Centoventi anni fa, nel 1895, veniva pubblicato Il Canzoniere delle Alpi,1 l’opera poetica con cui Giovanni Bertacchi,2 all’età di 26 anni, si affermava come poeta e balzava alla notorietà nazionale come cantore della montagna.
L’originalità e l’attualità dell’opera:
«Nessuno ancora ritrasse con sì vividi e sicuri tocchi il mondo austero e magnifico delle Alpi». - «C’è in questo poeta un pittore. Un’anima tutta dipinta d’immagini».3
«In quest’opera poetica, anticipando il tempo in cui i cittadini cercheranno il loro sfogo, la loro passione e la poesia nella natura alpina, il poeta offre il modo umile e rigenerante di accostarsi a questa natura e di ristorarsi dalla stanchezza d’una ciarliera e chiassosa cultura metropolitana e dei mass media».4
Il Canzoniere bertacchiano è una raccolta di 45 liriche suddivise in 18 sezioni con una struttura unitaria. L’unità è data da un ordine logico-narrativo che vede il succedersi di poesie dagli argomenti comuni, e da un ordine biografico che colloca le poesie secondo l’evolvere della storia sentimentale del poeta con una donna che non ha un nome, anche se sappiamo che era una cantante e musicista di un paese del Lago di Como, Tremezzo.5
Ė, dunque, il canto nostalgico del poeta per la donna amata, che se inizialmente, in Fantasia nostalgica, è sua compagna, più avanti per circostanze a noi oscure, con la poesia Sogno sull’Alpi, le dà il definitivo addio, ma non la vorrà mai dimenticare;6 ma è anche e soprattutto il canto nostalgico del poeta per il paese natio e la familiare natura alpina, da cui suo malgrado dovette separarsi.
Sovra l’aperta pagina, stretti d’un nodo bianco
fantastica famiglia dormon dell’Alpi i fiori:
un edelweiss tra il muschio chinasi in atto stanco
e la vainiglia piega dell’arnica all’amor.
… con te sognan quei fiori…
Oh l’Alpi eterne…
Tu suoni, e i fiori sospirano: - A la natia dimora,…
(Da “Fantasia nostalgica”)
Oh perché non sei qui? L’alpestre rosa
Per te profuma questa landa estrema:
la migrabonda allodola disposa
il tuo nome a l’azzurro, e par che gema.
(Da “Sonetti alpestri”, V)
Addio!... nel malinconico poema de la vita
questa parola triste cupo un iddio vergò…
Sbocciata appena a l’anima la rosa ecco è sfiorita
che l’anima sognò.
E l’uom su l’arduo tramite degli anni affretta il piede,
cercando un fior novello pel fior che più non ha;
e triste al par di Fausto l’attimo bello ei chiede
a la fuggente età.
(Da “Sogno su l’Alpi”)
Il canto è sentito da Bertacchi come una necessità, in grado di lenire il dolore, così come fu sentito da Orazio, Petrarca e Leopardi, suoi illustri maestri:
- «s’acchetano col canto i neri affanni», (minuentur atrae/ carmine curae), Orazio, Odi IV, 11;
- «perché cantando il duol si disacerba», Petrarca, Canzoniere XXIII, 4;
- «al cielo/ Di dolcissimo odor mandi un profumo,/ Che il deserto consola», Leopardi, Canti: “La Ginestra o il fiore del deserto”;
e per Bertacchi il canto è ricordo: rinnovando ed eternando immagini ed affetti del passato, il dolore del distacco e della perdita s’acheta si disacerba e la deserta primavera de l’anima s’infiora.
Poiché il canto è ricordo.
… e come
tornan le rose, con fedel vicenda,
de l’anno a rinnovar la primavera,
tal di risorte imagini e di affetti
reduci dal passato la deserta
primavera de l’anima s’infiora.
(Da “Preludio”)
La Natura, inoltre, ispira al poeta una poesia filosofica che ricorda Leopardi:7
… a me
rinnova il suo dolcissimo profumo la vainiglia
chiedendomi di te.
(Da “Sogno su l’Alpi”)
Anche un'ora con te!...
Baciami adesso!...
Baciami ancora! Fievole memoria
saran fra pochi giorni i nostri baci;
e sol quassù le fredde aure fugaci
ne ridiranno la deserta istoria.
(Da 'Ultimo idillio', in “Momenti autunnali”)
O autunno, o morir dolce,
de la terra ne l’anno!
(Da “Morente ottobre”)
Passa: oh dolce questo rapido
trasvolar ne la quieta
valle bianca!
(Da “La slitta”)
… ma se l’Alpi son lunge, ecco l’amore
rinnovellarne in me rimembranze
… I miei monti son là…Come ti sento,
o nostalgia del bel mondo remoto!
(Da 'Exules in valle', in “Saluti da lontano”)
Anche una volta arridimi dal chiaro
nordico lembo, o vision del monte,
pria che l’estranio orizzonte
s’apra al viaggio senza fine amaro.
(Da 'L’alba della partenza', in “Saluti da lontano”)
O mio canto nostalgico, vanne a quell’erme sponde
ove smarrirsi è dolce senza tornarne più;
con l’aleggiar de l’aure, col mormorio de l’onde
vanne a morir laggiù!
(Da “Sogno su l’Alpi”)
In conclusione, l’invito di Bertacchi: al breve pellegrinar dell’anima, nel malinconico poema de la vita, cogli l’attimo bello a la fuggente età.
Luciano Angelini
1 Uscì presso la tipografia Chiesa e Guindani di Milano. Successive quattro edizioni usciranno presso Baldini e Castoldi a Milano, altre due a Sesto San Giovanni e a Piacenza.
2 Nato a Chiavenna nel 1869 e morto presso Milano nel 1942. Fu docente di letteratura italiana presso l'Università di Padova dal 1916 al 1938, quando lasciò volontariamente l'insegnamento prendendo posizione contro il fascismo. Fu autore di studi critici su Dante, Leopardi e Manzoni. La sua opera poetica più nota è Il Canzoniere delle Alpi. Intorno ai 60 anni, in concomitanza con l'uscita della sua ultima raccolta Il perenne domani, cominciò a scrivere poesie in dialetto chiavennasco. Queste sono pervase di nostalgia per l'infanzia e per i suoi luoghi d'origine. La sua poesia subì fortemente l'influsso di Pascoli sia per quanto riguarda la ricerca delle forme metriche sia per il caratteristico gusto per le descrizioni del paesaggio; e fece propria la 'poetica del vago e dell'indefinito' di Leopardi:
L’anima del poeta ama sovente
rapir de l’infinito Essere al grembo
le fuggenti armonie de l’indistinto,
le forme incerte de la vita; un’eco
fievol di cose, un pallido riflesso
di velato splendore, un tenue moto
di rimembranza. (da “Morente ottobre”)
3 Arturo Graf, “Anime di Poeti”, in Nuova Antologia, Torino, 1° aprile 1904.
4 Adriano Angelini, “Una perla Il Canzoniere delle Alpi d'un grande, ignorato, Giovanni Bertacchi” (articolo inedito).
5 “Giovanni Bertacchi, Il Canzoniere delle Alpi”. Tesi di Laurea in Lettere Moderne di Elisa Angelini, 2012.
6 Idem.
7 Bertacchi scriverà su Leopardi il bel saggio: Un maestro di vita. Parte prima: Il poeta e la natura (Nicola Zanichelli Editore, Bologna, 1917), che darà un notevole contributo ad una interpretazione più matura del pensiero leopardiano.