Jwaneng Weekend
Like an ostrich egg nestling on a tuft of grass
The calabash is cupped
By calloused hands
And passed on its cyclical
Yourney of long-drawn swigs.
The calabash is the egg
Fragile with liquescent life
Vivifying the chapped
And ash-coloured lips
That rub against its rim.
The earthen coolness of the calabash
Draws the men of Jwaneng
To this shanty spot
Like cattle towards
A sandy water-hole besides
A shady motlopi* tree.
And when they have
Slurped their share
They lick their sorghum-frothed lips
Like heifers after suckling
From a milk-abundant udder.
The weekend is measured
By the numerous dips
Into the gourd of plenty
And the weight of the pocket
And the length of tales told
And heartiness of the laughter.
At night the men step on
Their unsteady way home
Feeling light of heart
And empty of pocket
To fall into the heaviness
Of sleep in the warmth of a waiting bed
And the angry demands of a hungry household.
* Motlopi: a succulent wild fruit.
Weekend a Jwaneng
Come uovo di struzzo
Annidato su un ciuffo d’erba
La zucca come coppa
È tenuta da mani callose
E passata nel suo viaggio
In giro di sorsate lunghe.
La zucca è l’uovo
Fragile di liquida vita
Che vivifica labbra screpolate
E grigiocenere
Che ne sfregano il bordo.
La frescura terrosa della zucca
Guida gli uomini di Jwaneng
A questo posto di baracche
Come bestiame verso
Una pozza d’acqua sabbiosa accanto
A un ombroso motlopi.*
E quando hanno bevuto
La loro parte
Si leccano le labbra schiumose di sorgo
Come giovenche che hanno succhiato
Da una mammella gonfia.
Il weekend è scandito
Da numerosi tuffi
Nel recipiente dell’abbondanza
E dal peso della tasca
La lunghezza delle storie
La cordialità della risata.
A notte vanno gli uomini
Col passo insicuro verso casa
Il cuore leggero
La tasca vuota
Per cadere nel peso del sonno
Nel calore di un letto in attesa
E le richieste adirate di una moglie affamata..
* Motlopi: un succulento frutto selvatico.
(Da Nell’aria inquieta del Kalahari, LietoColle, 2010)