Il 6 luglio scorso i radicali hanno annunciato di aver presentato un ricorso al Tribunale di Milano contro l'elezione di Angelo Costanzo (Pd) a consigliere regionale della Lombardia. Nell'istanza, sottoscritta da Gianfranco Camero e curata dall'avvocato Andrea Bullo del Foro di Milano, si chiedeva di annullare l'elezione del consigliere per ineleggibilità, a norma della legge n. 154/1981 che lo prevede nel caso di candidati alle elezioni regionali che siano amministratori di enti controllati dalla Regione.
L'ente in questione è l'ALER (Azienda Lombarda per l'Edilizia Residenziale) di Sondrio, ente dipendente dalla Regione, dal cui Consiglio di Amministrazione Costanzo si è dimesso soltanto il 30 aprile 2010, ben 61 giorni dopo il termine fissato dalla legge, come risulta dall'autocertificazione presentata alla Giunta delle Elezioni nonché dalle date dei protocolli e dalle registrazioni in Camera di Commercio.
Nell'illustrare la vicenda, veniva evidenziato il ruolo svolto dal Presidente di quella azienda, Gildo De Gianni (Lega), che confermava la successiva versione di Costanzo circa l'esistenza di una “dimenticata” lettera di “dimissioni segrete”, anticipate al 10 febbraio 2010, affermando che la richiesta “di tenere riservata la notizia sino all'ufficializzazione della presentazione della candidatura” aveva portato ad un “disguido amministrativo” e pertanto prometteva una rettifica formale della data delle dimissioni, a tutt'oggi non avvenuta.
Stando a recenti notizie comparse sulla stampa locale (da cui peraltro risulta che le dimissioni sono state deliberate dal CdA ALER il 5 maggio 2010 alla presenza dello stesso Costanzo), sembra che questa faccenda sia diventata motivo per un “regolamento di conti” interno alla Lega. Ci pare di intendere che il problema che viene posto sia quello di un “aiuto” ingiustificatamente fornito ad un avversario politico, senza darne adeguata informazione al partito, per risolvere una mera questione formale.
Se le cose stanno così c'è davvero di che preoccuparsi circa il concetto di legalità vigente non solo nel Paese ma anche in Valtellina.
Perché i leghistiinnanzitutto dovrebbero interrogarsi sull'istituto dell'ineleggibilità che intende tutelare il principio di uguaglianza fra i candidati, escludendo dalla competizione elettorale quei soggetti che per la particolare posizione o incarico ricoperti potrebbero influenzare la volontà degli elettori; dovrebbero domandarsi se non rappresenta un tipico atto della casta quel voto all'unanimità della Giunta delle elezioni della Regione Lombardia (tutti d'accordo: PdL, Lega, Udc, Pd, Idv, SeL, Pensionati) per la convalida di tutti gli eletti, successivamente ratificata dal Consiglio regionale, sempre all'unanimità; dovrebbero chiedere al consigliere regionale Ugo Parolo se non ha mai saputo nulla della contraddittoria vicenda riguardante il collega Costanzo.
Sappiamo che sono questi tempi difficili per il Partito Democratico per quanto riguarda la questione morale: ma dopo tre settimane di silenzio si può sperare in un qualche segno di reazione se non dei dirigenti provinciali almeno degli iscritti?
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