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«Per fortuna digerisco anche i sassi». Le manovre al Senato e quelle col Vaticano
Il ministro Paolo Ferrero
Il ministro Paolo Ferrero 
27 Ottobre 2006
 
Nei primi giorni di questa settimana in Senato si sono succedute alcune vicende cui la stampa ha dato rilievo, rappresentadole in modo più o meno fantasioso, ma che vengono lanciate col nome di fase 2. Si tratterebbe di scaricare noi e forse An e formare un centro "istituzionale", per avere l'agio di fare una legge elettorale compaginata apposta per far emergere dal confronto elettorale solo due partiti, il partito democratico e quello della libertà. Sono operazioni alle quali per ora mancano i numeri. Tuttavia vengono tentate, mentre sullo sfondo tiene la tenace e intelligente, l'unica vera operazione di mutamento della maggioranza, quella della "grande coalizione caso per caso", portata avanti dall'Udc. Essa pure per ora senza forze sufficienti, ma pensata per tempi lunghi, insieme al progetto di ricomporre tutta la Dc, mirabile manifestazione di coraggio tenacia e culto della memoria, cui fa da contraltare a sinistra lo sport prediletto di fare spezzatini, per lo più nemmeno appetitosi, e dedicarsi a fare gli iconoclasti.
Dovendo dunque dimostrare che c'è un grande pericolo di sinistra, l'opposizione ha scelto come prima prova di forza il decreto sugli sfratti di Ferrero. E poi quello sulle modalità dell'immigrazione. Che sia stato un incidente o una trappola o una combinazione di stupidità e disorganizzazione o un più probabile mix di tutto ciò, con anche scambi di ammicchi bizantinismi e difficoltà costruite ad arte, non so, fatto sta che la pregiudiziale del decreto è stata bocciata, il decreto decaduto e l'opposizione ha cominciato a recitare (con un bel po' di precipitazione) la sceneggiata del governo che non ha più maggioranza, che deve rispondere del fatto politico del decreto bocciato ecc. ecc. Ferrero è poi venuto in aula a spiegare che cosa sta pensando per far rivivere entro il 29 novembre il decreto altrimenti gli sfratti partono e questa è la cosa che importa non avvenga. È stato come sempre preciso sobrio tranquillo: molto bravo. In conseguenza la votazione delle dimissioni di due senatori che sono nel governo è diventata una specie di prova del fuoco e l'aula si è riscaldata in improperi, gazzarre, urla da stadi, tifo da Roma-Lazio e altre piacevolezze, tutto fuor che buonsenso. Ma l'opposizione è stata battuta (anche sull'immigrazione) e i discorsi preparati per dimostrare che il governo non ha maggioranza sono stati verificati non veri. Ma prima Ferrero era stato dipinto come un pericoloso sovversivo che non ammette la proprietà della casa e fa un decreto che favorisce gli inquilini e schiaffeggia i poveri proprietari di case e altre scemate. D'Onofrio per solito controllato si è lanciato in una perorazione appassionata sul diritto alla casa, confondendolo (e non può non sapere che dice sciocchezze) col diritto di proprietà della casa come cifra della democrazia e altre stupidate, un altro senatore si è esibito nella frase: «Adesso che in Italia i comunisti sono al potere...» e fosse almeno vero.
La cosa per me più orrenda è che in tutto questo sembrava, se si tolgono gli interventi di sinistra, che degli sfrattati non importasse niente e che potessero tranquillamente essere considerati merce di scambio. Questa volta mi è risultato chiaro quanta distanza c'è tra la vita e la politica del palazzo e nello stesso tempo quanto sarebbe necessario riportare la politica vera anche nei palazzi. Insomma c'è da fare ed è anche un da fare appassionante, ma da agire tra ostacoli alienazione mediazioni giochi: costa fatica e più ancora stomaco. Per fortuna io digerisco anche i sassi.
* * *
Mentre a Vicenza continua la lotta della popolazione contro l'ampliamento dell'aeroporto dal Molin, Titti Valpiana, Francesco Martone e io abbiamo scritto una lettera aperta al ministro Parisi per invitarlo a prendere egli pure posizione contro, naturalmente facendo girare il testo a tutto il gruppo e allargando anche a chi voleva firmare nell'Ulivo e Verdi e Pdci. Ci è sembrata corretta e anche più efficace una iniziativa comune, che si affianca ad analoga tenuta alla Camera. Il ministro Parisi finora non ha risposto nemmeno a una mia vecchia interrogazione sullo stesso argomento e le avvisaglie della Finanziaria sulle spese militari fanno spavento, e certo troveranno ostilità da parte del gruppo e in particolare delle donne, non solo di Rifondazione-Sinistra europea.
