Una squadra costruita per vincere, con alcuni top player. Un proprietario-sponsor munifico e appassionato: lo stilista-icona Giorgio Armani. L'allenatore della Spagna regina d'Europa e argento alle ultime Olimpiadi: Sergio Scariolo, un curriculum vitae di ultrarispetto. Un gruppo travagliato da un male oscuro. L'EA7 Milano, la gloriosa Pallacanestro Olimpia, il club più vittorioso d'Italia, stenta oltremodo in un torneo in cui per la prima volta dopo anni di dominio incontrastato Siena non è più la favorita avendo anzi passato il testimone ai milanesi. Almeno sulla carta. Difatti, dopo cinque giornate di campionato, il record recita: 2 vinte e 3 perse (in Eurolega va meglio: 2 vinte e una persa) e delle sconfitte un paio sono state non solo inopinate, ma anche brucianti: in Irpinia, contro Avellino, il cui pivot Ndudi Ebi ha spadroneggiato manco fosse Hakeem Olajuwon (in comune hanno invece soltanto l'origine nigeriana) intimidendo chiunque passasse nei suoi paraggi e ricacciando indietro ogni velleità avversaria a forza di punti, rimbalzi e stoppate; contro Reggio Emilia, in casa, al Forum di Assago. Ha giocato così male Milano da costringere Re Giorgio, che per il solito a fine partita si ferma per stringere la mano ai suoi giocatori, ad andare via prima della sirena di chiusura. Ma forse aveva un impegno.
Il fatto è che, come Avellino prima, Reggio Emilia ha sempre avuto il bandolo della matassa, a parte lo svantaggio iniziale, 0-2, dopodiché 2-13, 21-43. Poi il recupero sino al 56-60. Un'illusione. Di nuovo gli emiliani, sospinti da un super Cinciarini (11 rimbalzi per un play sono una cifra importantissima), coi punti (23) di Taylor, immarcabile in ogni luogo del campo, il lavoro del più utile paracarri dei parquet italici, l'oscuro ed efficacissimo Greg Brunner americano con passaporto elvetico, calvo giovanotto, grosso ma elastico, senza i centimetri di un centro ma pronto come nessuno sotto le plance, e uno spirito di squadra encomiabile, gli emiliani, per l'appunto, hanno espugnato il derelitto Forum. Malinconico l'approccio al torneo dei meneghini che forse hanno lasciato lo spirito al caro vecchio Palalido, ormai raso al suolo in attesa della nuova struttura che in loco lo sostituirà.
I commenti dei tifosi sono stati piuttosto feroci: il primo è... Sono pagati troppo! Anche Michael Jordan era pagato troppo, ma rendeva. Non sarà questa la ragione. Anche se era palese, nel confronto, la fame dei reggiani.
Eppure l'EA7 ha almeno tre top player: gli esterni Malik Hairston e Keith Langford, potenza fisica, atletismo e fantasia in un mix pazzesco per i ruoli di guardia e ala; l'ala forte Antonis Fotsis, 209 cm di classe purissima, tiratore micidiale, oltremodo versatile, uno che ha vinto tutto e dappertutto. Oltre a un pivot come Ioannis Bourousis, 213 cm e mani di rara sensibilità, e a due dei migliori giovani italiani, Nicolò Melli, 205 cm, anno di nascita 1991, miglioratissimo e con ancora paurosi margini di crescita, e Alessandro Gentile, figlio d'arte, neanche vent'anni, possente guardia di 2 metri, ottimo 1 c 1 e buono anche nell'arte del passaggio. Infine, anche uno staff tecnico di assoluto spessore, vedi l'assistant coach Fabrizio Frates (laureato in architettura, e le sue squadre in effetti sono sempre state ben progettate e disegnate), uno dei migliori allenatori nostrani, quasi sprecato nel ruolo di vice.
Sarà che la cosiddetta chimica non è facile da trovare, il famoso l'amalgama, l'accordo perfetto fra menti e attitudini per il raggiungimento dello scopo comune. Quel che Milano trovò per l'ultima volta nel 1996, con una strepitosa squadra per uno scudetto indimenticabile. La guida tecnica era Bogdan Tanjevic, gran maestro di vita e di basket.
Dati gli investimenti fatti (in un tempo di crisi economica, quindi anche nel movimento cestistico) e i contenuti tecnici del suo roster, continuare così sarebbe delittuoso, un atroce e imperdonabile fallimento.
L'EA7 è attesa al riscatto. Non si vorrà mica scontentare il suo primo tifoso, quel Giorgio Armani che tanto ama il basket ma che, sentendosi tradito, potrebbe...? Non ci vogliamo nemmeno pensare.
EA7, se ci sei, batti un colpo.
Alberto Figliolia