“Cosa bolle in culdera” ritiene opportuno segnalarvi questo interessantissimo progetto, di cui cercherà di seguire la concreta attuazione. (Alfredo Mazzoni)
Ollolai, uno dei centri più vivaci della Barbagia, che ha legato il suo nome a diversi traguardi raggiunti dal moderno pastoralismo – due tra tutti: il riconoscimento Unesco di Bene Immateriale dell'Umanità per il Canto a Tenores e la rinascita della lotta pastorale s'istrumpa, riconosciuta dal Coni – torna a far parlare di sé. E ancora una volta in chiave propositiva, grazie ad una iniziativa per molti versi inattesa, lanciata dalla propria amministrazione comunale per sostenere il commercio e la promozione delle produzioni dei pastori e dei piccoli allevatori.
L'idea alla base del progetto è quella di creare una rete di “Botteghe del Pastoralismo”, «portando a compimento le indicazioni proprie del prestigioso riconoscimento» ricevuto dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, che, precisa il sindaco di Ollolai Efisio Arbau, «prevedono la realizzazione di un piano di gestione finalizzato allo sviluppo del sistema economico la cui cultura e identità esprimono il bene tutelato». Per concretizzare l'iniziativa sono stati coinvolti vari professionisti che, in collaborazione con l'amministrazione comunale, opereranno per esportare nel mondo prodotti e cultura dei pastori sardi, con il fine di creare un circuito economico per prodotti che ancora caratterizzano la tradizione locale e che tutt'ora ricoprono un ruolo cruciale nelle dinamiche sociali, ambientali ed economiche.
Così come è accaduto per la lotta dei pastori s'istrumpa, che è riuscita ad affermarsi nel mondo grazie ai propri figli emigrati, e ai figli dei figli (da alcuni anni è conosciuta e praticata in molti Paesi tra cui Inghilterra, Scozia, Islanda, Spagna, Francia), il progetto “Botteghe del Pastoralismo” punterà ad affermare un'idea di franchising che nella sua più ampia accezione prevederà proprio l'apertura di vere e proprie botteghe. Un concetto, quello di franchising che forse mai avremmo pensato di accostare ad una specificità culturale, sociale, collettiva e identitaria qual è il pastoralismo.
Attraverso il progetto voluto dall'amministrazione comunale di Ollolai, l’idea si reggerà sull’articolato sistema di saperi e tradizioni della cultura locale, ma anche sul fatto che negli ultimi vent'anni anni il sistema produttivo pastorale ha raggiunto un livello d'innovazione grazie a cui sono migliorati sia la qualità dei prodotti che i livelli produttivi (non sempre è impossibile, se si opera bene e senza strafare).
«Porteremo a profitto», spiega Arbau, «la presenza nel mercato regionale, italiano e internazionale di operatori economici originari di Ollolai, che negli ultimi cinquant'anni hanno costituito aziende agricole, commerciali e ricettive in Sardegna, in Italia e all’estero».
Si tratterà di un primo passo, fondamentale, a cui ne seguiranno altri, precisi e ben chiari già da adesso, dalla realizzazione di attività di promozione, animazione e coinvolgimento degli operatori, alla loro formazione, alla costituzione di una rete di produttori e di prodotti legati alla cultura del pastoralismo.
Verrà infine definito un marchio territoriale, con un disciplinare che non lascerà nulla al caso e che verrà sostenuto da un'adeguata promozione dei prodotti, attraverso l'affermazione del marchio.
Infine, ogni attività commerciale, produttiva o ricettiva che aderirà al progetto avrà il materiale necessario per allestire dei corner dedicati ai prodotti del pastoralismo. Come accennato, l'idea si concretizzerà nella maniera più ampia e completa con la creazione di vere e proprie botteghe, affidate con la formula del franchising. La rete delle Botteghe del Pastoralismo si avvarrà di un sito internet, di una App e di un'e-commerce integrata. Un’adeguata strategia di marketing farà poi il resto.
«Sarà un anno di lavoro importante il 2017», conclude il primo cittadino di Ollolai, «che ci permetterà di mettere in pratica i punti di questo ambizioso progetto, e non è solo un discorso economico, ma anche sociale: faremo rete con i nostri emigrati che rappresentano per noi una grande risorsa».
Qualeformaggio
(14 dicembre 2016)