Do conto intanto della questione degli aeroporti: a Pordenone, a proposito di Aviano, è partita una iniziativa da parte di un comitato di cittadini/e che denuncia il governo USA per violazione della sovranità italiana, dato che dagli aeroporti USA o NATO situati sul nostro territorio possono partire aerei per andare a bombardare o a portare armi o militari d'occupazione senza nemmeno interpellarci: ciò, tra l'altro, a parte l'inaccettabile azione in sé, ci fa anche diventare bersagli ovvi di rappresaglie magari terroristiche. C'è poi il progettato raddoppio del dal Molin, per ospitarci una aviotrasportata statunitense, che la Germania espelle: non vorremmo diventare la pattumiera dei reparti che altri paesi rifiutano. Sono stata di recente in Valtrompia e Ghedi continua ad essere preoccupante; adesso si annuncia il rilancio del vecchio aeroporto militare di Càmeri vicino a Novara, mentre Camp Darby e altre basi sono sempre attive, anzi Sigonella è stata raddoppiata. Tutto ciò configura una continuazione della politica subordinata agli USA di Bush e al suo folle progetto di dominio, che anche molti statunitensi mettono in dubbio e criticano. Inoltre se con l'impresa del Libano vogliamo mettere la politica al primo posto e non le armi, che seguono solo per garantirla, fino a quando non saremo riusciti ad avviare un serio progetto di Corpi civili di pace (ma ci stiamo pensando insieme alle associazioni e anche come parlamentari), ciò deve pur configurare una reale mutazione delle nostre priorità nella politica internazionale.
A Bologna in una riunione sul disarmo e a Verona al seminario del movimento nonviolento, la questione degli aeroporti è stata spiegata, e molto bene accolta la proposta di fare una iniziativa che ponga sotto analisi e accusa appunto tutta .la questione "quale difesa?" a partire da un convegno sugli aeroporti di Aviano Vicenza Ghedi Cameri Sigonella ecc. A mio parere se si affrontano a uno a uno, il rischio è che pressioni sulla popolazione col ricatto occupazionale o con forme di nazionalismo militarista che sono state molto ampiamente costruite nell'ultimo decennio e giocando sul tema della paura e della "sicurezza", si rischia di perdere punto per punto. Invece presentare tutta la questione e farci su una campagna, cioè far capire all'opinione pubblica che tutto il territorio nazionale è sotto sovranità limitata e che potremmo trovarci coinvolti in vicende che non abbiamo mai deciso, può dare forza e consenso: si tratta infatti di ricostruire una cultura non militarista che è stata cancellata nell'ultimo decennio. E sostituita da un simbolico e da un linguaggio da crociate.
E a proposito di crociate, sono convinta che il tentativo del Vaticano di lanciare un progetto di dominio politico sull'Italia per poter rilanciare il potere religioso è destinato a fallire perché è antistorico. Ma i disegni anstistorici non sono perciò meno pericolosi, anzi sono pericolosi proprio perché antistorici. Bisogna lottare contro di essi. Non mi rassegno ad ascoltare in Senato discorsi che fanno corticircuiti tra politica e religione, tra potere politico e potere religioso. Tra scelte politiche e parole del papa: non ci riguardano, per lo più non le condividiamo: si può reagire con la rabbia di Imma Barbarossa o con la pungente e ferma leggerezza di Lea Melandri, ma non se ne può propriamente più: che la religione sia usata per costruire schieramenti politici è operazione squallida e che introduce nel dibattito politico questioni sbagliate. E pericolose comunque perché si oppongono a qualsiasi rinnovamento. Infatti, se si volesse fare un bilancio storico serio dei papi recenti, non si potrebbe certo prescindere da Paolo VI, il più avanzato e sconfitto tra essi. Papa Montini, un intellettuale europeo critico e dubbioso e inquieto: ma lanciò il motto della pace preventiva, parlando come capo di stato all'assemblea generale delle N.U. rivoltando il vecchio motto latino “si vis pacem, para bellum - se vuoi la pace, prepara la guerra” in “si vis pacem, para pacem - se vuoi la pace, prepara la pace”. E quanto alla sfida della secolarizzazione non pensò di fronteggiarla con operazioni di potere, ma ridisegnando una chiesa povera di beni terreni e ancor più povera sul terreno delle glorie e dell'autorità culturale, non più esperta di politica e di economia da depositare in encicliche, ma esperta solo di umanità.
Naturalmente fu cancellato peggio di papa Luciani, come si vede: non era telegenico, proprio no, né da vivo, né da morto. Invece di una chiesa povera i suoi successori puntano su una chiesa ricca e potente, mediatica e superstiziosa, del tutto in linea con l'irrazionalismo dei culti più vari: per i teologi vale la ragione (la sana ragione illuminata dall'alto), ma per i popoli il supermercato dei santi fatti a decine. Solo di ricchezze secolari si giova, facendo risplendere, se fosse sottratta alla damnatio memoriae cui è sottoposta, la coraggiosissima operazione di un uomo che dubitava del mondo, non della nuda fede. E chi se lo ricorda? passano agli schermi Giovanni Paolo e Benedetto, questi pure non proprio telegenico, però utile al neoliberismo e non ostile alle ragioni di stato di alcuni stati: che si vuole di più? se si deve cedere sulla legge 40, sulle unioni civili, sulla scuola pubblica e in cambio si può avere l'appoggio elettorale del papa, si vedrà: Parigi val bene una messa e anche qualche palazzo forse, o no?
 
Lidia Menapace

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