Chi corrucciato, chi con lo sguardo ironico. Chi pare fissarti diritto negli occhi, come fosse una sfida, l'ultima sfida al mondo e a sé stessi, chi è pensoso o immerso in nubi di stupore e meraviglia, una sorta di estasi, di contemplazione, come solo dalla musica può generarsi. Chi invece è rabbioso o, malinconico o, semplicemente, impegnato a esser controcorrente. La galleria di ritratti rock offertaci da Giovanni Cerri, figlio d'arte e maestro dalle molteplici esperienze, è carica, come la sua pittura sa essere, di infinite suggestioni. Dal 50x50 al 140x200 si aprono ai nostri occhi le psicologie di quegli artisti che con parole e suoni ci hanno fatto sognare e meditare, regalato gioia e godimento, spalancato universi di immaginazione e fantasia, accresciuto il nostro grado di consapevolezza e conoscenza, insegnandoci, merito non da poco, pure la ribellione alle storture dell'esistere pianificato e banale.
Vaporosa e materica è l'arte di Cerri, nutrita di studio, cultura, terra e sentimento, un velo che si squarcia, con un istinto infallibile nel cogliere particolari rivelatori dell'essere, in questo caso oltre i grumi e i nodi delle pop star e dello Star system. Guardi Bruce Springsteen, The Boss, e la mente corre alla sua poetica amara e forte, a quell'American Dream cui fanno da contraltare le fatiche della working class, le strade delle periferie, gli hobos e i treni merci, Downbound train, la più bella canzone del ragazzo di Freehold, New Jersey: «I had a job, I had a girl/ I had something going mister in this world/ I got laid off down at the lumber yard/ Our love went bad, times got hard/ Now I work down at the carwash/ Where all it ever does is rain/ Don’t you feel like you’re a rider on a downbound train...// Now I swing a sledge hammer on a railroad gang/ Knocking down them cross ties, working in the rain/ Now don’t it feel like you’re a rider on a downbound train». Denuncia sociale, intimismo, il lato oscuro, com'è stato detto, del sogno americano. Eppure c'è vitalismo, libero, sfrenato nella sua voglia di umanità e umanesimo, Tutto ciò si ricava guardando il volto di Bruce, e in sottofondo sembra udirsi la sua voce potente, roca, strascicata, la musica dirompente, titanica nel descrivere anche i piccoli fatti della vita quotidiana.
Tocca e commuove il volto di Janis Joplin: vita bruciata alla maledizione dei 27-28, terribile oscuro limen, talento smisurato, la cultura hippy, la trasgressione, la Beat Generation, la visione utopica di un mondo felice e responsabile, la tragedia che rappresenta sempre una morte giovane. Le sue note, vibrazioni e canzoni, un graffio nell'anima. Un olio su tela che sembra una guazza, un'oscura e tenera rugiada, un microfono che gronda inchiostro, il nero della notte, una mano di sangue nell'aria, ombre, un grido, voglia d'amare e d'essere amati. Domanda: avete presente l'incredibile Porsche da street art di Janis?
A Jim Morrison, sacro Re Lucertola, è stato riservato un ritratto caravaggesco, una sanguigna medusea, capelli pronti a mutare in serpenti di parole, versi diversi.
Il gran casco di capelli di Jimi Hendrix, elettrico come la sua leggendaria chitarra, suonata coi denti, fracassante, netta, distorsiva, deliziosa, il fuoco del pianeta nelle vene, castelli di sabbia che il mare scioglierà nelle onde, fra furia e consolazione, ma senza rassegnazione. Axis bold as love, Are you experienced, Voodoo child... Come non essere ancor oggi incantati da un brano come Hey Joe?
Nell'aria serena, nell'increspatura delle labbra, quasi un criptosorriso, di Joan Baez c'è tutta la forza di una donna americana e cosmopolita, le cui radici stanno tutte negli ideali. La sentiamo cantare Here's to you-Nicola & Bart. Diritti civili e pacifismo, la risposta. È la più bella faccia dell'America: colta, libertaria, la forza delle idee e non quella, bieca, delle armi, il diritto alla felicità.
Le resa del figurativo-astratto o dell'astrazione figurativa, composito oceano in cui Cerri ha sempre navigato mai esausto esplorando, è perfetta per definire quelle che altrimenti rischierebbero di essere mere o sterili icone. Dall'intellettualità prodigiosa di Leonard Cohen, canadese di famiglia ebraica (padre polacco e madre lituana), poeta e scrittore, seguace del buddhismo e autore di splendide e nostalgiche ballate che hanno compiuto il giro del mondo, da ascoltare a occhi chiusi, al genio di Robert Allen Zimmerman, alias Bob Dylan – indimenticabili Hurricane, One more cup of coffee, Sara, Knockin'on heaven's door –, dallo stupefacente american boy che fu Elvis the pelvis Presley al glamour di Madonna.
Lou Reed, ci guarda beffardo: musica scorbutica e raffinata, strobo, istantanea di avanguardie e sotterranei, le cantine della psiche e la sperimentazione, foto psichedeliche in bianco e nero.
Because the night belongs to lovers, Perché la notte appartiene agli amanti... ci canta Patti Smith, meravigliosa maudite della scena.
Espressionista e (s)folgorante il viso di Michael Jackson, il carminio delle labbra, la sclera azzurrina, il pallore da biacca della faccia, lo sguardo che si perde nel seguire i passi lievi e sognanti sulle lune che costellano questo cosmo e altri.
Neil Young ci sovviene con la sua dolce rivoluzione, quella voce breve, quasi infantile, da brividi: Cowgirl in the sand, Alabama. E ancora Ray Charles, infiniti mondi da vedere dentro di noi, nella piena luce, l'energia di James Brown, gli Aerosmith, i Ramones, Ian Tyson, Johnny Cash.
La più profonda emozionalità si libera. I colori colano come i giorni della vita, questa vita bella e bastarda, infida e irripetibile.
Non vi è dubbio che questa esposizione, così rara, forse unica, monografica lirica dalle setole dei pennelli, lascerà il segno, come peraltro in tutte le mostre dell'artista milanese per ogni dove d'Italia e d'Europa: Venezia, Berlino, la Triennale di Milano, Castiglione Olona et alia.
Lasciatevi, lasciamoci cullare dalla colonna sonora di queste tele. E rappacifichiamoci con il destino che si srotola: le loro musiche ci asseconderanno colmandoci il cuore.
Alberto Figliolia
GIOVANNI CERRI
LPortraits
11 febbraio – 11 marzo 2012
De Luca Fine Art – Toronto, Ontario (Canada)
217 Avenue Road
www.delucafineart.com
Inaugurazione: sabato 11 febbraio ore 18:00
In collaborazione con: Galleria Palmieri - Busto Arsizio
Qui alcuni dei ritratti rock dell'esposizione [PDF]