Prima pagina venti notizie
ventun’ingiustizie e lo Stato che fa
si costerna, s’indigna, s’impegna
poi getta la spugna
con gran dignità...
(da “Don Raffaè” di F. De André – M. Bubola)
Ci occupiamo ancora del fallimento della società ISAV, di cui Giovanni Grignano era amministratore, (alla cui memoria è dedicata l’Associazione Avanti Diritto), inesauribile fonte di vicende tanto incredibili quanto sconosciute.
Ci occupiamo di un fatto che è stato reso noto, a suo tempo, da apprezzabili servizi ed inchieste pubblicate da La Padania, quando ancora gli esponenti del movimento di cui è espressione non praticavano massicciamente le stanze del potere e del sottopotere statale e locale e pertanto anche magistrati, curatori fallimentari e banche venivano esposti al giudizio della pubblica opinione.
Anno 1995. Successe che andava sostituito uno dei tre rappresentanti facenti parte del “Comitato dei Creditori” del “fallimento ISAV”: la Banca Popolare di Sondrio; il Grignano ne aveva preteso l’estromissione: come poteva stare nel “Comitato” proprio la Banca contro la quale il “Fallimento ISAV” aveva un contenzioso giudiziario per centinaia di milioni? Il “Comitato” è un organo di controllo molto importante, perché esprime pareri nell’interesse dei creditori, che vengono valutati dal Giudice Delegato per prendere le decisioni che contano.
Il Curatore Corrado Cottica, il 21 gennaio 1995, propone quindi una doppia sostituzione: fuori Banca Popolare (per evidente conflitto di interesse) e SIP; dentro il creditore Robustellini Spa e Ufficio Provinciale IVA di Sondrio. Cottica Corrado propone, Paci Pietro (giudice delegato) dispone.
Una curiosità fuori tema: il creditore SIP viene sostituito perché vanta un credito insignificante di circa 1,5 milioni di lire; sorgono spontanee due domande, la prima: perché è stato in precedenza introdotto nel comitato? La seconda: perché è subentrato un creditore (l’Ufficio IVA) che vantava un credito (circa 1.500 £) ancora più insignificante?
Chiunque, dovendo proporre nel “comitato” uno dei 55 creditori del fallimento, considererebbe per tale incombenza, la serietà e la credibilità dell’impresa. Invece su chi cade la scelta? Su una società inesistente, che aveva cessato l’attività da 13 anni: la Robustellini Spa. La prova dell’estinzione sta nella visura camerale che ne indica data (31 dicembre 1983), causale (cessione alla Immobiliare SIPA) e atto (pubblico, Notaio Balconi dott. Lucia).
La corrispondenza del Curatore si svolse con Mario Gianfranco Robustellini, legale rappresentante dell’omonima società divenuta fantasma. Può esistere un legale rappresentante di una società inesistente? Evidentemente no.
Infatti il rappresentante della non più esistente Robustellini Spa interverrà sempre e solo con dichiarazioni scritte su carta intestata (per almeno 6 volte senza che mai più compaia un nome, un cognome ed una qualifica: semplicemente uno scarabocchio sotto il timbro “Robustellini S.p.A.”) per esprimere un parere (sempre positivo, guarda un po’…) sulle proposte di volta in volta avanzate dal curatore e su questioni di non poco conto:
1) Richiesta parere del 01/04/95: transazione di due vertenze in atto con Banca Popolare Sondrio e abbandono di due cause di responsabilità patrimoniali contro i due precedenti curatori fallimentari;
2) Richiesta parere del 26/06/95: approvazione del terzo riparto parziale ai creditori;
3) Richiesta parere del 28/11/95: parere sulle denunce del Grignano; trasferimento dei fondi depositati dalla Banca Popolare ad altra banca; costituzione di parte civile nel processo penale contro i due precedenti curatori;
4) Richiesta parere del 02/02/96: approvazione del quarto riparto parziale ai creditori;
5) Richiesta parere del 03/08/96: abbandono delle cause di responsabilità patrimoniali contro i due precedenti curatori fallimentari;
6) Richiesta parere del 25/11/96: riparto finale ai creditori.
La commedia si chiude con la ciliegina sulla torta: la società fantasma risorge per incassare soldini veri pari a circa £ 50.800.000 del credito vantato nel Fallimento quando era ancora in vita.
Sappiamo che anche per questa vicenda il Grignano, pur ridotto in miseria, trovò la forza di presentare puntuali denunce penali contro il Curatore, che si aggiungevano ad altre 39, precedenti e successive contro magistrati, curatori, banche, avvocati, periti.
Nell’insieme denunciò reati per associazione a delinquere, abuso d’ufficio, omissioni di atti d’ufficio, omessa denuncia, corruzione, favoreggiamento personale e reale, truffa aggravata, falsa perizia.
Per competenza ad indagare sui magistrati di Sondrio, la vicenda interessò la Procura di Brescia.
Il Grignano seguì gli sviluppi e anni dopo denunciò la sparizione dei fascicoli insabbiati.
Con l’intervento della Procura Generale di Milano, che andò a perquisire e a mettere i sigilli nella Procura di Brescia, saltarono fuori, assieme alle denunce del Grignano, altri 20.000 fascicoli nascosti nelle soffitte impolverate del Tribunale: a pagare fu un cancelliere, evidentemente colpevole di tutti i mali dell’universo.
Sulla Padania del 7 nov. 1998, è stata pubblicata una lettera di replica con la quale Corrado Cottica, ha effettuato una puntuale ricostruzione dell’accadimento e ha elencato i nomi dei magistrati, avvocati, periti e curatori che hanno proposto denuncia per calunnia contro il Grignano.
La redazione quindi precisava che il P.M. di Trento ha chiesto l’archiviazione per il Grignano (per calunnia) e che lo stesso Cottica, per il fallimento Isav, è indagato tra Trento e Brescia per abuso d’ufficio, omessa denuncia di reato, omissione di atti d’ufficio, truffa, favoreggiamento personale e reale, peculato, concorso di persone nel reato e associazione a delinquere.
Tutte le denunce, a quanto ci risulta, sono state archiviate.
Tutto regolare ieri. Tutto regolare oggi.
Giuliano Ghilotti
(da 'l Gazetin – “Carta canta”, novembre 2011)