Il 19 ottobre 2015 la stampa riporta l’intervista a un “prostituto per preti” che dettaglia incontri, luoghi e cifre. Sebbene si dica disposto a testimoniare davanti a giurie di cardinali e tribunali laici, i nomi dei suoi clienti sono occultati dai giornali: padre S., padre G., il polacco monsignor J., don A. Restano i dubbi su chi abbia genderizzato e transumanizzato questi sacerdoti, visto che il prostituto forniva loro prestazioni sessuali quando ancora lo pagavano in lire.
Il 13 novembre 2015 l’abate di Montecassino, monsignor Pietro Vittorelli diventa “ex abate”. Spendeva 34.000 euro al mese in cene, alberghi, vestiti firmati, sostanze stupefacenti (crack, GHB – acido γ-idrossibutirrico conosciuto anche come “la droga dello stupro”, chetamina quando non c’era di meglio) e viaggi “pastorali” all’estero, nel senso che andava in cerca di pastura per la propria soddisfazione: “Sono a Berlino a una festa da paura. – scrive spensierato a un amico – È questo il Paradiso. Poi me ne vado al caldo a cercà cazzi… la vita è tiranna e puttana: è per questo che faccio tutto quello che mi pare!”
Naturalmente il signor Vittorelli può fare “tutto quello che gli pare”, ma allora deve: 1) togliersi la tonaca definitivamente, non solo per scopare; 2) usare soldi suoi, perché quelli con cui sfidava il destino cinico e baro erano quelli dell’8 per mille in cassa ai benedettini e stiamo parlando di oltre mezzo milione di euro, tanto s’è ingozzato. I soldi sono stati riciclati dopo essere transitati su conti correnti gestiti dal fratello di Vittorelli, intermediario finanziario. Anche qui, non sappiamo quali teorici-gender il sacerdote abbia avuto come cattivi maestri in seminario.
Il 15 dicembre 2015 il vescovo di Trapani Francesco Micciché diventa “ex vescovo”: ha dirottato quasi due milioni di euro provenienti dall’8 per mille alle proprie tasche. Con vero spirito cristiano, ha tentato di indirizzare i sospetti sul suo ex economo, un altro sacerdote che lo ha querelato. Le indagini su Micciché sono partite dalle ammissioni dell’ex direttore della Caritas trapanese Sergio Librizzi (diventato “ex” perché nel frattempo condannato a nove anni di carcere per ricatti e violenze sessuali ai danni di giovani immigrati). Per farla breve, Francesco Micciché si è comprato un bel po’ di appartamenti e ville con i soldi dei fedeli e dopo essere stato rimosso dall’incarico è andato a vivere nella più esagerata di cotali ville a Monreale, portandosi dietro sorella e cognato. Ma sta sicuramente recitando rosari e pentendosi amaramente all’unisono con Librizzi: altre due vittime di Simone de Beauvoir e Alfred Kinsey.
Il 17 dicembre 2015 giunge la notizia che il vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero, ex sottosegretario della Conferenza episcopale italiana, è indagato per appropriazione indebita assieme a don Franco Caruso, ex economo della stessa diocesi. I soldi erano quelli erogati dalla Cei e destinati a opere di carità. 180.000 euro sono finiti sul conto corrente del vescovo, 120.000 sono stati intascati in contanti da Caruso, che ne anche spesi più di 250.000 per “altre finalità”. Fra esse, il sostegno a don Vito Caradonna, prete marsalese sospeso a divinis dopo una condanna per tentata violenza sessuale su un uomo e attualmente sotto processo per circonvenzione di incapace. Quanti maledetti untori-gender si nascondono nei conventi e nelle chiese?!
Il 18 dicembre 2015, viene arrestato don Antonello Tropea, parroco in quel di Reggio Calabria. Due mesi prima, la locale squadra mobile lo aveva beccato in flagrante, in auto con un minorenne. Il signor Tropea tradì il suo signor Gesù Cristo ben prima del canto del gallo e dichiarò di essere un insegnante di “educazione fisica” – non sappiamo se l’ironia sottesa in questa definizione sia casuale o intenzionale. Le indagini hanno appurato che non si trattò dell’unica malaugurata caduta dovuta alla debolezza della carne e al complotto gender, perché il don si accordava con i ragazzini in chat, sotto identità falsa, e li pagava 20 euro a fellatio. Gli investigatori hanno sequestrato in casa sua materiale pedopornografico, video e file di prodezze sessuali con minori e adulti, anche autoprodotti, hanno tracciato le sue richieste in chat eccetera.
Commendabile l’atteggiamento del vescovo suo superiore, monsignor Francesco Milito vicepresidente della Conferenza episcopale calabra: venuto a conoscenza delle attività extracurricolari del signor Tropea gli ha consigliato di “evitare di parlare con i carabinieri” e ha cercato di seppellire tutto.
Buon Natale, crociati lancia in resta contro l’ideologia del gender (e cioè contro un’invenzione farlocca). Questi sono i vostri ideologi. Ditemi: da chi, da cosa, devono essere “difesi” i vostri figlioli?
Maria G. Di Rienzo
(da Lunanuvola's Blog, 24 dicembre 2015)
N.B. Il fatto che gli episodi di “Tonaca Selvaggia” qui riportati riguardino pratiche omosessuali non si traduce come omofobia o condanna dell’omosessualità: quel che in essi è sommamente riprovevole è l’ipocrisia, la corruzione, la menzogna e soprattutto la violenza su minori.