La notizia per fortuna non è unica, ma certo rara, e parla di alcune persone occidentali, vissute nella parte "buona" del mondo, che decidono di impegnarsi per le popolazioni più povere, disperate e dimenticate del globo.
Samaritani si sarebbe detto un tempo, volontari oggi, comunque persone di cuore e coraggio in qualsiasi epoca siano vissute. Il nostro caso parla di un piccolo gruppo di volontari che andranno nelle prossime settimane per un mese nel sud del Sudan per continuare un’opera iniziata un paio d’anni fa, la costruzione di un ospedale. Protagonisti sono Peter Taliente e Resi Boninchi ormai da anni impegnati nel volontariato e con numerose esperienze di lavoro nella sanità in Africa. Da alcuni anni fanno parte dell’associazione Per Terre Remote che opera nel Sud Sudan, una delle zone più povere del mondo lambita negli ultimi anni da guerre e faide sanguinose. Terra martoriata e senza risorse che vive come molte zone del mondo di aiuti umanitari che arrivano dalle Nazioni Unite e che spesso, a dire il vero, sono un elemento non indifferente di business… sulla pelle di chi muore di fame ovviamente. Organizzazioni umanitarie, associazioni e organizzazioni non governative che spesso e volentieri intravedono nella beneficenza del mondo ricco a quello povero spazi di ombra dove intrufolarsi per trarre qualche profitto. Una nota di acidità forse poco giustificata ma come si dice a pensar male… tanto è vero che in una zona come il Darfur, noto alle cronache per le guerre e luogo tutt’altro che appetibile, sono numerose le richieste di intervento delle ONG, ovviamente tutte legate a progetti finanziati dalle varie strutture delle ONU, dalla FAO in giù. Questo per dimostrare quanto possa stridere il partire di un piccolo gruppo di persone che non solo si impegna ma ci mette anche del suo per andare ad aiutare gli ultimi degli ultimi. Peter e Resi hanno iniziato questa avventura che oggi ha coinvolto oltre cento famiglie valtellinesi in una catena di solidarietà che ha permesso di realizzare già molto, una prima parte dell’ospedale di Turalei con un’ottantina di posti letto.
Una goccia nell’oceano si potrebbe dire visto il contesto, Turalei infatti è solo uno degli esempi di città che si sono popolate in questi mesi dopo la fine della guerra, poli di attrazione verso i quali sciamano migliaia di persone. Villaggi che diventano città che di giorno in giorno vedono crescere la popolazione e di conseguenza i problemi. Peter e Resi andranno non solo ad "avviare" l’ospedale ma anche a formare il personale, i dottori ma anche le infermiere che avranno un ruolo molto importante nel trasmettere quelle norme di igiene e prevenzione che sono fondamentali in un ambiente in cui le cure sono tutt’altro che garantite per tutti.
L’impegno è gravoso ma basta guardare negli occhi i due protagonisti per capire che la voglia di aiutare è più forte e che non saranno le fatiche di questa missione morale a togliere loro il sorriso e la forza. Certo, come si dice, è l’unione che la fa… la forza, quindi chi volesse sostenere il progetto dell’ospedale di Turalei può contribuire versando un contributo (Banca Popolare di Sondrio, c/c 60000 e Credito Valtellinese c/c 80000).
Andrea Gusmeroli
(da Tirano & dintorni, ottobre 2006)