Niccolò Ammaniti
Anna
Einaudi 2015, pp. 284, € 19,00
L’ultimo romanzo di Ammaniti si legge d’un fiato perché Ammanniti sa scrivere bene e sa coinvolgere in un crescendo di attese.
Sicilia 2020: Anna è la protagonista di una storia di sopravvivenza in situazioni estreme, che ha molti rimandi letterari, e rimanda in qualche modo a The day after, il film sulle conseguenze della guerra atomica tra Usa e Urss, con sopravvissuti che si aggirano come larve umane e cani affamati. Evoca anche il mondo della scrittrice statunitense Ursula Le Guin, ne La città delle illusioni, dove regnano i temibili Shing, che hanno imposto la legge su tutta la Terra quando le guerre la laceravano, e successivamente le poche comunità umane rimaste vivono in stato perenne di difesa, diffidando di tutti, la comunicazione è difficile perché ognuno parla ormai un proprio idioma e i segni delle città dell’uomo sono cocci senza importanza.
Qui si tratta di una epidemia, “la Rossa”, che ha ucciso tutte le persone, tranne chi è sotto i quattordici anni, immune dal virus. Quindi incontriamo solo bambini a cui non è concesso di crescere, non è loro permesso di diventare uguali a quegli adulti di una società risultata infetta, incorreggibile, insalvabile, e quindi azzerata, per ripartire daccapo. Sono pochi e nemmeno si conoscono, però in un luogo misterioso e anelato c’è qualcuno che ha saputo prendere il potere ed asservirli, renderli schiavi, ucciderli, in situazioni di fanatismo tribale. Le leggi della sopravvivenza non hanno morale e questi piccoli se ne creano delle nuove, secondo le loro esigenze, quello che li spinge è comunque la fame.
In un ambiente privo di tutto, acqua luce medicine, solidarietà, dove i cadaveri marciscono dove li ha sorpresi la morte, ossa di morti diventano oggetti e ornamenti e ogni bambino è lupo ad un altro bambino, Anna cerca disperatamente di proteggere il fratellino più piccolo, che la madre le ha affidato prima della morte. Le ha lasciato anche un diario di sopravvivenza, immaginando la lotta che dovrà fare, da sola.
Con le paure che ormai dilagano – da non dimenticare la paura reale e la psicosi che si scatenano di frequente per qualche nuovo virus – non sorprende che uno scrittore diventi scrittore di catastrofi, che offrono ogni libertà di immaginazione, e Ammaniti lo ha fatto con grande potenza. Il romanzo è un richiamo ed un avvertimento, una messa in stato di accusa di una umanità a cui non è data speranza alcuna di redenzione e di cui i lontanissimi posteri dovranno studiare i segni, per decodificarne le ragioni di nascita sviluppo involuzione e scomparsa.
Marisa Cecchetti