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Gli studenti di Colico. Haiku, sublime e semplice come la vita 
Prefazione di Alberto Figliolia all'antologia dei giovani compositori
27 Marzo 2013
 
   L'amore, ma anche la paura della solitudine. Il desiderio e la speranza della felicità. Il mare, le stelle, i fiori, il bosco... La natura nella sua immensità, nel suo arcano, nelle manifestazioni di ogni giorno. I grovigli della tristezza. Lo stupore della vita, comunque.
   Tutto questo è nell'universo haiku. Tutto questo è negli haiku dei ragazzi dell'istituto “Marco Polo” di Colico (Lc) che si sono cimentati nella raffinata arte della poesia in 17 sillabe. 5-7-5 la formula magica: 5 sillabe, il primo verso; 7, il secondo; 5, il terzo. Raffinata e sublime poesia, l'haiku. Ma nel segno dell'essenziale. Non vi sono orpelli né fronzoli. Non una parola di troppo o sprecata. Soltanto le parole che servono. Sublime e semplice. Come, in fondo, la vita dovrebbe essere, come potrebbe ancora essere solo volendo. Un cambiamento che parta dal nostro interno. Un mutamento interiore per recuperare l'attenzione alle piccole cose che ci circondano: al fiore che sboccia, alla rana che torna a gracidare, alle onde del lago, alla proteiforme fuga delle nubi, ai giochi delle ombre, all'odore dell'acqua che scorre e a quello dell'erba bagnata dal mattino incipiente, al lento turbinio della neve e le foglie trascinate dal vento a comporre misteriose danze.
   Anche in questi tempi convulsi, anche nelle città dai ritmi frenetici si può recuperare quella lenta e più profonda dimensione che ci fa uomini. Esseri umani in relazione: con gli altri, con la natura.
   Scriveva Matsuo Bashō, versificatore e viaggiatore, il Maestro per eccellenza della poesia haiku, nel XVII secolo: Stagno antico./ Una rana si tuffa –/ rumore d'acqua (furu ike ya kawazu tobikomu mizu no oto). Una sospensione infinita, poi un dolce spezzarsi. Dal silenzio al suono, nella piena armonia. L'arco del tempo che si piega e ridistende. Il continuo rinnovarsi.
   Erba d'estate/ tutto quel che rimane dei sogni/ di tanti guerrieri (natsugusa ya tsuwamonodomo ga yume no ato), è sempre Bashō a dire. A dire evocando. E quanto sono attuali questi versi! Un soffio, l'esistere. Perché sprecarlo in vanità e vacuità? Dove conduce la sfrenata ambizione (l'ultimo rifugio del fallito, cementava un celebre aforisma di Oscar Wilde)? Anche se tutti rientriamo, infine, nel grembo della terra madre, in quell'oscuro umido regno da cui nascono ancora i fiori. La voce del fagiano/ quanta nostalgia/ di mio padre e mia madre (chichi-haha no shikiri ni koishi kiji no koe)...
   Castagne al suolo/ Dipingono il terreno/ Un riccio dorme, Oltre tre secoli dopo Ilaria rinnova la lezione del grande Matsuo. Come Nicole: Fragili foglie/ Le lacrime sul viso/ Cadono sole. O Federico: Io verso il sole/ Volo sulle nuvole/ In collisione.
   Non siamo entità aliene o corpi meccanici su questo pianeta. Siamo impasti di pensieri, idee, sentimenti, emozioni, dentro un fiume che fluisce. Siamo i nostri ricordi... Cala il sole/ I ricordi lontani/ Poi le cicale, suggerisce Marianna con straordinaria suggestione. C'è in questi versi un carico di malinconia o, se preferite, un manto di nostalgia, ma anche levità, una leggerezza non superficiale, ossia la serena accettazione e considerazione dell'hic et nunc. Qui e ora è la nostra vita, il tenero spettro della felicità. Si spostano le lancette delle stagioni: dall'estate all'inverno... Cime innevate/ Gli alberi si spogliano/ Brividi al cuore, scrive Greta, e ancora soavemente ci ferisce l'ineluttabilità e la caducità del vivere. Eppure un'infinita bellezza ci popola l'anima.
   Il rosario dei giorni si può anche sgranare con gioia e delicata ironia, come accade di cogliere nei seguenti versi: Spruzzate d’acqua/ Macedonia di frutta/ Gente che ride (Luna). Anche questo, a ben vedere, un haiku perfetto, con il suo bel kigo.
   Sorprende e commuove constatare l'applicazione e gli esiti formali (oltre agli splendidi contenuti) conseguiti dai giovani studenti di Colico nell'interpretare la realtà circostante, nel farsene penetrare, nell'imbeversi di essa, nel riformularla non con stereotipate espressioni, bensì con originalità, scevri di vieti intellettualismi. Genuinità e profondità, ecco il segreto. Occhi negli occhi/ Orizzonte infinito/ Rete di mani (Giuditta)... Pezzo di cielo/ Desiderio nel cuore/ Stelle in polvere (Martina)... Via, via dalle peggiori incrostazioni adulte, dal cagnesco quotidiano! Parole a fiumi/ Singhiozzare di nubi/ E poi silenzio (Sara)... E poi cadere/ Alle porte d’Estate/ Il tuo ricordo (Samuele)... Io m'illumino/ Di tempesta di fuoco/ Dove cammino (Selene)... È il benefico e salvifico potere della poesia, il chiaro miele delle parole, il logos nella sua universalità e spontaneità. E nella realtà, della realtà, puoi pure cogliere gli elementi fantastici... Corro nel vento,/ limite infinito./ Sembro in volo? (Cinzia Elisa)... Flebile brezza,/ Agrodolce respiro/ Mi sferza il volto-Rondine sola./ Su orizzonte cremisi,/ Tacite strida.-Frangersi d’onde,/ Infinita distesa./ Sogno salmastro (Giulia), un superbo trittico. Davvero non tutto è perduto quando i nostri giovani, grazie alla scuola pubblica e a docenti aperti, illuminati, riescono a produrre tali creazioni, imparando a osservare con rispetto il mondo, apprendendo a guardarsi dentro, nell'esplorazione degli infiniti mari che ci solcano l'anima.
   Lauanda, poi, ha deciso di non essere da meno della più alta tradizione del genere: Nuvola grigia/ gocce sulla finestra/ tazza fumante. Concludiamo questo magnifico florilegio con un'ultima coppia di haiku: Gente che parte/ Resta l’odore dolce/ Del cocco fresco (Carlotta) e Uccelli in volo/ nuvole di zucchero/ aspri germogli (Anja).
   Perché, come scriveva Yosa Buson (1716-1784)... Tornando a vederli/ i fiori di ciliegio, la sera,/ son divenuti frutti (kite mireba yūbe no sakura mi to narinu). Vero ieri, come vero oggi. I fiori di ciliegio, che divengon frutto, sono i nostri ragazzi.
 
Alberto Figliolia

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