Zia Mari è zen. La mattina si alza, cerca il Dojo, apparecchia il tavolinetto con la statuetta di Buddha e un vasetto con un fiore fresco o un filo d’erba, accende un bastoncino d’incenso, suona tre volte una campanella, mormora parole misteriose e rimane in silenzio meditativo.
Mentre zia Mari è sulla via dell’Illuminazione, io gioco con Pepe, il cagnolino affettuoso e obbediente della razza Cane Nudo Cinese, che zia ha ricevuto in regalo da un suo ammiratore originario del Tibet.
L’Illuminazione tarda a venire e zia Mari sempre più concentrata e stordita dall’incenso va avanti nelle sue pratiche interiori, dimenticando che è quasi mezzogiorno e che noi non abbiamo ancora fatto colazione.
In cucina c’è poco da cercare, zia Mari segue la dieta macrobiotica che le ha fornito un monaco zen che vive sul tetto del mondo, dove lei si reca ogni anno per fare il pieno di spiritualità che le consente di sopravvivere fino al prossimo viaggio.
La cucina di zia Mari sembra un negozio di animali, con tutti quei sacchetti di orzo miglio avena segale granturco e grano saraceno, e una mezza dozzina di pacchi di riso integrale.
Frigorifero vuoto, senza un uovo, un pezzo di salame, un rimasuglio di burro, un qualsiasi alimento che abbia l’odore di capra, pecora o mucca, mentre nel freezer stanno pigiati zuppe di verdure e qualche pesciolino magro, tipo nasello o sogliola, che zia Mari cuoce rigorosamente a vapore: guai a nominarle una padella o un tegame.
Pepe fa la stessa dieta di zia Mari, ed è magro come lei, con le costole fuori e un colorito da can che fugge, solo che lui in questa casa è stabile come un soprammobile, non viene portato fuori nemmeno per i bisognini che fa sempre alla stessa ora e nella stessa quantità e della stessa consistenza, accovacciato con tristezza e vergogna nell’angolino con la lettiera piena di sabbiolina raffinata per gatti.
Cerco almeno qualcosa da bere o un frutto da addentare, ma trovo solo acqua diuretica e limoni mezzi muffiti, anche la zuccheriera è vuota e nel cestino del pane c’è solo un mattoncino scuro che ci vorrebbe il martello per spezzarlo.
“Andiamo fuori, Pepe, qualcosa troveremo da mettere sotto i denti”, ed esco col cagnolino che mi trotterella dietro, tutto eccitato.
Zia Mari abita in un villino in mezzo a un uliveto appena fuori città, e ci dirigiamo con Pepe verso la latteria che si trova dopo la curva. La strada è molto trafficata e vanno tutti di corsa, noi ci teniamo sulla destra al margine della cunetta, oltre cui c’è un prato pieno di colori e di odori, e di pecore sparse sorvegliate da un cane pastore.
Pepe annusa l’aria contento e mi sbircia ogni tanto per capire se sta facendo la cosa giusta, e io lo rassicuro con un cenno che significa andiamo avanti, fra poco si mangia.
Dobbiamo fare in fretta, l’Illuminazione potrebbe arrivare da un momento all’altro, e quando zia Mari torna dalla meditazione prolungata vuole solo calma e tranquillità, dopo che ci ha messo tanto per imboccare la via della vita.
Ho con me un bel po’ di soldini e sono decisa a spenderli tutti. Per la colazione e per le provviste, non so per quanto tempo dovrò restare ancora da zia Mari, e non vorrei morire di fame.
Zia Mari non è mia zia, ma è la signora che mi tiene in affidamento e quando è libera e disponibile mi viene a prendere in collegio e mi tiene con sé per qualche giorno. Non mi dispiace, zia Mari, anzi mi sento fortunata a essere capitata con lei; altre volte mi sono toccate zie isteriche con mariti nervosi, pieni di parenti che volevano sapere tutto della mia vita e mi fucilavano di domande ed io dovevo rispondere a tutti con garbo, altrimenti mi facevano saltare la cena.
Siamo quasi arrivati alla latteria e chiamo Pepe per attraversare.
Ma Pepe non arriva e non si vede in giro, ed io comincio a correre lungo la strada chiamandolo, mentre il traffico rallenta e i conducenti mi fanno cenno dal finestrino di stare attenta, e c’è chi suona il clacson con insistenza, e chi mi dice le parolacce o mi fa le corna.
Se non trovo Pepe sono perduta, zia Mari tiene al canuccio come a un figlio, forse di più, Pepe dorme nel suo letto e mangia quello che lei mangia, e levando Pepe cosa resta a zia Mari? L’affido temporaneo di una ragazzina problematica, la dottrina Zen che le deve insegnare a prendere la vita come viene e la sua dieta poverissima.
Sono disperata. Se non ritrovo il canuccio nudo cinese scompaio anch’io, e non risponderò agli appelli di ‘Chi l’ha visto?’, cercherò un campo di nomadi e chiederò l’integrazione, mi mischierò ai clandestini e dividerò il loro destino, m’imbarcherò per le isole degli ergastolani e mi farò rinchiudere nel penitenziario come vivandiera non retribuita.
Pepe non si trova. Continuo a cercarlo e a chiamarlo e nessuno che mi chieda chi è questo Pepe; nessuno sa che è un cane nudo cinese e potrebbe essere un vecchio o un bambino o un non vedente o uno scappato dal Centro di Salute Mentale, e io stessa dovrei essere messa in salvo dal traffico e dalla cattiveria che scatena, le strade sono davvero pericolose.
A un tratto vedo Pepe che tutto felice attraversa il prato e mi raggiunge scodinzolando, e dopo averlo sgridato lo prendo in braccio e andiamo alla latteria a mangiare come lupi e a fare rifornimento di provviste.
Poi torniamo a casa di corsa e troviamo zia Mari tutta affaccendata a pulire gli specchi; si capisce che non si è accorta che noi siamo usciti e rientrati, e quando le passiamo accanto dice: “Per vedere chiaramente la nostra immagine, dobbiamo solamente pulire lo specchio”.
Zia Mari zen zen ha avuto anche oggi la sua illuminazione, e credo che il digiuno aiuti molto nella via della saggezza, ma abbiamo deciso con l’amico Pepe di starne fuori e trovare invece una via di fuga.
Maria Lanciotti