Esiste l’odio nel tuo cuore. Quella è la vera storia di Cuba. Una storia di diffidenza provocata dal potere. Di violenza linguistica che si traduce in violenza sui corpi. Una storia di estrema aridità, di non solidarietà come unica garanzia del socialismo. Un processo di perdita dell’identità nazionale in chiave di nazionalismo atrofizzato, come prima fase di una disumanizzazione che ci porta a lottare fino alla morte non per liberarci ma per essere più schiavi.
Esiste la comodità di sopravvivere. L’indolenza di guardare da qualche altra parte. Di non essere colpevoli. La codardia di consideraci vittime incapaci di essere protagonisti. L’ipocrisia di confidare astrattamente in Dio, ma mai nella Verità e nella Vita reale che proprio Lui ci ha dato.
Esiste la bruttezza cubana. Proprio così. In un teatro totalitario tutto è brutto persino la ridicolaggine. Impossibile provare misericordia nel bel mezzo di un simile panorama. Cominciando dalla gente, quella rozza statistica di incredibili tabù sotto il manto materialista di un’umiliante mancanza d’immaginazione.
Esiste il niente con il contagocce. Invecchiare privi di un solo senso capace di sostenerci. La paura che ci fa diventare prima mediocri e subito dopo meschini, virtuosi della vertigine (il presente che fugge dal suo futuro senza neppure osare guardare oltre), incapaci della benché minima salvezza. Ed esiste, certamente, la morte che viviamo mentre aspettiamo il Giorno F che sarà proprio il giorno del nostro funerale.
Il castrismo non esiste, amore mio.
Esiste solo la nostra indecente mancanza d’amore in quanto persone, popolo, paese postumo o pessima patria che per fortuna si è già perduta.
Orlando Luís Pardo Lazo
(da Lunes de post-revolución, 17 febbraio 2013)
Traduzione di Gordiano Lupi