Firenze – Più che all'azione collettiva viene da pensare ad una isteria collettiva. Si fa un gran parlare in questi giorni della scandalo Volkswagen e delle class action nazionali, continentali e addirittura planetarie, pronte ai blocchi di partenza se non già iniziate (circa 80 class action già partite... class action in 22 Paesi... ecc. ecc., class action europea... sia chiaro, la class action europea NON esiste). E la class action diventa specchietto per le allodole per le associazioni di consumatori che, gridando allo scandalo, puntano –immaginiamo– a fare più associati...
Cerchiamo di fare un po' d'ordine e capire se e quali azioni potrebbero effettivamente partire.
DOMANDA. Che tipo di danni (risarcibili) ha cagionato la condotta della Volkswagen, a chi li ha cagionati e, se ci sono, quali i margini per una azione?
RISPOSTE
- Un primo danno sarebbe quello agli investitori Volkswagen, che hanno comprato azioni della società. È risarcibile il danno da crollo azionario? Sicuramente ha più chance di essere accolta una azione (di classe o meno) che chieda il risarcimento del danno all'investitore che al momento dell'acquisto delle azioni ha comprato a un prezzo X, prezzo fraudolentemente falsato dal fatto che le valutazioni della società erano gonfiate, e che quest'ultima in realtà aveva raggiunto quella quotazione di borsa (anche) tramite il trucchetto del software. Ipotesi. E quand'anche un danno ci sia veramente stato e sia provabile, quantificarlo non sarebbe semplice.
- Quanto allo sforamento delle emissioni (ossidi di azoto e polveri sottili nascoste dal software incriminato) occorrerebbe provare il danno alla salute subìto dai singoli, per il quale l'accertamento del nesso di causalità –cioè la diretta riferibilità del danno alla condotta che lo avrebbe cagionato– è difficilmente provabile.
In merito alle class action che vengono sbandierate in Italia per gli acquirenti di auto Volkswagen, la vicenda è tutta da vedere e la situazione deve ancora svilupparsi. E ciò perché:
- Bisogna innanzitutto capire quali auto vendute in Italia siano coinvolte. Occorrerà aspettare la campagna di richiamo, e far operare i meccanici. Operazione che avverrà senza costi per l'acquirente. Quale può essere allora il danno subito dall'acquirente (oltre al danno “morale” di esser stati convinti di aver acquistato un'auto con emissioni X e trovarsene invece fra la mani una che ha emissioni X più N)? Quale il concreto danno economico?
- Quell'auto avrebbe avuto un costo diverso se non ci fosse stato il trucchetto del software? È tutto da dimostrare...
- L'unico danno risarcibile potrebbe essere –ipotesi da non meccanici quali siamo– se le modifiche in seguito alla campagna di richiamo Volkswagen portino ad una diminuzione delle prestazioni dell'auto, o ad altri problemi che possano cagionare danni. Tutto da vedere. Anche grazie a perizie che possano convincere un giudice della concretezza del danno sofferto.
- Altro danno tutto da provare potrebbe verificarsi nel caso in cui l'intervento meccanico, a seguito della campagna di richiamo, abbia comportato un aumento dei consumi di carburante. Dal punto di vista probatorio quindi occorrerebbe un monitoraggio dei consumi pre e post intervento per evidenziare le eventuali discrepanze.
- Sulla conformità del veicolo alle caratteristiche dichiarate al momento della vendita... È sempre valida la garanzia del venditore –due anni– sui vizi di conformità? Si può provare che quella caratteristica era stata fondamentale nel determinare l'acquirente all'acquisto, magari anche grazie alla pubblicizzazione della stessa?
Situazione, quindi, non semplice. Che abbisogna ancora di tempo, anche per valutare appieno le iniziative della Volkswagen per cercare di porvi rimedio. Tempo che serve per meglio focalizzare e indirizzare l'eventuale class action che, nel nostro Paese, allo stato dei fatti è praticamente inutilizzabile.
Emmanuela Bertucci, legale Aduc