torrenti con livelli di acqua assai critici. Ne conseguono allarmi per le coltivazioni agricole, messe fortemente a rischio dall’eventualità assai probabile che durante l’estate non ci sarà possibilità di irrigare. La criticità più grave in questo momento è quella delle risorse idriche sotterranee dove i valori sono prossimi ai minimi storici, e a cui le poche piogge di aprile e maggio non sembrano riuscire a porre rimedio.

Se nel 2010 il Veneto aveva dovuto affrontare la disastrosa alluvione del 31 ottobre, che aveva lasciato sul campo danni ingenti ed anche qualche morto, ora si trova di fronte al problema opposto. I bacini di esondazione, costruiti con enormi sforzi dopo il 2010 per scongiurare i danni conseguenti alle troppe precipitazioni, sembrano dei piccoli deserti. Il bacino anti-piena di Caldogno, a Nord di Vicenza, realizzato dalla Regione con una spesa di 30-40 milioni di Euro per scongiurare il pericolo delle alluvioni, è ormai completato, ma il vero collaudo, fatto provando a riempirlo d’acqua, dovrà aspettare non si sa fino a quando: quei fiumi, che tanti danni hanno causato in passato e tante preoccupazioni hanno destato alla popolazione locale in varie occasioni, sono ora in secca. E anche le piogge degli ultimi giorni non hanno portato alcuna variazione significativa al livello delle acque, tanta è la sete della terra.

A causa di questa emergenza idrica il Veneto ha chiesto aiuto al Trentino Alto Adige, per aumentare la portata d’acqua del principale fiume, l’Adige, che proveniente appunto dal Trentino attraversa buona parte della regione Veneto ed è un’importante risorsa idrica per gli acquedotti dei comuni e per le coltivazioni che si trovano lungo il suo percorso. Ad aprile la portata dell’Adige si era così ridotta che dalla foce, vicino a Chioggia, l’acqua di mare era risalita fino a 12 chilometri dalla costa, compromettendo le coltivazioni agricole.

Purtroppo anche in Trentino Alto Adige le cose non vanno meglio: anche qui è nevicato e piovuto poco e le riserve d’acqua sono in crisi. I grandi bacini di riserva idrica presentano un livello dell’acqua basso come non mai: ad esempio, il bacino di Santa Giustina, in Val di Non, più che un lago ora sembra un canyon con un po’ di acqua sul fondo.

Alla fine di aprile il Veneto aveva chiesto alle province di Trento e Bolzano di incrementare per un mese la portata dell’Adige, arrivando ad 80-90 metri cubi al secondo, cosa che è stata attuata per qualche settimana, ma non è servita a molto e così è del 7 maggio la notizia che il Trentino ha deciso di fermare l’immissione di acqua nell’Adige: anche le province di Trento e Bolzano hanno le riserve idriche in uno stato di criticità, per cui hanno deciso di chiudere i rubinetti e tenersi quella poca acqua che gli rimane. E la natura pare non essere intenzionata a porre rimedio, visto che sta offrendo una primavera leggermente piovosa e assolutamente non in grado di sopperire al grave fabbisogno di acqua che si è creato dopo un autunno ed un inverno assai siccitosi.

 

Federico De Boni

 

 

Bibliografia

Matteo Carollo, “Bacino Caldogno. Sei anni dopo città più sicura” in Il Giornale di Vicenza, 20/10/2016.

Dipartimento Regionale per la Sicurezza del Territorio (a cura di), Bollettino risorsa idrica n. 238, 15/03/2017.

Toni Frigo, “Emergenza acqua, martedì vertice Veneto” in la tribuna di Treviso, 31/03/2017

Francesca Quattromani, “Siccità: il Veneto chiede aiuto a Trento e Bolzano” in Trentino, 21/04/2017.

Niccolò Zancan, “La guerra dell’acqua: il Trentino chiude i rubinetti al Veneto” in La Stampa, 07/05/2017.


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