«Ci sono terremotati in Irpinia che ancora oggi non si sono rimboccati le maniche, mentre in Emilia c’è gente che è morta perché stava ricostruendo i capannoni lesionati… Se fosse avvenuto a Sud sarebbero ancora lì a piagnucolare...» così il signor Borghezio (Lega Nord) ieri, su tutti i quotidiani italiani.
Non starò a sprecare troppe parole, perché una persona come questa non merita nemmeno considerazione. Ma un elenco voglio farlo. E voglio che sia letto e capito per bene da quella massa razzista che ancora ragiona come lui… da quella massa razzista da cui partirono lettere per i terremotati di Siracusa (anno 1991) con su scritto: “Solo 29 morti? Peccato!”… targate Pavia, Milano e Bologna. Voglio fare un elenco che si marchi a fuoco nella testa marcia di chi scrive sui muri: “Forza Etna, uccidili tutti!” (Verona, anno 2002)… salvo poi pretendere che noi mandiamo SMS solidali alle loro popolazioni disastrate. L’elenco è questo, e che Borghezio lo impari bene.
MESSINA (1908)
GIBELLINA e SANTA MARGHERITA BELICE (1968)
FLERI e FIANDACA, provincia di CATANIA (1985)
ZAFFERANA ETNEA, provincia di CATANIA (1988 e 2002)
SIRACUSA (1991)
ACIREALE (2002)
LINGUAGLOSSA (2003)
ALLUVIONI DI GIAMPILIERI, SCALETTA ZANCLEA e ITALA, provincia di MESSINA (2009)
Sono tutti luoghi della mia Sicilia, colpiti da terremoti, eruzioni e altre calamità naturali. Luoghi in cui la gente ha spalato a mani nude, con le vanghe, con le ruspe, però lontano mille miglia dagli “speciali” di Bruno Vespa e dai riflettori dei TG. Luoghi in cui uomini, donne e bambini hanno passato notti insonni a sparare acqua con la pompa sul fronte di lava che minacciava il loro paese per cercare di raffreddarne il margine… mentre Borghezio mangiava salsiccia.
Nessun settentrionale ha scucito soldi per ricostruire la pineta di Linguaglossa bruciata dal vulcano, né la stazione sciistica di Etna Sud mangiata dalla lava. Nessun settentrionale ha mandato SMS solidali per le case crollate ad Acireale. E a Giampilieri, solo una settimana dopo, i bambini di 10 anni spalavano il fango insieme alle loro nonne… mentre il signor Borghezio sbavava dai palchi dei comizi leghisti.
Che non si permetta mai più, il “signor” Borghezio, di nominare la mia gente, la mia terra, e il coraggio che ci ha resi forti da secoli senza prima chinare il capo… perché non è degno nemmeno di guardare la mappa geografica che la riproduce.
Aggiunge il “signor” Borghezio, nel corso del suo ultimo delirio: «Noi non vogliamo più saperne di questa parte di Italia di mer**!»
Be’ no, amico: siamo noi che non vogliamo più saperne di quelli come te.
Grazia Musumeci