Nei sessantacinque componimenti di Gianni Sassaroli, Il colore oltre, l’elemento d’immediata evidenza è l’io poetico prepotentemente presente, manifestazione concreta del sottile autobiografismo che percorre e struttura l’intera raccolta. Non è urgente chiedersi se la configurazione autobiografica sia finzione poetica o esperienza personale sublimata nel verso, o di entrambe nel verso confluite: vale piuttosto la pena sottolineare che il risultato è l’interessante e suggestiva terza opera di Sassaroli.
Di grande interesse è anche il duplice livello di leggibilità: ogni singolo componimento presenta, naturalmente, significazione autonoma ma, al tempo stesso, l’antologia mostra l’assetto di un ‘canzoniere’, i cui testi propongono una sottile rete di rimandi interni e ricorrenza di temi, stilemi lessicali e sintattici. Attraverso questi due percorsi di lettura, che è utile intendere non come opposti ma complementari, e sorretta dall’andamento autobiografico, si profila una peculiare cosmogonia del quotidiano; ne Il colore oltre il quotidiano è il punto di partenza ineludibile, che affiora dalla visione di oggetti concreti, poi trasfigurati: «In tasca un mazzo di chiavi sul tavolo / Sono otto dimensioni peso ognuna forma differenti anello a far guinzaglio / Aprono ognuna qualcosa girano rapide a urgenza o lente in sfinitezza / Nascondono il secreto quello che rimasto poco si vuol tuttavia custodire» (XLIII); un quotidiano quasi reinventato dall’accostamento di elementi della sfera naturale ed elementi artificiali: «Coppi convessi riparo a nidi di falchi / Tortore d’aia trama di ferro divelta fuggite altrove» (X), «Cartella rossa a far copricapo passo gazzella» (XXIII), «Pupilla soffitto entrambe sonno dirette» (XXVII), «Il respiro denso cemento calcestruzzo» (LV).
La reinvenzione del quotidiano si concretizza in immagini che sfiorano il surrealismo: «Ho detto quel nome sfuggente pupilla aperta a goccia» (II), «Striscia di lampo ore in frammenti ridotte» (XV), «I fiori son tanti son lampi stagione favorisce odori ubriacatura» (LXV), «Minime vibrisse d’ali guardavo» (LVII), «Egualmente denti trapassa polvere affatto ferisce» (LV), «Parlerò me stesso agevolmente / Disteso tra ciglia e ciglia» (XXVII), «Il peso non eccede solo tre salti a ranocchia», «Una spinta leggera sino a congiunzione di dente» (L), «Notte ciglia l’arco è breve svaporare» (LVIII). Per sottolineare la rinnovata percezione del quotidiano, che si esprime attraverso un cortocircuito sensoriale, l’autore ricorre anche alla sinestesia: «È quello il colore dell’odore son certo» (LXVI).
La dimensione surrealista delle immagini è esaltata dall’enumerazione apparentemente caotica: «Possibilità differente mancava premunirsi massima urgenza» (III), «Rimbombi di pioggia rifugio stanza calda vicolo di paese» (XXVI), «Il cappello nera bombetta vento forte difficoltà l’equilibrio» (LVIII); solo apparentemente caotica perché con una lettura più attenta si rintracciano nuclei di significato che costituiscono la base associativa dell’immagine. Gli esempi qui riportati sono costituiti da frasi nominali, ossia prive di verbo; il verbo è, talvolta, sentito dall’autore come uno strumento accessorio, quasi superato.
Il meccanismo enumerativo appare, tuttavia, anche in strutture frastiche che si avvalgono di verbi: «Per pertugio ansa di collina siepi far barriera» (X), «Ma attimo disgiunzione memoria difetta» (XLIV). In questo secondo caso è evidente come il verbo sia privato della sua naturale e consueta mansione grammaticale; tale rifunzionalizzazione del verbo, così come la sua elusione, è soltanto la manifestazione più vistosa, ne Il colore oltre, dell’affrancamento da strutture formali e frastiche convenzionali. La lingua della raccolta è caratterizzata, infatti, dalla giustapposizione di frasi coordinate, dall’elisione dei nessi sintattici e delle congiunzioni, proposizioni dall’impianto assai semplice, quasi elementare, che affidano il messaggio del testo poetico a una capacità di comprensione intuitiva ed emotiva piuttosto che logica e razionale. Risalta, pertanto, nella maggior parte dei componimenti la struttura paratattica che si sposa con la rigida sticomitia dei versi.
Di primissimo piano, nella raccolta, è la figura femminile, perlopiù fuggevole e anonima, a volte interlocutrice muta; benché caratterizzata da una prepotente corporeità, si potrebbe dire che la sua è una presenza-assenza, perché la donna è presente, quasi sempre, attraverso il ricordo: «[…] solo lei di spalle viso non ricordo» (XXII), «Ricordo il tuo nome e quando sei partita» (XLIX), «Il tuo viso di allora non ricordo oscilla tra sonno e veglia» (XLII), «Lei ricordo al primo incontro tanto è passato / Più facile ora sognare come poi se ne è andata» (LX). Non sfuggirà ai lettori che le figure femminili che popolano la silloge sono dotate di una qualità cromatica particolare; a ciascuna di queste donne, infatti, è associato il colore rosso: «Rammento la scarpa rossa poggiata» (XXII), «Me accanto donne giovani non mi vedono / Tutte in corsa affanno fiato corto / Loro sguardo è di rapace falcone addestrato alla caccia / Minaccia le spalle ambra rosso ciliegia son vestite» (XXV), «Capelli neri grondanti vestita di rosso L’insegnante è vestita di rosso» (XXVI), «Pendagli rubino bracciali d’argento capelli un fiore rosso» (LIII), «Un fermaglio rosso capelli color china li tiene / […] / L’insegnante è vestita di rosso / Dal basso le si vedono i seni» (LVI), «Similmente le ragazze giovani e donne d’età maggiore / Probabile medesime siano vestite di rosso» (LXIV). Il rosso è, chiaramente, il colore associato all’erotismo, a volte tenue, a volte più pronunciato; così come è la tonalità che rimanda a elementi della natura: «Tramonto rosso sangue d’età forte breve a color pallido rosa» (XXIII), «I fiori son tanti son lampi stagione favorisce odori ubriacatura / Lotta più si differenzia rosso il violetto» (LXV). In entrambi i casi, tuttavia, questi lampi di colore squarciano un panorama la cui varietà cromatica è estremamente ridotta. Ciò spiegherebbe, almeno in parte, perché la raccolta, la cui lettura e rilettura vi raccomandiamo caldamente, porta come titolo Il colore oltre.
Roberta Alviti
La nuova raccolta di Gianni Sassaroli è in uscita per la collana “Orizzonti” delle Edizioni Il Foglio letterario.
Roberta Alviti è docente di Lingua e Letteratura Spagnola all'Università di Cassino.