Torino – Accolto dal Tar il ricorso presentato dal Coordinamento donne di Torino contro il protocollo della Regione Piemonte, che introduceva nei consultori pubblici i volontari dei movimenti “pro vita”.
Le eccezioni sollevate riguardavano vizi di incostituzionalità e la contrapposizione alla legge 194 che regola in Italia l'interruzione volontaria di gravidanza.
Il Tar ha cancellato gli articoli ritenuti più discriminatori dell'intesa firmata dalla presidente Cota e dall'ex assessore Ferrero (coinvolta in un'inchiesta della Procura della Repubblica di Torino).
L'assessore Elena Maccanti della Lega Nord ha preso malissimo la decisione del Tar del Piemonte e annuncia la linea dura della giunta Cota che è «a favore della vita continua». «Ripresenteremo la delibera», dice l'assessore che poi aggiunge «non era nostra intenzione contrastare la legge 194».
Dall'opposizione giungono valutazioni decisamente diverse. «Si è riaffermato il principio dell'autodeterminazione delle donne», dicono le consigliere Fosca Nomis, Angela Motta, Giuliana Manica, Lucia Centillo, Eleonora Artesio, Monica Cerutti e Gianna Pentenero.
Per Lisa Canitano, presidente dell'associazione Vita di Donna, «la decisione del Tar premia l'impegno delle donne piemontesi che difendono la laicità dei consultori».
«Le donne, come tutti i cittadini, hanno facoltà di incontrare i movimenti confessionali quando vogliono», spiega la Canitano alludendo al libero accesso che tutti hanno alle chiese, ai parroci, ai centri d'ascolto cattolici e a quelli pro vita. «È chiaro», spiega la ginecologa romana, «che un'eventuale presenza del Movimento per la Vita nei consultori rappresenta un attacco ai diritti elementari di gestione del proprio corpo delle cittadine e dei cittadini italiani».
(da Vita di Donna, 16 luglio 2011)