E come va la preparazione del 2 giugno come Festa della sovranità popolare esercitata? Spero bene e perciò ripeto ad utilità di chi ci si mettesse ora, quel che più ampiamente ho spiegato alcune settimane addietro.
1° Il “nemico principale” oggi è l'astensione, bisogna usare il 2 giugno per costruire una festa (da ripetere ogni anno fino a che non sarà diventata popolare e intoccabile come in Francia il 14 luglio). Che ricorda la presa della Bastiglia, ma non si festeggia assaltando le carceri, bensì ballando tutta la notte.
2° Abbiamo dunque bisogno di un'occasione festosa perché non si supera l'astensionismo a furia di prediche, esortazioni, caldi inviti seguiti da firme prestigiose: una festa ha da essere una Festa ed essere invitante e allegra.
3° Che cosa c'è di indiscutibilmente capace di arrecare gioia gusto festosità nella nostra tradizione carica di glorie e di grandezze? senza dubbio l'unica cosa che non teme smentite né confronti è la cucina nazionale e regionale.
4° Perciò il 2 giugno occupiamo pacificamente tutti gli spazi di verde pubblico, parchi giardini viali alberati prode cortili di scuole con la tradizionale pianta di gelso ecc. ecc. e rammentando che Convivio e Simposio sono parole solenni e cariche di tradizioni filosofiche e sapienziali illustri, stendiamo tovaglie, portiamo tavoli e imbandiamo per scambiarli venderli consumarli, insieme seduti/e a tavola, i cibi della nostra tradizione culinaria, annaffiata da vini conformi.
4° Ci accorgeremo che, seduti/e a mangiare e bere insieme, ci si guarda in faccia e si parla, magari di ricette di cibo e di modi di vita, ma anche di quel che facciamo; se abbiamo messo in un angolo ben visibile un tavolino con volantini programmi inviti e annunci delle nostre attività, possiamo invitare chiunque sia a tavola con noi a consultare il materiale, a prendere volantini, magari a firmare per il NO al referendum di ottobre.
5° Ci va? e allora facciamolo alla grande e “in bocca al lupo astensionista”, che crepi!
Lidia Menapace