Papa Francesco, questo pontefice venuto da quasi la fine del mondo, continua a riservare piacevoli sorprese. Ieri se n’è andato in visita quasi privata al centro di accoglienza “Astalli” di Roma; ha incontrato decine di rifugiati, ha detto che è dovere di ciascun cristiano accogliere la persona che arriva, chinarsi su chi ha bisogno e tendergli la mano. Poi ha parlato dei conventi vuoti che devono diventare luoghi di rifugio per chi rifugio non ha, e non devono servire alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare soldi.
Bisogna stare attenti a questo papa. Attenti a quello che dice, e attenti perché possa continuare a dirlo. Domenica, per esempio, papa Francesco ha denunciato senza mezzi termini non solo l’orrore della guerra, ma chi le guerre le alimenta, le nutre, perché sono fonte di enormi guadagni. In una parola, il complesso militare-industriale, quell’enorme apparato di potere che condiziona le scelte di governi e paesi.
Quello delle armi è un affare di dimensioni colossali, al pari di quello della droga. Secondo un recentissimo rapporto delle Nazioni Unite, smerciare armi garantisce ai cartelli criminali qualcosa che oscilla tra i 170 e i 320 milioni di dollari l’anno; ma è una stima approssimata per difetto. Il fatturato complessivo infatti ammonterebbe a circa cinque miliardi di dollari. Il traffico di armi legale ha un fatturato di circa 100 miliardi di dollari. Ogni anno. I “mercati” di questo traffico, il vicino Medio Oriente, l’Asia sud orientale, l’Africa sub sahariana. Per il SIPRI di Stoccolma il paese che maggiormente esporta armi sono gli Stati Uniti, con un buon 30 per cento del mercato. LA Russia controlla il 26 per cento; seguono Germania, Francia, Cina, Israele, Regno Unito.
Gran parte delle armi utilizzate dai ribelli siriani che combattono il regime di Assad, provengono dal mercato illegale: 4mila dollari per i razzi Katiuscia, 1.500 dollari per armi anticarro. Ma costosi sistemi d’arma vengono assicurati al regime siriano e a Hezbollah dall’Iran, che arma anche il Sudan e l’Eritrea; e grazie alla rete di contrabbando, in Mali e in Nigeria. Sono le questioni, i problemi che Marco Pannella cerca di sollevare da anni. Ora queste cose le dice papa Francesco, che rende omaggio ai profughi morti in mare, abolisce l’ergastolo, promuove giorni di digiuno di massa per convincere i potenti ad adottare altre politiche da quelle della guerra…
Papa strano perché persona capace di gesti straordinari, che meravigliano, coerente, umano. La straordinarietà e la stranezza di chi è “normale”. Non smetterà di sorprenderci e meravigliarci, questo papa.
Valter Vecellio
(da Notizie Radicali, 11 settembre 2013)