Per il solito si è vittima dei miraggi. Margherita Lazzati ne è invece artefice. Anzi, cacciatrice. E cacciatrice di miraggi è, non a caso, il nome della mostra fotografica interattiva, di cui gli scatti della Lazzati sono protagonisti: nell'apparenza effimeri, ma colmi dei fervori della vita; velati come sogni o immagini della fantasia destinate a svanire, ma carichi della terribile e, insieme, consolante sostanza dei giorni. Riflessi in vetri, specchi, pozze d'acqua, superfici metalliche rigide, curve, ondulate. Ombre. Rifrazioni, distorsioni, sovrapposizioni e giustapposizioni che ci restituiscono alla realtà altri sensi, altre interpretazioni, altre dimensioni senza inficiare tuttavia l'adesione e l'ancoraggio alla verità del tempo che fluisce coi nostri sentimenti.
L'idea è semplice, ma geniale, usata già – è vero – ma rimpinguata di novella linfa dalla speciale sensibilità di Margherita Lazzati, che nei suoi viaggi con pazienza ha saputo cogliere la luce e il capovolgimento giusto, con naturalezza, oltre l'artificio, giocando con e smantellando la finzione.
Da New York all'Engadina, da Londra a Dubai, da Parigi alla Versilia e a Berlino sono innumerevoli mondi, ricreati e pur autentici, a spalancarsi al nostro sguardo: visioni per visioni, come dalla smemoratezza a un'attenzione diversa, superiore.
La Cattedrale di Saint Paul spezzata in frammenti a rovescio, dopo il piovasco, nei rettangoli della strada. Un cielo che pare invaso da macchine aliene o una sorta di paracaduti-piramidi (mirabile effetto-miraggio dalle lampade). Il Piz Albana, in Engadina, ribaltato su una (presumibile) lamiera e una linea di chiodi (o viti) che pare tagliare e cucire il cielo di un blu struggente. E dischi volanti nelle vetrine. Torri giganti in laghi artificiali. Monti che galleggiano e galleggianti come i dadi sospesi nella tirata di un gioco la cui sorte non si sa. Un lampione liquido. Autoritratti come presenze fantasmatiche.
L'altra parte considerevole della mostra scaturisce dal feedback instauratosi dal momento dell'invio per e-mail da parte dell'autrice a una serie di destinatari delle proprie foto. Costoro hanno scritto e rimandato alla fotografa le impressioni: poesie, brevi prose, osservazioni capaci di spaziare dal lirismo all'osservazione sociologico-antropologica, componendo un mosaico ancor più variegato. Un gioco reso ancora più aperto da ulteriori interventi esterni, in una continua e non interrotta eco, poiché le cartoline del catalogo sono staccabili e utilizzabili a tale scopo.
Si possono quindi leggere i più disparati commenti: da Giovanna Zucconi a Claudio Abbado, da Umberto Veronesi a Ennio Morricone, e un'infinità di gente forse comune ma dal giudizio emozionale, se non artistico (per quanto in tal caso innescato, di ritorno), di singolare efficacia.
«Riflessi come riflessioni, un guardare dentro, un guardare oltre; per chi sa vedere... i regali della luce del sole» spiega, non didascalica, la fotografa. «Un invito a sollevare lo sguardo, a interrogarsi su ciò che è oltre il nostro “vedere”, un antidoto all'abitudine e alla fretta». Inoltre... «Questo nuovo progetto di corrispondenza è diventato come un boomerang: parole in cambio di immagini. L'invio di cartoline-mail ha calamitato pensieri creativi, che ho accolto con sincera, grata emozione. Scritti di amici di tutte le età, alcuni già maturi ed affermati, altri ancora giovani studenti. La corrispondenza prosegue con chi, visitando, l'esposizione, lascerà un pensiero».
Alberto Figliolia
Margherita Lazzati
cacciatrice di miraggi
Mostra fotografica interattiva
Ambrosianeum Fondazione Culturale. Sino al 9 maggio. Milano, via delle Ore 3. Ingresso libero. Da martedì a domenica, ore 10-19:30.
Il 17 maggio la mostra sarà presentata, con allestimento in loco, alla Libreria Feltrinelli di via Manzoni 12, Milano.
(Da Vista Africa-London 2008)
Tremolano giraffe,
idee di giraffa
nella savana metropolitana.
Carcasse di voci nelle strade.
Scricchiolii di occhi dal buio incipiente.
Nei vetri le inquietudini.
Il silenzio si fa lago.
Borderline la mia coscienza
s'avvale della facoltà di non rispondere.
Cieli si squarciano
nel segno dell'irreparabile,
anche se nel resto dell'altrove
continuano a vivere burocratiche vite.
Io entro nella cabina rossa dei giorni:
oltre l'apparecchio la vaga dimensione
del sogno; là mi attende
un eterno crepuscolo.
Per fortuna non sarò solo.
Alberto Figliolia
Foto in allegato:
Margherita Lazzati, Vista Africa, London 2008
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