La temperatura della Repubblica Ceca è rigida, non molto adatta a una persona che come me è abituata ai tropici, credetemi che vale la pena soffrire il freddo per respirare aria di libertà. Il sole è un sogno, lo vedo filtrare tra nubi nere, farsi largo poco a poco, ma è solo un pallido sole. In compenso leggo che a Cuba vengono centralizzati i servizi Internet da parte del governo e non è certo una decisione in favore della libertà. La repressione e la persecuzione di cui sono stata fatta oggetto in Brasile è responsabilità esclusiva del governo cubano, che ha anticipato il mio arrivo diffondendo, tramite gli uffici consolari, un dossier pieno di menzogne sul mio conto. Va da sé che la maggior parte dei brasiliani sono stati dalla mia parte e anche le contestazioni mi hanno fatto sentire profumo di democrazia.
Adesso che sono a Praga mi sento chiedere se spero nel cambiamento a Cuba. Certo che ci spero, ma non confido assolutamente in Raúl Castro e nel suo governo. Il cambiamento avverrà solo per merito dei cittadini, la mia speranza non risiede in coloro che muovono le leve del potere, ma nella gente. Vedo una grande non conformità nelle persone, nascono molti movimenti civici all’interno della società cubana.
Non sono un’ingenua. Ci attende un cammino difficile, ma il cambiamento principale è già avvenuto: la maggior parte dei cubani non è in sintonia con il governo. Sta crescendo la stampa indipendente, importante per la libertà della nostra terra, portata avanti da persone che vogliono informare senza censura. I cambiamenti disposti dal governo sul piano economico sono mere concessioni, ma sul piano politico la repressione continua a segnare il quotidiano. È difficile migliorare un sistema che non ha mai funzionato, si rischia di far precipitare ogni cosa. Mi piace usare una metafora. Prendete una casa cadente della vecchia Avana che da anni resiste ai cicloni e alle intemperie. Provate a tentare di ristrutturarla, toccate un solo chiodo e verrà giù tutto. Questa è Cuba oggi, come una vecchia casa dell’Avana, in procinto di cadere a pezzi, per essere rifondata. Non sarà Raúl Castro il rifondatore, un presidente che si spaccia per una persona nuova, che non vuole stare al potere per oltre due mandati, ma che è corresponsabile di oltre cinquant’anni di malgoverno e repressione.
Per il futuro voglio una Cuba pluralista e democratica, che non demonizzi i cittadini in esilio e chi pensa in maniera differente, che non veda come nemico gli statunitensi,visto che l’atteggiamento di Barack Obama è di costante apertura. Il cammino è lungo e difficile, ma ci poterà a costruire una società nuova. Noi blogger che in questo momento stiamo girando il mondo raccontando la realtà della nostra terra rappresentiamo un primo passo verso il futuro. Speriamo che al rientro in patria non ci attendano i soliti meeting di ripudio orchestrati dalla Sicurezza di Stato.
Yoani Sánchez
Traduzione di Gordiano Lupi