Con parole intrise di fragilità consapevole e tenace prosegue in salita l’impegno della poetessa Anna Vincitorio e a Il dopo Estoril segue Bambini. Apre la silloge un articolo di Gianpaolo Visetti tratto da La Repubblica del 7 Agosto 2005.
«Zhukovskij – i piccoli soldati dell’armata di Vladimir Putin in quattro anni sono diventati dodicimila. Hanno aderito al “Programma di educazione e di promozione del patriottismo” caldeggiato dal Cremlino per restituire vigore alla formazione paramilitare dei giovani russi. Istituito da Stalin, soppresso da Krusciov, blandamente riscoperto da Breznev, il “piano di educazione alla guerra” è stato tenacemente rilanciato dall’ex spia del KGB, diventata presidente: – Invece di abbandonarli a perverse tentazioni, – spiega Ghennadij Korotaev, Comandante del centro militare sportivo alle porte della capitale, – costruiamo cittadini più puri e più morali».
Altri titoli da Repubblica seguiranno l’andamento del testo (I ragazzi dello zoo di Roma 19 gennaio 2016, White Christmas a Coccaglio 20 novembre 2009). Dagli articoli la verità si denota e opera in sinergia con la parola poetica connotativa, urlata, ferita e insufficiente al dire per amore. Quasi a mostrarla nuda… la realtà con il registro giornalistico necessario all’informazione, insegue un'esplosione emotiva che attanaglia alla lettura dei versi della poetessa. Senza tregua sono le infanzie violate, senza più occhi per guardare né braccia per abbracciare, accartocciati su se stessi, privati dei sogni, sono abbandonati, addestrati da scuole per onore patrio o lasciati alle frontiere, con armi imbracciate come fossero giochi… e gli occhi, le movenze, l’espressione forzatamente crudele o con il volto a terra a raccogliere monetine e imbarchi forzati. «adesso è stagione di caccia/ Scperti i rifugi, muto l’ascolto/ alla paura e al pianto/ paura da chi non sai/ che ti è ostile. Anche noi eravamo una volta emigranti/ è calato l’oblio/ su umiliazioni e miseria… la pelle, vestito del volto/ è più scura, bianca la neve/ Aveva gli occhi azzurri/ Gesù Nazareno? per queste ali d’angelo recise/ non basterebbe il mare/ Solo pietà rimane/ alle sue sponde». E forse queste sponde sono le fragili scogliere di Estoril che la poetessa aveva cantato, basse scogliere che non si oppongono al mare, lo accolgono e si lasciano erodere e piano piano si sfaldano in un’erosione sottile, quasi castelli di sabbia e cercano carezze, non azzurrità, conforto... e aspettano…
Una vita senza infanzia è già conclusa ed Anna Vincitorio ne abbraccia le salme per custodirle in anfore fiorite... primo ed ultimo dono con versi che intendono coprirli e proteggerli. Denuncia forte, invettiva senza replica al mondo che dovrebbe educarli nel senso etimologico di far crescere. E nella forza del dire anche tanto silenzio e quanto di doloroso esso contenga.
Dormi fanciullo/ nell’anfora fiorita/ come il ventre di tua madre/ Il pianto insegue le stelle/ e vara spazi verdi/ nell’azzurrità dei cieli/ mai conquistati/ Tu sorridi, forse/ nel tuo sonno/ di tempi lunghi/ come i silenzi.
Patrizia Garofalo
Anna Vincitorio, Bambini
Blu di Prussia, 2016, pp. 40, € 8,00