»» Il cieco
tra Alberto Giacometti
mi sei stirpe e nelle asce/ buio (...) non si ha alba in rame (...) pane nel busto/ scritto annulla lo scritto, il gesto il primo gesto (...) per l’essenza forgiata in apparenza (...) che la mano/forgiata nel gesso/forgia/fino al ventre d’argilla/lì è il tuo seme/dove la madre muore/il bronzo (...) togli dalla pelle la pelle,/ fai una parola che muoia (...)/ la linea retta scava e/ miracola/ deforma l’appartenenza e/ ritorna/ frana in te/ la carne del figlio (...)/ dove il tessuto geme/ tu sei colonna/ che fonde nella piega/ oltre l’alba che si versa in cera (...)
Lo scalpello del poeta Paolo Fichera liscia l’arroventata anima della pietra del nostro corpo caduco,
deformandolo come il Maestro ne ricavava l’occhio allo scavare della pelle stessa sull’osso:
«Per me l’apparenza e l’essenza sono la stessa cosa».