Roma, li 24.VII.1922
Cara Mary, ho apprezzato assai la sua lettera, che mi giunse il giorno stesso in cui le scrissi la cartolina, con tutto il suo contenuto. Ho idea che lei debba essere alquanto cresciuta e che si sia fatta più bella. Tutto questo si vede dalla calligrafia. Ed io che ero abituato e chiamarla cara Mary, piccola Mary penso che tra poco non potrò più permettermi certe affettuose libertà d’espressione, gentilissima signorina. Finché ci entrerà di mezzo qualche terzo incomodo e allora addio signor Cardarelli “le stringo affettuosamente la mano”. Come vede, benché ci riesca poco, sono in vena di scherzare. Certo è che mi accorgo di aver contratto, insieme col vizio di fumare e di star su la notte, anche il vizio di San Remo e sarà una vera prova di forza se riuscirò a scamparla almeno per quest’anno, senza escludere la possibilità di una visitina in autunno che sono sempre deciso ad effettuare. Certe sere, affacciato alla finestra della mia camera (ora abito all’Hotel Vittoria davanti a Villa Borghese) guardo il cielo e mi pare di essere ancora all’hotel Milano – e che si tratti di un’altra estate, d’un altro paese. Manca il mare ma non il vento di mare. Il mio cuore è sempre quello, dubitoso, scontento e affannato. E tutto ciò mi dà delle leggere impressioni di smarrimento e di confusione, come se fossi silenziosamente impazzito. Del resto si nasce pazzi, come si nasce poeti. Forse lei mi capisce più di quello ch’io non dica? Volevo concludere che intanto è meglio ch’io parta da Roma. Andrò dunque in Austria alla fine del mese. Partiamo io, Saffi, sua moglie e qualche altro amico. Là troveremo Barilli, già istallato. Faremo una piccola colonia felice. Si tratta di partire alla conquista di qualche miliardo di corone. Io ho proposto l’acquisto di un moro per il trasporto del monumentale tesoro. Vivremo come nababbi. Scorreranno fiumi di birra, eleveremo montagne di salamini. Per le strade cammineremo gettando corone come i coriandoli di carnevale; e finiremo per essere rimpatriati dalla questura.
Non le posso dare per ora il mio indirizzo perché non so dove andremo a finire. Il luogo di ritrovo è Graz, (a cinque lire, secondo l’espressione di Barilli) da Vienna. Da lì ci spargeremo un po’ da per tutto. In quanto a me ho poi delle vaghe intenzioni di rimanerci per qualche tempo solo, partita la compagnia. Ma siccome non ne parlerò con nessuno, così tralascio di parlarne anche a lei. Dall’Austria le scriverò e soprattutto le manderò molte cartoline, giacché non so se ella sappia che Germania e Austria sono i paesi delle cartoline. E le darò avviso della mia partenza. Intanto fino alla fine del mese io rimango a Roma. Mi scriva subito se può perché mi farà tanto piacere.
A rivederci cara Mary, si ricordi di me e saluti cordialmente tutti i suoi.
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