Firenze – In pompa più o meno magna, nelle Corti d'Appello disseminate sul territorio dello Stivale, oggi si sono tenute le cosiddette inaugurazioni dell'anno giudiziario. Cosa ci sia da inaugurare… è tutto un mistero che non siamo mai riusciti a comprendere. Inaugurazione, a maggior ragione in ambito pubblico, ci evoca qualcosa di nuovo (una strada, un edificio, una mostra, etc.), ma qui cosa inaugurano visto che ogni anno anno è, ognuno a modo suo con le caratteristiche del proprio territorio, l'elenco della continuità dello sfascio: corruzione, traffici e spacci di droga, usura, furti, violenze varie, etc. con Roma che, visti i noti fatti che le hanno fatto guadagnare l'appellativo di “mafia capitale”, spicca su tutte le altri corti. Boh, sono contenti di fare festa (cos'altro dovrebbe essere un'inaugurazione) e… ognuno festeggia a modo suo. De gustibus…
Uno sciorinamento di problemi problematici e drammatici che, pur senza la cadenza di un'inaugurazione, chiunque ha avuto a che fare nella propria vita col sistema giustizia, sa di quale incubo civile, economico, sociale e civico si sta parlando.
E tutti quelli che contano e che possono che borbottano sostanzialmente fra di loro per promettere davanti alla specchio della cattiva strega di Cenerentola, che saranno più buoni, che hanno le riforme nel cassetto e che son pronti a fare le battaglie più estreme e cruenti pur di far valere la Giustizia, sì che alla prossima inaugurazione i numeri e le storie possano essere diversi.
Suvvia, un po' di auto-presa per i fondelli non fa mai male. E questo è proprio il caso.
C'è qualcuno che ricorda in questo anno qualche riforma della giustizia che possa essere annoverata tra quelle che potrebbero non continuare a rendere ridicole queste inaugurazioni? Sì, certo, c'è la timida depenalizzazione di alcuni reati, ma per l'appunto timida e ben compensata, per esempio, dall'illusione che aumentando le pene alcuni reati si mitighino (tipo il cosiddetto omicidio stradale).
Mentre scrivo ascolto in diretta la manifestazione “family day” in corso a Roma, ed ho fatto un balzo sulla sedia dopo aver ascoltato un oratore dire dal palco: ci son bambini che non sanno su quale tomba andare a piangere i propri genitori perché, essendo figli di uteri in affitto, non sanno chi siano questi genitori. Brrrr -a parte essere d'accordo o meno con l'utero in affitto- 'sti poveri bimbi li difendono nel loro diritto di essere orfani come il loro dio comanda. Bel modo di argomentare per convincere i dubbiosi. Sembra lo stesso incedere di questi magistrati che, inaugurando gli anni giudiziari, fanno il macabro elenco delle proprie sconfitte, così come quelli che per l'appunto pensano ai diritti dei bambini rivendicando il loro diritto al pianto di orfani, figli sconfitti per l'appunto.
Sì, siamo irriverenti perché non vediamo problemi che vengono affrontati alla radice, ma sempre e solo nell'emergenza della gestione dei loro nefasti effetti civici, economici ed umani.
Oggi siamo a disagio più del solito. Non ci piace chi si parla addosso, demagogo o meno che sia. Non ci piace perché non ci fa vedere futuro libertà e -soprattutto- quella vita col diverso che -oggi demonizzato o punito- va invece reso uguale a tutti nei diritti e nei doveri. Perché, cos'è se non un diverso il delinquente medio che per sopravvivere deve delinquere (spaccio droga docet) o rubare? Uno geneticamente predisposto a delinquere? Suvvia, con questi geni non ci sono neanche quelli che sono reclusi nei sempre eterni Opg (ospedali psichiatrici giudiziari, che dovrebbero essere chiusi da quel dì e che invece sono ancora lì), figuriamoci nelle carceri in cui li ammassano nei letti a castello di tre piani, dando loro da mangiare carne avariata a prezzi doppi rispetto al mercato.
Ci sentiamo il prossimo anno, alla prossima inaugurazione giudiziaria?
Vincenzo Donvito, presidente Aduc