Regia: Damiano Damiani. Soggetto: Damiano Damiani. Sceneggiatura: Enrico Ribulsi, Sofia Scandurra. Consulente Giuridico: Avv. Ludovico Corrao. Montaggio: Antonio Siciliano. Fotografia. Franco Di Giacomo. Musica: Ennio Morricone. Direzione Musica: Bruno Nicolai. Scenografia: Umberto Turco. Direttore di Produzione: Pasquale Petricca. Produzione: Pac Esplorer Film. Aiuto Regista: Mino Giarda. Genere: Drammatico. Durata: 108’. Interpreti: Ornella Muti, Alessio Orano (doppiato da Michele Gammino), Pierluigi Aprà, Tano Cimarosa, Joe Sentieri, Amerigo Tot, Enzo Andronico, Salvatore Vaccaro, Sandro Arlotta, Diego Morreale, Mariella Palmich, Giuseppe Lauricella, Joceline Munchenbach, Fortunato Arena, Prassede Nogara, Salvatore Moscardini, Gaetano Di Leo, Francesco Tranchina, Franco Marletta.
Damiano Damiani gira un film drammatico, ambientato in una Sicilia governata da mafia e omertà, dove regna l’istituto del matrimonio riparatore e le donne devono sottostare al volere degli uomini. Francesca Cimarosa (Muti), è una bella quindicenne, figlia di contadini, che subisce la corte serrata di Vito Juvara (Orano), giovane boss mafioso. I genitori della ragazza vedono bene il matrimonio, ma la ragazza respinge il fidanzato perché non sopporta di essere trattata come un oggetto. Il boss rapisce Francesca e la sottopone al rito arcaico della fuitina – la fuga d’amore – che si dovrebbe concludere con il matrimonio riparatore dopo la consumazione del rapporto. Damiani mette alla berlina una consuetudine arcaica, nel 1970 ancora ben salda in Sicilia, basata sul fatto che la donna disonorata non avrebbe più trovato nessuno disposto a sposarla se non avesse acconsentito alle nozze riparatrici. La tradizione era recepita in toto dal nostro Codice penale, contro il quale regista e sceneggiatori pongono la loro attenzione. Francesca reagisce all’imposizione, esponente di un femminismo ante litteram, denuncia il violentatore ai carabinieri e produce scandalo in paese. Alla fine i genitori cedono al volere della figlia, firmano la denuncia e ne avallano la ricostruzione, convincendo i carabinieri ad arrestare il boss mafioso. La storia è ispirata alla vicenda reale di Franca Viola, anche se il regista nega, una ragazza che nel 1966 si ribellò alle usanze sicule rifiutando di sposare il suo stupratore.
La moglie più bella è il primo film interpretato da Romana Rivelli, in arte Ornella Muti, che ha proprio 15 anni come la protagonista, visto che è nata a Roma il 9 marzo 1955. Ornella è la seconda di due sorelle, la prima si chiama Claudia Rivelli e si ricorda come discreta interprete di molti fotoromanzi. La sorella è attrice in un modesto film di Nando Cicero (Due volte giuda, 1968), posa per servizi fotografici e partecipa a sfilate di moda, ma non riesce a sfondare. Claudia è artefice della fortuna della sorella perché la invita a posare insieme a lei per la pubblicità di un negozio romano. Il caso vuole che le sue foto finiscano in mano a Damiano Damiani che la scrittura per La moglie più bella (1970). Altre fonti raccontano la leggenda delle sorelle che si presentano insieme al casting del regista, Romana accompagna Claudia che dovrebbe sostenere il provino, ma Damiani la vede e subito la sceglie. L’idea dello pseudonimo con reminiscenze dannunziane è del regista, anche se la motivazione ufficiale è che esiste un’attrice di nome Luisa Rivelli. Damiano Damiani riferisce: “L’ho chiamata Muti perché quando girò con me il primo film non diceva una parola”. Lo pseudonimo pesa sulla giovane attrice come una croce, chiede di essere chiamata con il vero nome, ma ormai tutti la conoscono per Ornella Muti. La giovane attrice interpreta Francesca Cimarosa, non è un’esperienza facile perché viene immersa in un mondo che non conosce, circondata da gente che pretende il massimo. Il film riscuote un successo straordinario al punto di risucchiare la giovane interprete nei meccanismi del cinema. La moglie più bella è una pellicola galeotta, perché Ornella conosce sul set l’affascinante Alessio Orano, idolo delle ragazzine, che rimane stregato dall’attrice, comincia a frequentarla fino a decidere di abbandonare la fidanzata per andare a vivere con lei. Alessio Oramo è il primo uomo di Ornella Muti e il loro rapporto sarà piuttosto tormentato. La decisione di vivere insieme matura durante le riprese del secondo film che interpretano: Il sole nella pelle (1970) di Giorgio Stegani.
Rassegna critica. Paolo Mereghetti (due stelle): «Dopo Il giorno della civetta, Damiani analizza i meccanismi dell’omertà e dell’onore dall’interno, mettendo sullo sfondo le forze dell’ordine. Il risultato trova limite nel didascalismo e nei toni gridati, notevole però il lavoro sulle rovine di Gibellina, che parlano più di qualunque denuncia. La quindicenne ed esordiente Muti mostra grande energia, anche se il suo personaggio sembra ricalcato sulla Sandrelli di Sedotta e abbandonata». Morando Morandini (due stelle e mezzo per la critica; tre stelle per il pubblico): «Damiani costruisce un film debole dal punto di vista psicologico dei personaggi, ma coinvolge lo spettatore nel dramma e lo fa riflettere». Pino Farinotti concede tre stelle ed è il più vicino al nostro giudizio su un film che gode di una grande colonna sonora e di una fotografia sicula perfetta. Girato tra Cinisi, Partinico e Gibellina, resta un grande affresco sulla campagna e sul sottoproletariato agricolo siciliano. Tano Cimarosa recita con il vero nome ed è perfetto come padre tradizionalista, così come Joe Sentieri è un ottimo esponente del sottoproletariato. Bravo anche Alessio Orano che – una tantum – va oltre il bel volto da fotoromanzo. Ornella Muti è una grande scoperta.
Gordiano Lupi