In Principio
Un segno forte della volontà del Vaticano di riannodare un rapporto con l’arte contemporanea dopo oltre un secolo di divorzio
Creazione, De-Creazione, Ri-Creazione
L’arte contemporanea è al centro degli interessi del Pontificio Consiglio della Cultura perché costituisce una delle espressioni più significative della cultura di questi decenni. Per ora niente più che un esperimento, «un seme» o meglio, come spera il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e regista dell’operazione, «un germoglio per iniziare un percorso».
Così si è deciso di promuovere, per la prima volta, la partecipazione della Santa Sede alla Biennale Arte 2013. Il progetto rappresenta, dunque, non solo una straordinaria novità, ma risponde a uno degli scopi del Dicastero, ovvero instaurare e incentivare le occasioni di dialogo con un contesto sempre più ampio e diversificato.
Per questa prima partecipazione è stato scelto un tema fondamentale per la cultura e la tradizione della Chiesa, nonché fonte ispiratrice di moltissime opere che hanno segnato la storia dell’arte: il racconto presente nel primo libro della Bibbia, la Genesi.
In particolare sono stati scelti i primi undici capitoli, dedicati al mistero delle origini, all’ingresso del male nella storia, alla speranza e ai progetti degli uomini dopo la devastazione simbolicamente rappresentata nel diluvio. Un ampio lavoro collegiale sulla molteplicità dei temi offerti da una sorgente così inesauribile ha portato all’individuazione di tre nuclei tematici sui quali gli artisti coinvolti hanno accettato di misurarsi: la Creazione, la De-Creazione, la Nuova Umanità o Ri-Creazione.
Il tema della Creazione si concentra sulla prima parte del racconto biblico, quando l’atto creativo prende forma, tramite la Parola, nel soffio dello Spirito, generando le dimensioni del tempo e dello spazio e ogni forma di vita, fino agli esseri umani.
La De-Creazione intende focalizzare l’attenzione sulla scelta dell’uomo di contrapporsi al progetto originario di Dio, attraverso forme di distruzione etica e materiale come il peccato originale e il primo omicidio (Caino e Abele), che ci permettono di riflettere sulla “disumanità dell’uomo”. La violenza e la disarmonia che ne scaturiscano innescano un nuovo avvio nella storia umana, che inizia con l’evento di punizione-purificazione del diluvio universale.
Il momento del viaggio, della ricerca, della speranza, rappresentato nella narrazione biblica dalle figure di Noè e della sua famiglia e poi da Abramo e dalla sua discendenza, porta infine a disegnare una Nuova Umanità e una creazione rinnovata, dove un profondo e interiore mutamento restituisce senso e vitalità all’essere e all’esistere. Ognuno di questi aspetti ha costituito un dialogo vitale tra Vaticano, nella figura del card. Ravasi e gli artisti selezionati, come segno di una moderna e rinnovata committenza.
Il tempo della Creazione è stato affidato a Studio Azzurro, che ha fatto dell’immagine immateriale, della luce, dello stimolo sonoro e sensoriale, la base della propria ricerca, riflettendo sulla dimensione percettiva dello spazio come luogo dell’interrelazione, attraverso un meditato utilizzo dei nuovi media. Questo lavoro innesca un dialogo ricco di echi e di rimandi tra il regno vegetale e animale e la dimensione umana, che porta con sé, attraverso il ricordo, altre e personali narrazioni delle origini, all’interno di un piano interattivo che diventa anche attraversamento temporale.
Per la De-Creazione i curatori hanno trovato opportuno che il tema emergesse con forza esplicita, capace di far convergere le questioni più attuali. Le fotografie di Josef Koudelka sono state scelte e disposte dall’artista in una precisa sequenza dalla straordinaria potenza evocatrice, in cui emergono temi come la distruzione della guerra, il consumarsi materiale e concettuale della storia attraverso il tempo, i due poli di natura e industria. Sono immagini che denunciano un mondo in abbandono e ferito, e allo stesso tempo si rivelano in grado di trasformare frammenti di realtà in opere d’arte ai limiti dell’astrazione.
Il momento della Nuova Umanità o Ri-Creazione ha fatto convergere l’attenzione della commissione scientifica sull’attività di Lawrence Carroll, e in particolare sugli aspetti del suo lavoro legati ai materiali di recupero e ai processi di trasfigurazione, che nelle opere si rivelano concreti e simbolici allo stesso tempo. Un’elaborazione che, meditando anche sulle esperienze dell’Arte Povera, attua un’azione continua e ciclica di riparazione/erosione, congelamento/disfacimento, pausa/riattivazione e reintroduzione degli oggetti nel circuito temporale, facendo coesistere fragilità e monumentalità.
Perché si è giunti ad un divorzio tra chiesa ed artisti? Il Padiglione della Santa Sede ripropone il quesito che tanto aveva turbato Papa Montini.
L’omelia agli artisti riuniti nella Cappella Sistina il 7 maggio 1964 è alla base della svolta che, dopo cinquant’anni, ha portato la Chiesa alla Biennale.
«Noi abbiamo bisogno di voi», ha detto Paolo VI agli artisti, «perché compito del nostro ministero è di predicare e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il mondo dello spirito, dell’invisibile, dell’ineffabile, di Dio. E in questa operazione, che travasa il mondo invisibile in formule accessibili, intellegibili, voi siete maestri». E aveva continuato: «Bisogna ristabilire l’amicizia tra la Chiesa e gli artisti. Voi ci avete un po’ abbandonato, siete andati lontani, a bere ad altre fontane, alla ricerca sia pure legittima di esprimere altre cose; ma non più le nostre». E ammetteva poi: «vi abbiamo fatto tribolare, perché vi abbiamo imposto come canone primo la imitazione, a voi che siete creatori (…). Vi abbiamo talvolta messo un cappa di piombo addosso, possiamo dirlo: perdonateci! E poi vi abbiamo abbandonato anche noi (…). Vi abbiamo peggio trattati, siamo ricorsi ai surrogati, all’ “oleografia”, all’opera d’arte di pochi pregi e di poca spesa (…)».
Parole che ispirano quelle di oggi del cardinale Ravasi, che però deve constatare:
«Quel discorso non ha avuto seguito. Né la Chiesa né gli artisti hanno raccolto la provocazione».
L’unico esito sarà la nascita, nel 1973, della sezione Arte Contemporanea dei Musei Vaticani. Come non apprezzare, oggi, la generosa e aperta attività del Centro San Fedele e della Raccolta Lercaro (guidate entrambe con sapienza da padre Andrea Dall’Asta).
Mentre la vergognosa pseudo–vendita dell’Istituto di Cultura Casa Cini di Ferrara (donazione del conte Vittorio Cini ai giovani e alla cultura), ha portato al disfacimento, da parte di una curia e di un vescovo insensibile alla cultura, di una delle Raccolte d’arte tra le più prestigiose d’Italia (con donazioni da parte degli artisti, della collezione dei Principi Alliata e della Raccolta di Franco Farina) che la sapienza e intelligenza di don Franco Patruno aveva fatto vivere nella città estense, con un dialogo di “amore” continuo con gli artisti, i giovani e il pubblico. Ferrara vivrà, per sempre, con questo “lutto” e con la memoria di uno dei momenti più tragici e neri (insieme al terremoto), della sua storia, perché l’incuria clericale ha preferito distruggere la gioia della “bellezza”.
Maria Paola Forlani