Un milione e 300mila euro al giorno. Ecco quanto costa, complessivamente, la carcerazione preventiva allo Stato. A dirlo è l’Associazione Italiana Giovani Avvocati (Aiga), che denuncia: oggi un detenuto su cinque è rinchiuso in cella senza neanche aver subito una sentenza di primo grado. Un problema, quello delle “manette facili”, che incide notevolmente anche sulle casse pubbliche.
Al 30 aprile scorso, secondo i dati del ministero della Giustizia, su 59.683 detenuti, ben 10.389 persone (cioè il 17.40% dell’intera popolazione carceraria italiana) risultavano in attesa di giudizio. “Presunti innocenti” dice la Costituzione, “reali carcerati” risponde il sistema giustizia.
E i calcoli sono presto fatti: basta moltiplicare il prezzo giornaliero che ciascun detenuto costa allo Stato (nel 2013 la cifra era 124,96 euro) per il numero dei carcerati in regime di custodia cautelare e il gioco è fatto. Un milione e 300mila euro, appunto. Non certo bruscolini. Anzi.
Certo, i giovani avvocati del Belpaese rilevano anche che quest’anno il numero dei detenuti in attesa di un giudizio è calato rispetto ai 12.439 del gennaio 2013, mese in cui è stata emanata la sentenza Torreggiani che ha condannato l’Italia a risarcire i detenuti per le condizioni disumane e degradanti che erano costretti a subire nelle patrie galere. Tant’è, il numero dei detenuti che non hanno ancora sentito una pronuncia del giudice rimane alto e poco rassicurante.
Senza contare che queste cifre lievitano se allarghiamo lo sguardo anche agli altri gradi di giudizio e non ci fermiamo al primo. A fare il conto è stato, questa volta, il Centro Studi di Ristretti Orizzonti: il totale dei detenuti che aspettano dietro le sbarre una sentenza definitiva è pari a 21.324 persone, di cui 5.589 ancora alle prese con la Corte d’Appello mentre 3.877 attendono una pronuncia della Cassazione.
Una situazione a dir poco imbarazzante. Anche perché, stando alle statistiche, circa la metà dei detenuti in custodia cautelare, una volta pronunciata sentenza, viene giudicata innocente. Tante scuse e arrivederci.
Ma come funziona la custodia cautelare in carcere? L’articolo 275 del codice di procedura penale prevede che sia applicata solamente quando le altre misure si rendono inadeguate al caso di specie: insomma, è una sorta di extrema ratio. Sulla carta, almeno. Si può applicare solo in tre casi, specifica il codice: pericolo di fuga, di reiterazione del reato e di turbamento delle indagini. In realtà la custodia cautelare può durare fino a 6 anni e, nella pratica, viene oramai percepita come una sorta di anticipazione della pena. In barba a qualsiasi principio costituzionalmente garantito in tema di presunzione d’innocenza.
C’è da dire che a gennaio la Camera ha approvato una riforma per ridurre l’uso (cioè l’abuso) che in questi anni se ne è fatto proprio del carcere preventivo. Ora il testo deve passare al Senato, completo di un emendamento che obbliga a una relazione governativa da presentare, ogni anno, davanti al Parlamento: statistiche dettagliate, tipologie di reato per cui è stato varato il ricorso alla misura, andamento dei procedimenti.
Claudia Osmetti
(da Libero, 5 giugno 2014)