Il libro di Lucia Boni s’impone all’attenzione tanto per la raffinata veste tipografica e l’elegante stesura che per la densa tematica che già si annuncia nel titolo: Lembi e le sette chiese, colmo di risvolti filosofici, fisici e metafisici al contempo.
“Lembi” come parte di un “tutto” di cui lo spirito non riesce a coglierne la grandiosa immensità e universalità che poi affiora nei versi dei testi radunati ne “le sette chiese”: la strada - la porta - la favola - la casa - la luna e i giorni - la natura - il tempio, luoghi reali o visionari e spazi interiori dove l’io poetico ritrova la propria sacralità.
Numero fortemente simbolico e sacro è il sette, molto diffuso nelle varie religioni e nelle diverse civiltà e qui ripreso dall’autrice come a voler sottolineare il contrasto tra la finitudine dei “lembi” di un territorio, di una città e l’incommensurabile Universo.
Una silloge questa che invita il lettore a misurarsi con l’idea di spazio e luogo proiettata nella dimensione universale e poi riflessa in quella personale e soggettiva.
Pagina dopo pagina “lembi” di luoghi o particolari di architetture, tratti dai dipinti dall’artista Paolo Volta, accompagnano e danno senso e nuovo angolo visuale alla parola poetica di Lucia Boni aperta all’alterità, alla realtà umana di “infiniti diversi” che rimanda all’Essere plurale che in nessun modo si può definire: ora / di un tempo che fatichi a seguire / sfugge l’aria per via …le parole riempiono le cose a caso / calano espandono e ne cambiano il senso…
Il lettore scopre così che il senso della realtà si può conoscere e insieme perdere: è l’ora di parole liquide / …terse tonalità onde di suoni sensi / altri e significati / nuovi ancora non / manifesti… Poesia come pensiero che impone il ricorso all’immagine, alla trasformazione metaforica del concetto (alle nostre labbra / il leone / con l’anello in bocca… tu non sai a chi vorrai aprire la tua porta) un percorso di riflessioni a ritroso quasi a relazionarsi con la rugosa, fluente quotidianità: è tutto quotidiano e necessario / sufficiente e sufficientemente ripetuto // sazia e ti / svuota e / ancora poi si fa bisogno/ e ancora cura / dopo l’andare / via / il ritorno / e ancora.
La forza della parola poetica di Lucia Boni risulta di grande efficacia tanto per il carattere primigenio dei simboli che per la fusione di due ambiti diversi, il soggettivo prettamente personale e l’oggettivo universale.
Si coglie soprattutto tra le pagine l’aspirazione ad un luogo altro, dove l’uomo sia sempre uomo e dove il respiro possa diventare simbolo di un’esistenza piena, compendio di idee, di morale e spiritualità. Più che un luogo è certamente l’approdo di un percorso creativo, come ben si evince da “il catasto dei passi” a spirale, un traslato simbolico che testimonia il senso di fare poesia di Lucia Boni il cui intento, forse, è quello di superare la stasi concettuale e intellettuale della poesia per realizzare quasi un piano esistenziale: un consuntivo del “vissuto” e un programma del “vivere”.
Giuseppina Rando
Lucia Boni, Lembi e le sette chiese
La Carmelina Edizioni, Ferrara 2016, pp. 136, € 10,00