Firenze – Il magistrato in pensione Giancarlo Caselli avrebbe dovuto parlare ad un incontro presso la facoltà di Scienze Politiche all'Università di Firenze, ma l'opposizione di un collettivo di studenti, che lo ha pesantemente attaccato, lo ha indotto a rinunciarvi, nonostante Università e gestori dell'ordine pubblico fossero in grado -sembra- di garantire lo svolgimento dell'iniziativa. Tutto -forse- sarebbe rimasto nell'alveo della abituale dialettica se non fosse stato che l'ex-magistrato se l'è legata al dito e ha dato battaglia accusando gli studenti contestatori di essere delle canaglie e l'Università -rea, per lui, di troppo debole reazione- di avere una certa complicità. Fiumi di inchiostro sono stati versati perché le varie posizioni, essenzialmente di esecrazione dell'episodio in sé, si manifestassero. C'è chi ha anche ritenuto di proporre la cacciata dei collettivi di questi studenti dall'Università, oltre a lamentarsi dei tempi che furono, quelli in cui nessuno avrebbe mai contestato Caselli, e quindi tempi in cui sarebbe stata vigente la vera libertà d'espressione… quella che -secondo noi- viene chiamata tale solo perché non rimette in discussione i tuoi presupposti e i tuoi talmud.1
Noi, invece, siamo preoccupati per altro. Ci sta bene, per esempio, che il collettivo di studenti abbia i propri spazi nell'Università, anche se dicono e cercano di mettere in atto cose che non condividiamo. Così come ci sta bene che altri studenti -sinistra o destra poco importa- abbiano i loro spazi e luoghi di comunicazione delle loro opinioni. Spetta -secondo noi- all'istituzione e alle forze dell'ordine garantire che tutti abbiano i propri spazi, SENZA SOVERCHIARE QUELLI DEGLI ALTRI, quindi senza vincitori e vinti, ma attori delle dinamiche e dialettiche tipiche della libertà e della democrazia.
Ma come è potuto accadere che gli studenti anti-Caselli abbiano avuto la meglio? Noi crediamo che la responsabilità sia di Caselli stesso, che non ha voluto tollerare (intollerante anche lui) che ci fosse qualcuno che lo contestava. Come, lui, il Caselli della sinistra magistrale o magistrati di sinistra per eccellenza che -crediamo ne sia convinto lui e qualcun altro- ha dato tanto al nostro Paese, contestato da studenti che si dicono di sinistra anch'essi? È qui che è scattato nel nostro ex-magistrato la molla del vittimismo e del protagonismo: sarebbe stato più funzionale parlare in un'aula dell'Università dei propri convincimenti di come si combatte2 la mafia o non esserci, accusando un gruppetto di studenti di scalfire uno dei totem di questa battaglia della magistratura. È evidente che Giancarlo Caselli ha scelto di essere vittima, di non essere, per esempio, come il presidente di Bankitalia che di recente aveva parlato sempre nelle aule dell'Università di Firenze con il ronzio delle contestazioni a margine, anche perché per le vittime in genere c'è più visibilità. E così è stato. Bravo Giancarlo Caselli.
Noi temiamo che, grazie a Caselli, un'ondata di intolleranza ulteriore possa abbattersi sull'Università, negando spazi e visibilità a coloro che non si uniformano al pensiero dominante. Auspichiamo che dirigenti, studenti e professori non si facciano mettere i piedi in testa, grazie al Caselli di turno.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
1 Proprio come i “je suis Charlie” di Parigi, che il giorno dopo la manifestazione mettevano in galera chi parlava male dei loro talmud.
2 A noi, i magistrati che combattono qualcosa ci hanno lasciato sempre perplessi, convinti come siamo che il potere giudiziale non ha da combattere nulla contro nessuno, ma solo da applicare le leggi decise dagli altri poteri dello Stato.