Ne subì 31 e ne rifilò 34. Dalla sfida e disfatta nell'andata (67-98) in quel di Salonicco alla rivincita e disfida a Milano (83-49, primo tempo 44-30) la Pallacanestro Olimpia Milano seppe ribaltare l'esito degli ottavi di finale contro l'Aris, la squadra dei dioscuri greci Galis-Yannakis nella Coppa dei Campioni 1986-87. Competizione che poi Mike D'Antoni e soci vinsero superando nel successivo girone finale Elan Béarnais Orthez, Zalgiris Kaunas, Real Madrid, Maccabi Tel Aviv e KK Zadar e nella finalissima il Maccabi col punteggio di 71-69. Fu la stagione del Grande Slam, quella in cui insieme alla prestigiosa coppa che premiava i campioni nazionali l'Olimpia, targata allora Tracer, conquistò anche scudetto, Coppa Italia e Coppa Intercontinentale. Con il citato Arsenio dal geniale playmaking giostravano l'altrettanto fenomenale e totemico Bob McAdoo, Ken Barlow, Dino Meneghin, Roberto Premier, Riccardo Pittis, Franco Boselli, Vittorio Gallinari, il papà di Danilo, l'attuale nostrano Golden Boy dei Denver Nuggets NBA, Fausto Bargna e, il solo n.e. nell'atto conclusivo, Mario Governa. In panchina Dan Peterson, all'apice della gloria e agli ultimi suoi fuochi.
Bei tempi. Irripetibili? Quest'anno non sembrerebbe, visto il cast allestito dalla società la cui sede stava nello storico e vezzoso villino liberty di via Caltanissetta 3. Agli ordini di Don Sergio Scariolo, fresco campione d'Europa con la Spagna, allenatore dallo strepitoso cursus honorum, uomo molto intelligente oltre che tecnico estremamente preparato, un'équipe di tutto rispetto, completa, profonda, con giocatori scelti uno per uno, con l'addizione, quasi piovuta dal cielo per via del perdurante lockout NBA, dello scintillante talento del figlio del succitato Vittorio. Difatti in campionato, esclusa l'inopinata sconfitta contro Pesaro (formazione comunque assai temibile), l'EA7 (Emporio Armani, alias Pallacanestro Olimpia Milano) è in testa dopo aver pure battuto Siena, impresa che non le riusciva da un incredibile numero di anni e partite.
Per quel che concerne l'Eurolega, la faccenda si fa invece più complessa. Nell'incipit dell'articolo si citava uno dei più gloriosi, topici ed emblematici momenti della storia Olimpia. Da giovedì 17 dicembre c'è anche un contraltare negativo. Dunque, è il quinto turno del Gruppo C di Eurolega (ne passano 4 su 6) e l'EA7 deve incontrare al Forum di Assago il Partizan Belgrado. Si sa che i serbi sono sempre un osso duro da rodere: cestisti che conoscono il gioco, ottimi dal punto di vista tecnico-tattico, tosti di carattere, motivati, dotati sin da giovanissimi di un'etica del lavoro spaventosa. Ma Milano gioca 30' scintillanti, una difesa impeccabile, prendendo il largo dopo l'ultimo vantaggio dei belgradesi (avvistato anche Danilovic con la spedizione dal Danubio), 18-19. Insomma una gran prova di forza, con Stefano Mancinelli a dettar legge, Danilo Gallinari a esibire fulgida classe e superba versatilità, Malik Hairston a far valere lo spettacolare atletismo (due schiacciate da rimbalzo offensivo stratosferiche) e tutti quanti a portare un importante mattoncino alla costruzione del bell'edificio della vittoria. Il massimo vantaggio viene toccato sul 47-26, + 21, e all'inizio del quarto periodo 2 liberi a segno di Bourousis segnano ancora il 58-39. Da tale frangente in poi la squadra perfetta nel suo piano partita e nella difesa rigorosa, asfissiante, con aiuti e raddoppi, che fosse zona 2-3 o uomo (per 8' il Partizan, annichilito, non mette a referto neanche 1 punto), va in tilt e va in scena uno dei parziali più incredibili di sempre almeno nella storia delle Scarpette Rosse. Si giunge al 62-47, al 63-50, quindi un agghiacciante parziale di 0-17, dove i giovani serbi azzeccano tutto (l'Olimpia nulla) e, quasi increduli, riacchiappano una partita che sembrava già ben consegnata agli archivi. Anche se più che di archivi, col senno di poi, bisognerebbe parlare di annali. (Un po' come quella di alcuni anni fa in cui Cantù si suicidò in casa contro Biella – ma era il campionato italiano e non l'Eurolega – : avanti di 20 a 4' dalla fine e di 16 a 90” dall'ultima sirena i brianzoli persero al supplementare. Impossibile, quasi; pazzesco, di sicuro). Macvan e Pekovic, con Andjusic e Kecman, finiscono spadroneggiando per la folle gioia del nutrito e chiassoso gruppo dei propri tifosi.
Il match termina 65-69. Il Partizan va a 3 vinte e 2 perse e Milano a 2 vinte e 3 perse, complicandosi non poco l'esistenza futura, se non altro per quel che riguarda l'Eurolega. A meno che l'orgoglio antico, quello che seppellì l'Aris, non riemerga. Di fatto, una partita che pareva spenta si è rivelata d'imprevisto pathos. Ah le emozioni che sa riservare il basket, anche se in tal caso non troppo apprezzate da Coach Scariolo & Band.
Strada in salita in Europa per l'EA7. Eppure, Olimpia, credici...
Alberto Figliolia