Il punto di riferimento di Monti in Europa è Angela Merkel, che governa con difficoltà la Germania attraverso un centrosinistra moderatissimo, una Grosse Coalition, fondata sui presupposti di una teoria economica che si chiamava fin dai tempi in cui il vice di Adenauer la lanciò “Economia sociale di mercato”. La traduzione italiana è uno schieramento in cui ci devono essere Passera, Montezemolo, S. Egidio e le Acli.
Invece il riferimento europeo di Bersani è Hollande: rispettivamente il Ppe e il Pse. Da questo punto di vista la situazione è chiarissima: se Monti si candida, si candida contro Bersani, per questo Berlusconi può appoggiarlo. E sperare di tenersi aperto con ciò ancora qualche futuro personale.
Naturalmente la prospettiva che si viene disegnando comporta una investitura da parte dell'UE, la Cei, S. Egidio e le Acli da una parte e Hollande dall'altra. Ambedue le scelte comportano il passaggio a una democrazia molto “ridotta”, e comunque centralistica. Nessuno dei promotori di se stesso o di altri sembra minimamente credere o pensare che esista ancora una cosa che si chiama sovranità popolare.
Uno del segni più limpidi della involuzione è che le donne sono del tutto scomparse dal discorso politico.
Per quanto mi riguarda, credo che chi non è d'accordo né col centrodestra più o meno emendato da Monti, né con il centrosinistra più o meno reso sempre più moderato da Bersani, dovrebbe fare un programma di alternativa e raccogliere consensi sul motto “Uscire dal capitalismo in crisi”, evitare il precipizio della barbarie (ancora bambini e bambine uccise dal solito americano che usa le armi come se fossero giocattoli) e temendo non infondatamente una involuzione fascista e bellica, dichiarare che appoggerà dall'esterno il governo di centrosinistra a priori, senza trattativa, ogniqualvolta sia a rischio la Costituzione, la democrazia, la pace.
Lidia Menapace