Inchiodato alle ruote della bici come ai bracci della croce. Vittima o colpevole? Profeta o ladrone? Eroe o mistificatore? Un drogato, un dopato o un puro? Non certo un millantatore. Epico senza dubbio e pure una sorta di agnello sacrificale, alieno rispetto al sistema. Un uomo che rispettava la fatica facendosene beffe, volando leggero e potente lassù all'ombra delle montagne, fra erte e tornanti. Il suo nome era Marco Pantani e nessuno come lui sapeva accendere le fantasie del popolo che ama la bici. La sua corsa è leggenda, la sua morte rimane avvolta dal mistero, come poco chiara resta la vicenda dell'ematocrito troppo alto che a distanza di due giorni dal secondo trionfo consecutivo al Giro d'Italia lo avrebbe fatto sospendere dalla gara, togliendogli con violenza la maglia rosa e una vittoria strameritata.
Sono passati oltre tredici anni da quel tragico giorno in cui il corpo del corridore fu rinvenuto in un'anonima camera d'albergo, tanta cocaina nel ventre da poter stroncare sei uomini. A chi dava fastidio Marco Pantani? Soltanto a sé stesso, la depressione carnefice? A qualche folle pusher? A chi?
Sono interrogativi a cui tenta di rispondere la pièce Marco Pantani. In polvere. Ascesa e distruzione di un dio, in scena al Teatro Libero (via Savona 10, Milano) sino al 15 aprile. Troppi punti e lati oscuri, che questa rappresentazione teatrale coraggiosa, documentatissima e scomoda prova a chiarire. Alessandro Veronese, drammaturgo, regista e voce narrante, non ha trascurato alcunché in un raro e prezioso spettacolo in cui l'emozione e la suggestione si sposano ai modi del teatro d'inchiesta.
Che cosa è successo il 14 febbraio 2004, in quel San Valentino amaro, nella stanza 5 D del Residence Le Rose in quel di Rimini? E, soprattutto, come si era potuto giungere a quell'apocalittico epilogo? Tutto il calvario del campione viene ripercorso, la sua stanca, triste e dolorosa odissea... le accuse, la riprovazione, la condanna a priori, l'improvvisata conferenza a Madonna di Campiglio circondato dalle divise dei carabinieri, l'immane sconforto dopo l'ennesima clamorosa vittoria, il test che lascia dei dubbi, fosse solo per le modalità... ma anche i sogni di quel bambino che sarebbe divenuto Il Pirata, la lungimirante bontà di Nonno Sotero, i gravissimi incidenti (ossa rotte e coma) da cui sarebbe sempre riemerso con una forza di volontà straordinaria, superiore, la metodica prepotente risalita, la magica accoppiata Giro-Tour del 1998...
Il fatto è che a Campiglio non c'era la Madonna – come avrebbe scritto lo stesso Pantani. Quella notte, quel mattino c'era un'oscura dea. Alcuni dicono che le sue sembianze fossero: Vendetta-Invidia-Sporchi Affari. Forse è andata così, forse no, forse in parte.
La sola verità è... Marco che continua a volare nella nostra immaginazione, scalando le vette, scabre, pietrose o boscose che siano, lieve, aereo, come il vento, verso il sole oltre le nubi.
Alberto Figliolia
Marco Pantani. In polvere. Ascesa e distruzione di un dio. Teatro Libero, via Savona 10, Milano.
Drammaturgia e regia di Alessandro Veronese. Con Luisa Bigiarini, Giulia Martina Faggioni, Francesca Gaiazzi, Alessandro Prioletti, Federico Sala, Alessandro Veronese. Aiuto regia Michela Giudici. Fotografa di scena Greta Pelizzari. Grafica & Artwork Bianca Beltramello. Produzione Fenice dei Rifiuti.
Date: sino a sabato 15 aprile, ore 21; domenica 9 aprile, ore 16.
Biglietti: interi 16 euro, ridotti 12.
Info: biglietteria@teatrolibero.it; tel. 02 8323126; www.teatrolibero.it
Acquisto online https://www.teatrolibero.it/pantani