Un maestro. Gordon Mallet McCouch: americano di Filadelfia, cosmopolita per vocazione, ticinese per scelta. La parabola artistica di McCouch si è consumata per lo più nel vecchio continente e, ancor più nello specifico, nel Paese rossocrociato. Lasciati nel 1908, all'età di 23 anni, i natii States, approdato a Monaco di Baviera (per seguire i corsi di Johann Heinrich von Zügel) e già impegnato nella prima mostra del gruppo del Blaue Reiter, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale costringe lui e la moglie Xenia Slutskaja ad abbandonare la Germania per riparare a Zurigo. Da quest'ultima città, dopo l'intervallo di un anno per la militanza come volontario nell'esercito statunitense, McCouch si sposterà a Zugo e, infine, ad Ascona, in cui vivrà per sempre, sino alla morte avvenuta nel 1956.
Straordinaria è l'opera di McCouch: ricca e variegata per tecniche e contenuti, fra scarti e riprese, assimilazioni e contaminazioni, e tuttavia poco inquadrabile; accenti cubisti, piccole esplosioni espressionistiche, recuperi del figurativo, raccoglimenti intimistici, visioni d'interni, dark o brillanti che siano, fra il sublime e il cupo, studi psicologici ed effetti della luce. Un affascinante panorama che incessantemente si compone, scompone e ricompone, in una cifra estetica e programmatica del tutto originale.
Alla sua produzione la Pinacoteca Züst di Rancate (Mendrisio, Svizzera) dedica un'importante esposizione sino al 30 agosto. Campeggiano sulle pareti una quarantina di oli e non poche, magnifiche, incisioni. Interni e scorci paesaggistici si dipanano in un inesausto viaggio, ora sfrangiati ora geometrici ora piegati in lancinanti distorsioni – Strada, Sunset, Chiesa di San Lorenzo a Losone, Corte asconese... “Gli elementi vengono progressivamente imbrigliati dentro contorni scuri (cloisonnisme) o in zone di colore opposte: i filamenti leggeri delle opere precedenti si trasformano adesso in campiture in cui i diversi colori diventano superfici contigue. In maniera analoga ai colori, anche case e monti subiscono una metamorfosi: si semplificano e geometrizzano in superfici giocate sul contrappunto di linee e colori (a curve o a rette, a spigolo o smussate, caldi e freddi), mentre le figure umane si fanno più piccole e lontane. Sono passaggi importanti che documentano il palesarsi nel 1919 del crescente interesse di McCouch per l’articolazione cubista delle forme e la radicalizzazione del linguaggio, con edifici ed elementi del paesaggio che si fanno sempre più spigolosi e squadrati”.
L'evoluzione è a ogni modo continua e la tragedia appena scorsa, con il bagno di sangue e il dolore infinito procurato alle genti e alla Terra, ha spazzato via innumerevoli convinzioni. La comunità artistica non può fare a meno di interrogarsi sul senso della propria attività, sulla propria identità... “La realtà susseguente la Prima Guerra Mondiale era di una tale gravità che non poteva non riguardare anche l’arte e gli artisti, e spingerli ad interrogarsi sul senso e la funzione del fare arte di fronte a una situazione tanto inquietante ed in rapida evoluzione. In effetti il cosiddetto ‘ritorno all’ordine’ e alla moralità della pittura muoveva anche dall’urgenza di guardare in faccia la drammatica realtà del momento e implicava il ricongiungimento con la tradizione del classico: basti pensare a Morandi e Carrà o a Novecento nella vicina Italia. Non stupisce che anche Mc Couch ne abbia risentito: già a metà degli anni Venti, ad esempio nei ritratti della figlia Xenia Lilian (1924) e della moglie Xenia (1933), lontane memorie classiche (Dürer) si incrociano con sottili rinvii tanto alla Nuova Oggettività quanto a certa ritrattistica di de Chirico, Funi e Severini. Proprio questi richiami ci dicono che McCouch continuava a confrontarsi con quelle tendenze che, tanto a Nord quanto a Sud delle Alpi, spingevano verso il superamento delle avanguardie e per un ritorno ad una maggiore aderenza al reale e alla tradizione del mestiere: dalla Metafisica a Valori Plastici in Italia, dal ‘realismo magico’ alla Nuova Oggettività in Germania, per non dire di certo Neoclassicismo e Purismo in Francia. Non fu quindi solo una questione psicologica a riportare Mc Couch verso una pittura più aderente al vero: era un fenomeno più ampio che attraversava la storia dell’arte in Europa”.
Ma ancora una volta gli imprevedibili eventi della turbinosa Storia incidono sulla vita dei Paesi e degli individui. Monta una marea nera in Europa e soffiano nuovi venti, e sempre più prepotenti, di guerra. La Svizzera pare un'oasi nel deserto o un'isola “felice”. Ma l'isolamento produce ripiegamento, e così è anche nell'anima di Gordon. La sua pittura è ora intrisa di nostalgia, si fa quasi notturna, così come “le sue figure solitarie ed anonime colte non di rado in interni di bar e locali pubblici dalle atmosfere tenebrose, dalle luci sfatte, tra colori densi e ingrommati, stesi con più mani”. Il profumo, stordente, è quello dell'arduità esistenziale, e i lavori sono meravigliosi: Al piano, Au Cafè, Festa mascherata, Ballo mascherato.
Ripreso a viaggiare (Francia, Grecia, Spagna, Marocco, Italia, Stati Uniti), McCouch avrebbe tratto ispirazione di ampio respiro, come nel bellissimo Suk, olio su tela del 1948, o nei tanti acquarelli e nelle raffinate incisioni... “rapidi schizzi da cui traspaiono non solo grande sicurezza e indubbia maestria, ma anche il piacere dell’incontro e della vita espressi nella freschezza del disegno e nella immediatezza del colore. Si tratta di un corpus cospicuo ingiustamente messo in subordine, che va invece considerato complementare alla pittura e indagato nei rapporti con essa. È un McCouch che si riconcilia con il mondo quello che pulsa lì dentro e che ci appare da quelle carte, quasi tornasse a nuova vita”.
Grande è il senso di appagamento intellettivo ed emozionale che deriva dalla vista delle opere di Gordon McCouch. Fra luci e ombre, fra ripensamenti, malinconia e vitalismo, indagine interiore e pur meraviglia per la bellezza segreta del mondo. Rimangono negli occhi e nel cuore la figura dello scout, immagine degli esordi ma estremamente suggestiva, o la fuga del ciclista, breve macchia nera fissata in eterno, nella strada vuota, verso le montagne, verso un passo, verso un traguardo, verso un orizzonte cui ciascuno di noi è destinato. E Xenia, in cucina, di spalle, ritratto veristico con un quid di metafisico e, soprattutto, quadro d'amore.
Alberto Figliolia
Gordon McCouch. Un americano ad Ascona 1885-1956. Pinacoteca Cantonale Giovanni Züst, Rancate (Mendrisio), Canton Ticino, Svizzera. Fino al 30 agosto.
Orari: da marzo a giugno, da martedì a domenica 9-12, 14-17; luglio e agosto, da martedì a domenica 14-18; chiuso il lunedì, aperto tutti i festivi.
Biglietti d'ingresso: intero CHF 10.-/€ 9; ridotto (pensionati, studenti, gruppi) CHF 8.-/€ 7,20. Visite guidate su prenotazione, anche fuori orario.
Info: tel. +41 (0)918164791; decs-pinacoteca.zueste@ti.ch; www.ti.ch/zuest.