Riportiamo alcune dichiarazioni rilasciate a seguito della notizia della morte di Gheddafi, catturato e ucciso ieri a Sirte, in Libia.
EMMA BONINO
Libia: morte Gheddafi nega giustizia
Gheddafi non si meritava la “bella morte” in battaglia ma un “bel processo” da imputato: un processo equo, da parte di un tribunale indipendente e condotto nel pieno rispetto di quei diritti umani che egli ha negato a decine di migliaia di libici durante il suo regime sanguinario.
Questa, e non l'ennesimo bagno di sangue al quale abbiamo dovuto assistere, sarebbe stata “una grande vittoria del popolo libico”, come da più parti si sente dire. Ora, invece, giustizia sarà negata alle vittime e ai loro famigliari.
Per questo, è imperativo che Saif Al-Islam - l'ultimo testimone attendibile delle malefatte del regime e dell'intreccio di complicità e connivenze che negli anni ha tessuto con mezzo mondo - sia catturato vivo e tradotto di fronte alla Corte penale internazionale. Si può costruire un paese nuovo, libero e democratico solo su basi di giustizia e stato di diritto. (Notizie Radicali, 21/10/2011)
MARCO PANNELLA
Avremmo avuto bisogno di un Gheddafi vivo e non morto
Mi auguro che sia fatta davvero, subito, verità sulla morte, o l’assassinio, di Gheddafi. Mi addolora il fatto che lui non possa quindi più deporre al tribunale internazionale dell’Aja per un processo internazionale e così “rendere” al mondo i suoi diritti di verità e di conoscenza a proposito di quella che è la sua maggiore impresa criminale: senza il suo aiuto, infatti, non sarebbe stato possibile realizzare il crimine, forse quello maggiore dell’ultimo ventennio nel mondo; e credo che senza di lui difficilmente potremo conoscere anche i dettagli luridi e lerci di quella pagina.
La scomparsa dell’ex dittatore mi colpisce molto: avremmo avuto bisogno ancora una volta, come già per Saddam, come per tutti i Caino della terra, della sua vita e non della sua morte. Ma questo comporta anche il fatto che i due suoi complici, anzi mandanti, della guerra che continua in Medio Oriente, con un Occidente deve rispondere dell’aver usato “un’arma di repulsione di massa”, i due principali complici dicevo, sono infami ancora più di lui: perché hanno tradito i propri giuramenti, le proprie patrie, i propri doveri; ed è prioritario compito del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito – compito che non riusciamo ancora ad assolvere – a far trionfare la verità contro la menzogna. Intendo riferirmi evidentemente a George W. Bush e a Tony Blair: hanno fatto scoppiare, il 19 marzo 2003, la guerra in Irak per evitare che scoppiasse con il possibilissimo e probabile esilio volontario di Saddam, con la pace anche la democrazia e la libertà in quel paese.
Far conoscere e trionfare la verità è l’impegno di tutti i radicali del PRNTT, uno dei nostri compiti principali: rendere al mondo la verità. Gheddafi ha accettato di essere un killer, e per questo è stato lautamente pagato, di due grandi infami: infinitamente più infami di lui, Bush e Blair, perché hanno tradito la loro parola, la loro legge, i loro popoli, la loro civiltà. (Radio Radicale, 20/10/2011)
MAO VALPIANA
La storia di ogni guerra
Ecco. Il lupo è stato preso. Chiuso in trappola e poi sgozzato. Le pecore esultano, ballano sulla sua carcassa. Non sanno ancora che il cacciatore è l'orso, che si prepara al nuovo banchetto.
È la storia di ogni guerra. Le vittime di ieri sono i carnefici di oggi.
Sola la nonviolenza trasforma vittime e carnefici in uomini liberi. (La nonviolenza è in cammino, suppl. 21/10/2011)